Comincia al Sermig di Torino la visita in Italia di Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace nel 2006. Un incontro, per comunità d’intenti, all’Arsenale della Pace, dove si dedica la vita agli ultimi. Come accade da quasi 50 anni nella sua Grameen Bank, che impose una rivoluzione copernicana nel mondo della finanza, grazie al meccanismo del microcredito. I più poveri tra i poveri, le donne specialmente, si dimostrano le persone più affidabili cui concedere piccoli prestiti per avviare un’attività, solvibili al 98%. Idea che Yunus ebbe nel 1974, col Bangladesh devastato dalle alluvioni, e i sopravvissuti che si accalcavano a milioni nella capitale Dacca. Oggi la crisi climatica morde più forte, e così la miseria di chi ne è travolto: l’unica soluzione – avverte il Nobèl – è fermarci prima che la nostra casa bruci. E – continua il Nobel – per attutire le migrazioni economiche e climatiche, andare oltre gli accordi finanziari tra governi e Fondi monetari. Intanto la rete di Torino Social Business City lo accoglie con un “Pranzo dei popoli”, che simula l’iniqua distribuzione delle ricchezze nel mondo, spreco di risorse compreso. Unica soluzione, commenta il Nobel, l’educazione e la fiducia negli ultimi della terra. Definisce sè stesso un cervello fortunato Yunus, per aver potuto studiare negli Stati Uniti e poi tornare in Bangladesh per aiutare il suo popolo. E fa il punto sul percorso della sua “Banca dei poveri”, che dal Bangladesh si è diffusa in tutto il mondo, con miliardi di dollari in microprestiti, a milioni di poveri, tutti restituiti Persino negli Stati Uniti, il paese più ricco del mondo, a dimostrazione del fatto che il sistema finanziario globale non funziona per i poveri, che restano poveri ovunque.
L’intervista a Muhammad Yunus, economista e premio Nobel per la pace.
Immagini: Luciano Gallian
Montaggio: Paolo Monchieri
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