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Mentre i terremoti scuotono i Campi Flegrei e gli scienziati e il ministro della Protezione civile Nello Musumeci denunciano l’eccessiva «antropizzazione» del territorio, gli uffici tecnici di molti dei 7 Comuni dell’area rossa a rischio vulcanico continuano a rilasciare licenze edilizie e ad approvare sanatorie. Così, da un lato il governo studia l’ipotesi di incentivare gli allontanamenti con contributi mirati a chi va via, dall’altro si realizzano ancora nuove abitazioni, in una delle aree ritenute più pericolose a livello mondiale per la presenza di un vulcano che sta dando preoccupanti segnali di risveglio. A Quarto, appena una settimana fa, il Comune ha rilasciato un permesso per la realizzazione di un fabbricato agricolo. E sette giorni fa ha autorizzato la costruzione di un fabbricato ad uso rurale. Sempre a Quarto basta girare un po’ per vedere numerosi cantieri in cui si realizzano edifici residenziali nuovi e si offrono alloggi in affitto. A Marano di Napoli, dove una parte del territorio comunale rientra nel perimetro della zona rossa, sono molteplici i permessi di costruire rilasciati dall’amministrazione nel 2023. In un caso è stata autorizzata la costruzione di un complesso di tre edifici ognuno di 6 appartamenti. Negli altri casi si tratta di permessi in sanatoria per la realizzazione di cantinole, piani interrati, o di ristrutturazioni edilizie mediante demolizione e ricostruzione. Diverse le opere edilizie autorizzate nei primi cinque mesi di quest’anno anche nel territorio di Pozzuoli.

Nell’area di Monterusciello il Comune ha autorizzato l’edificazione un manufatto di un solo piano terra a destinazione deposito. E in via Artiaco, a tre chilometri dalla Solfatara, di una veranda da realizzare attraverso la chiusura del balcone dell’appartamento posto al secondo piano. Anche a Giugliano in Campania i permessi a costruire rilasciati da inizio anno sono molteplici. In un caso l’autorizzazione riguarda la costruzione di una casa colonica, poi il recupero di un sottotetto da destinare a civile abitazione, e in località San Paolo, è stata autorizzata la costruzione di 6 unità abitative ciascuna di 3 piani. A Bacoli dove invece esistono vincoli territoriali il sindaco Josi Della Ragione spiega: «Qui da noi non si possono rilasciare concessioni per nuove abitazioni o costruzioni».

L’abusivismo edilizio (che pure continua a devastare l’Area Flegrea) stavolta non c’entra. Qui ci riferiamo a edifici realizzati con tanto di licenza. Nelle more del rinnovo dei Piani urbanistici comunali, i sindaci — sollecitati dai loro concittadini — finiscono spesso per dare il via libera. Il paradosso infatti è la mancanza di una legge che vieti l’autorizzazione di nuove licenze edilizie nell’Area Flegrea, dove sono presenti sia il rischio sismico che quello vulcanico. La Regione non ha approvato una norma in tal senso e nemmeno sembra orientata a farlo. Come ricorda la consigliera indipendente Maria Muscarà: «Avevo presentato una proposta di legge per l’inedificabilità nei Campi Flegrei che è stata ignorata dalla commissione urbanistica e mai messa in calendario». Eppure nell’Area Vesuviana esiste da tempo una legge regionale del genere. Venne approvata nel 2003 dalla giunta dell’allora governatore Antonio Bassolino, (assessore proponente Marco Di Lello). L’articolo 5 pose il vincolo assoluto di inedificabilità su 250 chilometri di territorio dove esistono i Comuni che rientrano nell’area rossa del rischio Vesuvio.

Proprio l’altro giorno, di fronte all’incalzare degli eventi sismici, il ministro Musumeci ha promesso: «Approveremo una norma per vietare nuove costruzioni nella zona del bradisismo dei Campi Flegrei». Quali saranno i confini dell’area di inedificabilità? Per il momento non è dato saperlo, dalla segreteria del ministro spiegano che siamo ancora a livello di proposta e che non c’è nulla di concreto. Anche perché una legge che sancisse il divieto di realizzare nuovi edifici nei Campi Flegrei, potrebbe mettere a rischio una parte dei cospicui fondi promessi dal ministro Fitto per il rilancio di Bagnoli, in particolare quelli destinati alla realizzazione di insediamenti residenziali. Fermare il mattone insomma è sempre complicato, anche se si vive su un vulcano inquieto.

 

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