Crisi di gruppo
A fronte di un dato economico non certo trascurabile – in Italia attualmente operano oltre 120.000 gruppi societari, che coinvolgono circa 330.000 imprese (dati Cerved) solo con il CCII – Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza – è stata introdotta una disciplina organica della “crisi di gruppo”.
La crisi dell’impresa collocata nella dimensione di gruppo è un tema di grande interesse perché coinvolge una molteplicità di entità soggettive coordinate con effetti potenzialmente dirompenti e persino rischi sistemici.
La nozione di gruppo fornita dal Codice della Crisi, che poggia sull’esercizio della direzione e coordinamento anziché del controllo, deve tenere conto della relazione in concreto sussistente tra le varie unità soggettive e dell’organizzazione del gruppo.
Impostare un piano di risanamento a livello di gruppo comporta la soluzione di svariati problemi di natura concorsuale, civilistica, fiscale e contabile e ciò richiede professionisti informati e competenti.
La sfida dei piani di ristrutturazione di gruppo
La sfida nei piani di ristrutturazione di gruppo è proprio quella di assicurare la continuità alle singole società: la scelta fra piano unitario di gruppo e piani reciprocamente collegati e interferenti, secondo la norma, deve essere motivata da prevedibili maggiori benefici per i creditori e allora ci si chiede come coniugare l’obiettivo della continuità con quello della miglior soddisfazione dei creditori.
Rapporti con i creditori
Le perplessità aumentano nella gestione della composizione negoziata in considerazione dei rapporti sempre complessi con i creditori, soprattutto, istituti di credito, Agenzia delle Entrate e Istituti di previdenza, e dei tempi ristretti previsti dalla norma.
L’esperienza di questi anni porta ad auspicare interventi normativi ed operativi sia nella gestione della piattaforma anche solo per lo scambio dei documenti, sia nella formazione di tutti i soggetti che sono chiamati a intervenire dall’esperto agli ausiliari e ai creditori, sia ai soggetti, imprenditori terzi da “attrarre” per assicurare la continuità.
Il ruolo degli Ordini professionali
Gli Ordini professionali possono essere di supporto per la formazione e per la diffusione di buone prassi e favorire un maggiore scambio di temi e problemi concreti rilevati dalle commissioni costituite ex art. 13 c.6 CCII presso le Camere di Commercio.
Il percorso è sicuramente ancora lungo e molti sono i dubbi e le difficoltà di concreta applicazione delle norme.
La legge delega fiscale sembra voler sottolineare i principi cardine del CCII prevendendo rilevanti modifiche del sistema di tassazione nel caso di piani di ristrutturazione e di concordato liquidatori oppure in continuità, così come per l’ipotesi di concordato con assuntore fra trasferimento di rami aziendali oppure solo di beni.
I lavori saranno introdotti dal dott. Pasquale Liccardo – presidente del Tribunale di Bologna, Prof. Dott. Elbano de Nuccio – presidente del CNDCEC e dalla dott.ssa Enrica Piacquaddio – presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Bologna.
Gli illustri relatori, fra i quali il dott. Salvatore Rossi, attuale presidente Telecom, forniranno un quadro di insieme sullo stato della nostra economia e sulle previsioni future, e gli strumenti che il legislatore ha previsto nel CCII con l’obiettivo dichiarato di salvaguardare il patrimonio materiale e immateriale delle aziende privilegiando la continuità.
“LA RISTRUTTURAZIONE DEI GRUPPI DI IMPRESE TRA PROFILI FISCALI E CONCORSUALI” Convegno organizzato da ODCEC Bologna il 9 febbraio presso i Portici Hotel Via dell’Indipendenza 69, Bologna. Consulta qui il programma dell’evento. |
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