La stretta sui pignoramenti nella bozza della Manovra
«Pignoramento dei conti correnti? Privo di fondamento», taglia corto il vicepremier Matteo Salvini. La norma che consente all’Agenzia della Riscossione di accelerare il recupero dell’evasione con il pignoramento dei conti correnti è l’ultimo incidente sulla legge di Bilancio. A dieci giorni dal via libera del governo in Parlamento non c’è ancora il testo ufficiale e il Mef ha fatto sapere che le bozze sono provvisorie. La stretta, però, resta anche nell’ultima bozza. Il tema è oggetto di dibattito tra governo e maggioranza da tempo. Nella delega per la riforma fiscale l’esecutivo aveva proposto pignoramenti «automatici». La maggioranza ha preteso che si parlasse solo di «informatizzazione» delle procedure. Palazzo Chigi ieri ha confermato: solo strumenti «informatici» per rendere più «efficienti strumenti già esistenti» tesi a recuperare somme da chi non si è opposto e non ha avuto sospensioni giudiziali.
Il recupero. Qual è l’obiettivo della nuova stretta?
Migliorare il sistema di recupero delle imposte che sono state evase al Fisco. Le procedure per i pignoramenti sono molto garantiste nei confronti dei debitori, e si intrecciano con le tutele costituzionali ed il diritto alla privacy. L’azione di recupero risulta rallentata e, molto spesso inefficace. Dopo aver notificato la cartella esattoriale al debitore, l’agente della riscossione, nella pratica, deve aspettare quasi un anno, se il debitore non paga, prima di procedere ad azioni più incisive, come i pignoramenti, anche presso terzi, per mettere in sicurezza il credito. Spesso, però, in questo lasso di tempo i beni dei debitori spariscono, e alla fine della procedura, nei conti, non resta nulla.
Terze parti. I crediti vengono incassati direttamente dal Fisco?
Già oggi, con le regole introdotte nel 2006, l’agente della riscossione può procedere al pignoramento delle somme dovute dai debitori. La procedura, però, è lunga e complessa, ed in sostanza poco efficace.
Una volta notificata la cartella al debitore, e se questi non paga, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può accedere all’Archivio dei rapporti bancari e finanziari del contribuente, costantemente aggiornato da banche, Poste ed operatori finanziari, rispettando determinati criteri di privacy. La banca dati svela all’Agenzia quali sono gli intermediari che hanno rapporti con il contribuente, ai quali l’Agenzia può chiedere per iscritto, notificandolo anche al debitore, un elenco dei beni e delle cose «da loro dovute al debitore». Arrivata a quel punto l’Agenzia della Riscossione può ordinare a questi soggetti di versare le somme al posto del debitore.
I tempi. Che cosa cambierebbe con le nuove procedure?
Se passasse la norma, per come è scritta, l’Agenzia della Riscossione accedendo all’Archivio dei rapporti bancari e finanziari del contribuente moroso vedrebbe subito se ci sono disponibilità sui suoi conti. Senza chiedere agli operatori di «indicare cose e somme da loro dovute al debitore» ed aspettare quasi due mesi per avere l’elenco, l’Agenzia andrebbe a colpo sicuro, saltando molti passaggi. Se ci fossero i fondi, si legge nella bozza del testo, «l’agente della riscossione redige e notifica telematicamente al terzo, senza indugio, l’ordine di pagamento». Ma c’è di più, perché questo ordine di pagamento al «terzo» dovrà sempre essere notificato anche al debitore, ma non contestualmente come accade nella procedura attuale. La notifica deve arrivare, a pena di nullità , al massimo entro 30 giorni dopo l’emissione dell’ordine di pagamento. Che dunque potrebbe essere sconosciuto al debitore.
I vincoli. Ci sono garanzie per i debitori morosi?
Le vecchie norme prevedevano già dei limiti al pignoramento delle somme al debitore dovute a stipendi o pensioni. Se la busta paga o l’assegno arriva a 2.500 euro, la quota pignorabile è un decimo, che sale fino a un quinto sopra i 5 mila euro. Restano anche i limiti alle esecuzioni immobiliari, impossibili se si tratta dell’unica abitazione o dell’abitazione di residenza del debitore. C’è invece, nell’ultima versione della bozza un tetto alle azioni di recupero coatto, che si bloccherebbero se il debito da riscuotere è inferiore ai mille euro. Sarà il Garante per la Privacy, dice la norma, a indicare i criteri che l’Agenzia adotterà per attivare il nuovo strumento nel rispetto delle norme Ue.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui