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La Juventus di Serena a Macolin

Favolosi anni Ottanta. Quando eravamo re, quando il nostro calcio era davvero il più bello. Questa fotografia sbuca (davvero) dalla soffitta di Aldo Serena, che di quell’epoca d’oro era uno dei volti più noti. Uno dei pochissimi calciatori, Aldone, ad aver vinto lo scudetto con tre squadre diverse: Milan, Inter, Juventus. Questo scatto risale proprio alla sua esperienza in bianconero. Estate 1986, allenatore Rino Marchesi, ritiro estivo di Macolin in Svizzera. Serena ha postato l’immagine sui suoi social: «Fa caldo e siamo stanchi pensano i miei compagni. Gae: ma chi ce l’ha fatto fare, Brio:andiamo a riposare.Soldà e Bonini: meglio leggere, e Manfredonia: io intanto mi vesto. Briaschi: ma chi è questo? Io li guardo e li prendo in giro».

Così erano i ritiri degli anni 80, quando le squadre andavano in montagna al fresco (non come oggi che girano per il mondo per amichevoli super pagate). Colpisce la semplicità dei calciatori, così lontana da certe situazioni di oggi, con bodyguard e transenne. Lo ammette anche Serena: «Era un’altra epoca». Nessuno si chiudeva in camera e giocava alla Playstation fino alle 4 del mattino, come si è lamentato il ct dell’Italia Luciano Spalletti.

Zero tatuaggi. Sullo sfondo, la cabina del telefono. Un pezzo di archeologia. Si vedono Gaetano Scirea, Massimo Mauro, Sergio Brio (con gli zoccoli, un must dell’epoca), Renato Buso, Massimo Briaschi, Massimo Bonini, Lionello Manfredonia, Roberto Soldà. «Eravamo arrabbiati perché avevamo appena finito un allenamento faticosissimo – racconta Serena al telefono – e dovevamo andare a sentire qualcuno, forse un assessore, una cosa del genere. Volevamo solo andare a riposare. Non ce la facevamo più! A quei tempi i ritiri erano durissimi».

Maradona portiere a Lodrone

Duravano tre settimane. Molto. Si partiva tardi, non prima del 20 luglio. Il Trentino ha sempre «tirato molto». Ancora oggi dalle parti di Storo, ricordano il leggendario ritiro del Napoli di Diego Maradona. Dal 1986 al 1988. Bel posto, ma non proprio à la page. Ottavio Bianchi, allenatore dei partenopei, spiegò i motivi di quella scelta anti convenzionale: «L’inizio della preparazione la svolgevamo in un hotel stellato a Madonna di Campiglio. Poi ci trasferivamo a Lodrone, per circa tre settimane. Le altre squadre dicevano che non fosse un posto all’altezza, ma volevo far tornare sulla terra i miei atleti: nel calcio c’erano troppi viziati. Non Maradona: se non era condizionato da persone o eventi esterni, era gentile e accomodante. Più l’ambiente era familiare e più emergeva la sua vera anima».

Maradona bis a Lodrone con la Ferrari Testarossa

Ci sofferiamo ancora su Diego nel piccolo villaggio di Storo in Trentino. La sua presenza mandò in tilt tutta la zona. Anche perché lui si fece portare la Ferrari Testarossa da Napoli e nei momenti liberi dagli allenamenti amava «sgasare» fra le stradine di montagna che vanno verso il lago d’Idro.

Il Cavaliere col Barone a Vipiteno

Stesso anno, 1986. Luglio. Comincia l’era del grande Milan berlusconiano. Dopo l’iconica presentazione all’Arena Civica, quella dell’elicottero, i rossoneri partono per il ritiro di Vipiteno, in Alto Adige. Sulla panchina c’è quel gentiluomo di Niels Liedholm, detto il Barone. Che col Cavaliere durò però solo un anno. Celebri le frecciatine fra i due, che tennero banco durante quel ritiro. «Il gioco che fa non è funzionale al gol», l’appunto fatto da Berlusconi a Liedholm. «Lui molto bravo, capisce di calcio: è stato allenatore dell’Edilnord», la celebre battuta in risposta del Barone.

Spillo si rilassa pescando

Alcune località sono oggi quasi sconosciute ai più. A inizio anni Ottanta, pe dire, l’Inter andò a Castel del Piano, provincia di Grosseto, luogo di villeggiatura delle famiglie toscane. Nel 1986, invece, per i nerazzurri fu la volta di San Pellegrino Terme, nelle valli bergamasche. Senza cellulari e tablet, il tempo libero non mancava. Ecco una foto di Spillo Altobelli che si diletta con la pesca.

