TREVISO. Almeno 400 mila euro. È il passivo accertato al momento della liquidazione, a novembre, dal tribunale di Treviso per la Da Vinci Ristorazione srl, che vede socio al 50% Andrea Penzo Aiello, presidente di Veneto Imprese Unite.
Sì, il leader della protesta di ristoratori, baristi, titolari di palestre che in faccia alle categorie, Ascom in primis, si sono presi la piazza per contestare le chiusure e i lockdown – totali e parziali – dell’anno abbondante di pandemia. E hanno accusato i governi per l’entità e le tempistiche di ristori, ora sostegni.
Ma cambiando la definizione, non cambia la (magra) sostanza di quanto arriva ai titolari delle attività penalizzate o chiuse. Da piazza dei Signori a Montecitorio, passando per Venezia, Penzo Aiello è sempre stato in prima fila.
Premessa: parliamo dei conti del Diner del Quartiere Latino, dove Penzo Aiello è socio al 50% con Francesco Ronfini. Non del bar Filò di via Cadorna, in società con il fratello
ll Diner era locale di tendenza, ispirato dalle tavole calde americane, aperto a giugno 2019, ma naufragato presto – la relazione del giudice dice anche per investimenti onerosi e non proporzionati ai potenziali ricavi – fino alla liquidazione di novembre 2020.
Partenza lenta nel 2019, l’autunno, poi la mazzata del Covid 19he ha fatto scomparire potenziali fasce di clienti, dagli universitari ai turisti.
Le cifre della relazione sulla Da Vinci ristorazione srl sono impietose: 194 mila euro di esposizione verso i fornitori; 101 mila verso le banche; 53 mila verso i dipendenti; 35 mila verso l’Inps; infine 39 mila euro verso i proprietari immobiliari, che avevano avviato lo sfratto per morosità, poi bloccato. C’erano anche 87 mila euro da saldare a una finanziaria, ma questa voce è stata estinta preliminarmente dai due soci.
«Non siamo fallibili», commenta Andrea Penzo Aiello, «Avevamo i requisiti per accedere alla legge 3 del 2012» (la cosiddetta “salva suicidi” sul sovraindebitamento, varata dopo la crisi del 2008 -09 ndr) «In questo modo ci sono risorse e modi per garantire i creditori, tanto è vero che in pochi mesi abbiamo provveduto a coprire metà della nostra esposizione. Attendiamo l’asta dei beni». Aiello e il socio hanno attenuto l’incanto dei beni – gli arredi del locale, «quasi nuovi» come li definisce la stessa relazione per il loro breve uso – dopo aver bloccato un pignoramento che li valutava a d una cifra ritenuta incongrua dal giudice.
E dalla sua esperienze Aiello ha tratto linfa per una della battaglia portata avanti da Veneto Ìmprese Unite, la tutela degli imprenditori. «Chi pensa che parli a mio favore si sbaglia (lo ha ribadito in un recente video ndr)» commenta, «Anzi, la mia battaglia, e ne abbiamo parlato a Roma, dopo averci lavorato con uno studio legale e uno di commercialisti, è proprio quella di poter estendere alle aziende i benefici della 3/2012, per dare respiro e non far fallire tanti imprenditori che rischiano non per incapacità propria ma per gli effetti devastanti del Covid».
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