Il decreto salva-Casa, senza il corollario del salva-Milano, è stato approvato alla Camera dopo la fiducia ottenuta dal governo alla vigilia. Il via libera di Montecitorio è arrivato con 155 si’ e 79 no (9 gli astenuti, tra questi i gruppi Iv e Az). Bisogna andare spediti ora al Senato, per convertirlo entro il termine del 28 luglio.
L’intervento, fortemente voluto dalla Lega di Salvini, era stato in un primo momento approvato al Consiglio dei ministri di fine maggio, poco prima del voto europeo. Fin da subito sono state messe in campo potenti armi di sanatoria delle irregolarità immobiliari, che poi sono state ulteriormente allargate con gli emendamenti parlamentari, molti proposti dallo stesso partito del vicepremier, registrati in commissione Ambiente e Lavori pubblici.
E così l’abitabilità è più facile da ottenere anche per i micro-appartamenti, ma anche i cambi di destinazione d’uso diventano più semplici. E ancora: sanatoria possibile per le piccole difformità anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, se realizzate entro il 2006, e superamento della doppia conformità edilizia non solo per le difformità parziali ma anche per quelle sostanziali. Resi regolarizzabili anche gli interventi in parziale difformità con titoli rilasciati prima del 1977. E arrivano sconti importanti sulle sanzioni previste per chi si regolarizza.
Tra le principali proposte di modifica approvate, una novità importante riguarda i monolocali: potranno avere l’abitabilità con una superficie minima di 20 metri quadrati per una persona (dagli attuali 28) e di 28 per due persone (ora ne servono 38). Mentre l’altezza minima dei locali interni passa dai 2,7 metri al limite di 2,4 metri, a condizione che gli edifici siano sottoposti a ristrutturazioni per garantire idonee condizioni igienico-sanitarie. Restano in vigore le deroghe per corridoi, disimpegni, bagni, ripostigli e comuni montani sopra i 1.000 metri.
Tra le altre novità introdotte dagli emendamenti approvati, la possibilità di abitabilità dei sottotetti, anche “quando l’intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini”.
Si ampliano inoltre le maglie delle tolleranze costruttive, cioè le differenze consentite tra quanto autorizzato e quanto realizzato, portate fino al 6% per gli appartamenti fino a 60 metri quadrati (per gli interventi entro il 24 maggio 2024).
La procedura semplificata che supera la doppia conformità si allarga: si applica anche a immobili con vincoli storici, artistici e ambientali, purché le difformità siano lievi. Si estende però intanto il regime semplificato del decreto-legge anche alle “variazioni essenziali” per uniformare le regole tra diverse Regioni.
Una norma riguarda anche il Vajont: si agevola l’ottenimento del certificato di abitabilità o di agibilità per tutti gli immobili ricostruiti colpiti dalla catastrofe del 1963. I comuni, poi, potranno utilizzare le somme derivanti dalla regolarizzazione delle difformità urbanistiche e dall’alienazione di immobili interessati da abusi anche per completare o demolire le opere pubbliche incompiute.
Modifiche, queste, che si aggiungono a quella sullo ‘stato legittimo’: se ci sono abusi nel condominio si potrà comunque procedere con i lavori di riqualificazione in un singolo appartamento e viceversa. Inoltre il mutamento della destinazione d’uso della singola unità immobiliare, con o senza opere, all’interno della stessa categoria funzionale “è sempre consentito”, nel rispetto delle normative di settore.
Ok anche alla norma sulle demolizioni: dai tre mesi di tempo a disposizione per rimuovere gli abusi dopo l’ingiunzione del comune si passerà a otto. Porticati e tende bioclimatiche entreranno infine negli interventi di edilizia libera. Un altro emendamento accolto dalla Commissione permette al Comune di prorogare termine di rimozione o demolizione di interventi abusivi da 90 giorni fino a un massimo di 240 giorni, considerando esigenze di salute, necessita’ assolute o gravi situazioni socio-economiche.
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