La palla medica del laziale Galbiati

Oggi si usa meno, perché le attrezzature sono più tecnologiche. E soprattutto perché vengono trasportate nelle località di ritiro, con tir e furgoni. Ma già dagli anni sessanta la palla medica era un classico della preparazione estiva delle squadre di serie A. Ecco qua sotto Roberto Galbiati alle prese con la palla medica. Lazio, stagione 1985-86.

L’appuntamento di Madama a Villar Perosa

L’amichevole in famiglia della Juventus a Villar Perosa è un grande classico. Una tradizione nata nel 1959 per volere di Gianni Agnelli, l’Avvocato, che del centro della Val Chisone era stato anche sindaco. Un rapporto così solido che Villar Perosa fu scelta come sede del ritiro estivo della Juventus. Nella piccola cittadina piemontese iniziarono a sfilare i più grandi campioni della storia del club, come Bettega e Anastasi. Qui sotto c’era Carletto Ancelotti. Nel 1987, la Juventus di Marchesi invece era in ritiro a Buochs, Svizzera tedesca, trecento chilometri da Torino.

L’Avvocato col Trap (e il figlio Edoardo)

Ancora Villar Perosa. L’Avvocato qui è con Giovanni Trapattoni, che guidò la Juventus in due tranche, prima dal 1976 al 1986, poi dal 1991 al 1994. Vincendo sei scudetti, de Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Intercontinentale, due Coppe Uefa, Una Coppa delle Coppe. Accanto all’Avvocato, il figlio Edoardo, scomparso nel 2000.

Gigi Radice fa lavorare il Principe

Gigi Radice ha allenato la Roma per una sola stagione, nel 1989-90: quella squadra fu molto amata dai tifosi giallorossi. Il debutto in campionato, il 10 settembre 1989, fu esaltante: 4-1 all’Atalanta. Si giocava al Flaminio: l’anno dopo ci sarebbe stato il Mondiale di Italia 90 e l’Olimpoico era un cantiere. Il ritiro pre-campionato si svolse sempre in Trentino, a Pinzolo. Migliaia di romani ci passarono le vacanze, con la scusa degli allenamenti: un rito che è durato anni e che oggi un po’ sta svanendo, viste le tournée oltreoceano. Negli anni Ottanta la Roma scelse sempre Trentino o Alto Adige: Brunico, Plan de Corones, Castelvecchio di Caldaro, Vipiteno.

Tanta ginnastica e poco pallone (una volta)

Il raduno del Milan ad Asiago nel 1963: in primo piano l’attaccante Josè Altafini. In quella squadra c’erano anche Rivera, Trapattoni e il capitano Cesare Maldini (Archivio Corriere). A quei tempi si faceva molta ginnastica, condita da infiniti giri di campo. Per i primi quindici giorni, niente pallone. Ma era un calcio diverso.

Roby Baggio (ancora) in viola potenzia i muscoli

Un Roberto Baggio ancora in maglia Fiorentina potenzia i muscoli: un’attività classica della preparazione estiva, soprattutto per i più giovani. Roby sarebbe passato alla Juventus nell’estate del 1990. Una cessione che a Firenze generò addirittura scontri di piazza. Qui Baggio è a Castel del Piano.

Il tappetino di Pablito

Estate 1986. Per la sua ultima stagione da calciatore, Paolo Rossi sceglie il Verona. Con la maglia degli scaligeri giocò 20 partite nel campionato 1986-1987 realizzando 4 gol. Qui lo vediamo faticare col tappetino durante il ritiro estivo.

Le revolverate di Zigoni

Lo vedete il terzo da sinistra? Quello è il mitico Gianfranco Zigoni. Questo un ritiro del Brescia, fine anni settanta. Ma la storia che raccontiamo qui risale a qualche anno prima, quando giocava nel Verona. E per distrarsi un po’, di notte, durante i ritiri estivi, sparava ai lampioni. «A Veronello mi annoiavo. Non so perché lo facessi. Assurdo» ha raccontato lui stesso. Giocatore di grande classe e talento, dal carattere complicato, non riuscì mai a sfondare davvero. Ma è rimasto un mito per i tifosi di tutte le squadre in cui ha giocato.

 

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