Le famiglie numerose potranno ottenere mutui agevolati con la garanzia dello Stato. Con una copertura persino superiore di quella oggi concessa ai giovani under 36. La norma è pronta, ed è stata inserita nel pacchetto di emendamenti alla manovra depositati ieri dai relatori del provvedimento in Commissione Bilancio del Senato. Come funzionerà? Una famiglia che ha tre figli e un Isee inferiore a 40 mila euro annui potrà ottenere una garanzia dell’80 per cento della quota capitale del mutuo se chiede in banca un finanziamento superiore all’80 per cento del valore dell’immobile. Se nel nucleo familiare i figli sono invece quattro (di età inferiore a 21 anni) e l’Isee non supera i 45 mila euro, allora la garanzia pubblica sul mutuo salirà all’85 per cento. Se, infine, sono cinque o più, e l’Isee è inferiore a 50 mila euro, la garanzia pubblica arriverà fino al 90 per cento. Ma perché la decisione di estendere alle famiglie numerose la garanzia di Stato sul mutuo? La ragione la spiega la relazione tecnica dell’emendamento. «Il diniego del mutuo», si legge, «è particolarmente frequente nelle ipotesi di famiglie numerose, in quanto gli algoritmi per la valutazione del merito creditizio utilizzati dalle banche penalizzano le famiglie con più figli, facendo diventare difficile l’accesso al mutuo per una famiglia numerosa».
IL DISEGNO
Si tratta insomma di una misura, dice ancora la relazione tecnica all’emendamento, che «si pone nel complessivo disegno nazionale di sostegno alla famiglia ed incentiva, indirettamente, la natalità». L’ammontare del finanziamento garantito dallo Stato, come già avviene per i giovani, non potrà superare i 250 mila euro.
Un altro emendamento dei relatori interviene invece in tema di Imu, con una mossa che inevitabilmente non sarà gradita ai proprietari. Di fatto viene concesso ai Comuni una sorta di “tempo supplementare” per rivedere le aliquote del tributo, facendo eventualmente pagare ai contribuenti la differenza in caso di incremento. Più precisamente, solo per l’anno 2023, viene spostata in avanti la scadenza per la pubblicazione delle delibere con le quali ogni anno le aliquote vengono fissate: in base alla norma vigente gli enti locali dovrebbero inviarle entro il 14 ottobre, in modo che siano pubblicate nell’apposito sito del Dipartimento Finanze per il 28 dello stesso mese. Eccezionalmente invece verranno considerate tempestive e quindi valide anche le delibere trasmesse entro il 30 novembre, con il termine per la pubblicazione fissato al prossimo 15 gennaio.
RETROATTIVITÀ
Non c’è però solo la tolleranza per i ritardi delle amministrazioni comunali nei loro adempimenti. Entro lunedì infatti i proprietari di immobili (con l’eccezione delle abitazioni principali non considerate di lusso) sono tenuti a versare il saldo dell’Imu, dopo l’acconto di giugno. Cosa succederà se le aliquote rese note successivamente risulteranno superiori a quelle finora in vigore? Semplice: i contribuenti dovranno tornare alla cassa entro il 29 febbraio 2024, pagando la differenza senza sanzioni e interessi. Nel caso in cui, al contrario, l’importo finale risulti più basso di quello versato si procederà al rimborso.
Dunque c’è la possibilità di una terza rata dell’Imu a fine febbraio: possibilità tutt’altro che astratta visto che sono circa 200 i Comuni che hanno deliberato in ritardo (21 solo nel Lazio, ma non c’è Roma). La natura retroattiva della norma, in violazione dei diritti contribuente, è stata criticata da Confedilizia.
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