Rimini, 7 maggio 2023 – Quattro anni e sei mesi di reclusione. È la pena stabilita dai giudici nei confronti dell’imprenditore Mario Formica, nell’ambito dell’inchiesta sul crac della società da lui amministrata, la Alfad, azienda specializzata negli allestimenti fieristici e dichiarata fallita nel 2014. Mentre per due reati su quattro è intervenuta la prescrizione, Formica è stato ritenuto colpevole di bancarotta fraudolenta e bancarotta preferenziale, con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Assolti, per non avere commesso il fatto, i figli dell’imprenditore, ai quali era contestata solo la bancarotta preferenziale. Il pubblico ministero Luca Bertuzzi aveva chiesto una pena di 5 anni e 4 mesi.
L’inchiesta rappresenta un filone dell’indagine per evasione fiscale partita nel 2013, quando i finanzieri del nucleo tributario avevano messo sotto sequestro conti correnti e beni (inclusa un’abitazione di pregio a Marina Centro) per oltre 4 milioni di euro. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, Formica in qualità di amministratore unico di Alfad avrebbe trasferito oltre 2 milioni e 500mila euro dalla società in crisi ad un’altra società, la partecipata Fair Solution srl, destinando quindi gli importi all’acquisto di partecipazioni o all’erogazioni di finanziamenti in società a lui stesso riconducibili. I finanziamenti infruttiferi concessi alla Fair Solution – sostiene la pubblica accusa – sarebbero stati successivamente annullati mediamente un’operazione di fusione per incorporazione delle società Allexpo e Fair Solution. Inoltre, secondo gli inquirenti, Formica avrebbe redatto e depositati bilanci di esercizio mendaci, frutto di crediti inesistenti e utili fittizi.
“Attendo con serenità di conoscere le motivazioni della sentenza – dichiara lo stesso Formica – poi, insieme all’avvocato Giacomo Nanni, presenterò ricorso, perchè sono convinto di poter dimostrare l’assoluta correttezza e buona fede del mio operato. Ho creato posti di lavoro e ricchezza, ho sempre agito con serietà e onestà. E’ stato un processo complicato, molto tecnico, che avrebbe richiesto delle competenze all’altezza”. “Si tratta – continua l’imprenditore – dell’ultimo strascico legato all’inchiesta del 2013, che ha generato otto diversi procedimenti: da sette di essi, sono uscito assolto. Ma nel frattempo i miei conti sono rimasti bloccati, tutte le banche mi hanno chiuso i rubinetti, e le mie aziende sono fallite. Ho vinto le mie battaglie legali, ma nel frattempo sono stato ridotto sul lastrico, e ho perso il mio patrimonio: la mia casa di viale Vespucci è andata all’asta proprio di recente”. Nato a Piobbico, Formica arriva a Rimini dove inizia la sua avventura imprenditoriale. Nel 2010 sfiora la candidatura a sindaco con il centrodestra.
Nel febbraio 2017 l’imprenditore era stato travolto da un’indagine della guardia di finanza che lo accusava di bancarotta fraudolenta per distrazione di beni, ricorso abusivo al credito e turbativa d’asta. Nel 2020 la Cassazione aveva cancellato la condanna per evasione a suo carico. Due anni dopo un’altra assoluzione, chiesta dalla stessa Procura, nell’ambito dell’inchiesta sul crac di Aeradria. Sulle sue vicende giudiziarie ha scritto anche un libro, intitolato Lapislazzuli e carte bollate.
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