C’è è chi ha fatto un prestito per aprire una piccola attività economica e non è più stato in grado di ripagarlo a causa della crisi economica scoppiata nel 2008. Chi ha chiesto un credito al consumo e poi ha perso il lavoro e non ha più potuto rimborsare il debito. Negli ultimi anni il numero di persone in difficoltà economica è aumentato e oggi, in base al Rapporto Svimez 2020 che cita uno studio commissionato dalla Consulta nazionale antiusura, si stima che le famiglie sovraindebitate siano quasi due milioni in Italia (e questo al netto della crisi economica causata dalla pandemia) e c’è il rischio che per tentare di uscire dalla situazione, dopo aver dato fondo a tutto il possibile (tant’è che è aumentato il mercato dei vari compro-oro) chiedano prestiti alla malavita. Tecnicamente si parla di sovraindebitamento quando né i redditi da lavoro, né le eventuali rendite, né le somme ottenibili vendendo quote limitate di beni di famiglia consentono di ripagare il debito e di mantenere la famiglia.
Il sovraindebitamento
«Il fenomeno del sovraindebitamento – dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente di Fondazione San Bernardino e della Consulta nazionale antiusura – sta diventando sempre più di massa, alimentato dalla martellante pubblicità per il credito al consumo, ma anche dalle diminuite possibilità economiche di molte persone. Le famiglie ottengono così finanziamenti, molto spesso a tassi elevati che si accumulano: tanto che le entrate mensili non bastano più per pagare le rate. A seguito dei mancati pagamenti a banche e finanziarie subentrano società di recupero crediti che assumono spesso un atteggiamento vessatorio».
La casa all’asta
Così capita che le famiglie o il piccolo artigiano siano costretti a impegnare la casa o l’immobile che posseggono per l’attività . «E questo – denuncia Giovanni Pastore, fondatore dell’associazione Favor Debitoris che lavora al fianco delle Fondazioni antiusura – viene messa all’asta dal creditore anche a un prezzo molto basso. La vendita non solo lascia la famiglia senza un posto dove vivere, ma quello che si ricava non è sufficiente per ripagare il debito».
Nel resto d’Europa
Nel resto d’Europa questo non accade. «Gli altri Paesi – spiega Pastore – si sono dotati da anni di programmi per smaltire il sovraindebitamento, consentendo quello che in gergo tecnico viene chiamato ”esdebitamento”, in pratica si tratta della cancellazione del debito prevista in alcune circostanze. Nel 2012 l’Italia ha emanato la legge cosiddetta «salva-suicidi», che però non ha mai funzionato perché prevede un sistema elefantiaco e un meccanismo complicatissimo. Basti pensare che nel 2019 sono state presentate 7mila pratiche e non si sa quante siano arrivate a conclusione, mentre la Francia nello stesso anno ne ha smaltite 2milioni».
Caritas Ambrosiana e Fondazione San Bernardino
Di fronte questa situazione di disagio sociale, Caritas Ambrosiana e Fondazione San Bernardino hanno promosso un’iniziativa per introdurre una soluzione positiva anche nel nostro Paese e con l’aiuto di un tavolo tecnico istituto presso l’Università Cattolica di Milano. La proposta è stata sottoscritta da 29 fondazioni e associazioni antiusura, 38 magistrati e 32 docenti universitari. E il risultato è arrivato. Il Decreto Ristori di dicembre ha accolto l’emendamento presentato.
Debiti cancellati
Che cosa cambia? La prima novita è la possibilità di accedere all’esdebitazione anche al debitore incapiente, cioè chi non ha proprietà e chi ha un guadagno che gli consente a mala pena di sopravvivere. «In pratica – spiega ancora Pastore – è come se il debitore facesse fallimento. Il giudice valuta la situazione e se ritiene che il debitore sia meritevole (per esempio non abbia preso a prestito soldi per vivere al di sopra delle proprie possibilità ) propone una soluzione fattibile, che può passare dalla ristrutturazione del debito». Il provvedimento prevede un periodo di 2-4 anni, alla fine del quale la persona indebitata riparte pulita, cioè senza più debiti, nemmeno quelli non ripagati».
Debiti della famiglia
La seconda è l’introduzione dell’indebitamento familiare al posto di quello individuale. «Questo – spiega Pastore – facilita la vita perché permette di presentare una sola pratica di esdebitamento anche se il debito riguarda tre membri della famiglia». La nuova normativa non serve soltanto ad alleviare la sofferenza di tante famiglie, ma anche a riammetterle nel circuito economico dal quale altrimenti sarebbero escluse. «L’approvazione dell’emendamento – conclude Gualzetti- permette a famiglie e piccole imprese di affrontare con maggiore serenità un anno che si annuncia già molto complicato. Inoltre, i sovra-indebitati avranno uno strumento in più per ripartire. E come dimostra l’esperienza di altri Stati europei, questo favorirà anche la ripresa economica del Paese».
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