Che cosa c’entra il governo Draghi
Nel 2017 era scoppiata una polemica sulla possibilità che lo Stato potesse pignorare i soldi sui conti correnti dei debitori, senza coinvolgere l’autorità giudiziaria. All’epoca Equitalia – che oggi non esiste più ed è stata sostituita dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione – aveva chiarito in un comunicato stampa che questa forma di pignoramento (chiamata in gergo tecnico “pignoramento presso terzi”) esisteva dal 2005. Quell’anno il terzo governo guidato da Silvio Berlusconi introdusse l’articolo 72-bis al già citato decreto del presidente della Repubblica n. 602 del 1973. Quell’articolo, poi modificato tre volte negli anni successivi, regola appunto il “pignoramento verso terzi”, tra cui quello dei conti correnti.
Dunque non è vero che il pignoramento dei conti correnti l’ha introdotto il governo Draghi. Non è chiaro quindi a che cosa faccia riferimento Meloni con le sue accuse. Possiamo comunque fare due ipotesi. La prima: durante il governo Draghi sono tornate operative le attività di riscossione verso i debitori, sospese durante la pandemia di Covid-19. Lo stesso governo Draghi aveva comunque prorogato la sospensione fino al 31 agosto 2021. Questa sospensione è stata prevista per la prima volta dal decreto “Cura Italia”, approvato a marzo 2020 dal secondo governo Conte, e la sua scadenza è stata più volte posticipata nei mesi successivi. Il 26 agosto 2021, pochi giorni prima della fine della sospensione, Meloni aveva criticato il governo Draghi sui social network, accusandolo di «non distinguere chi può (e deve) pagare da chi è stato messo in condizioni di non poter pagare».
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