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Una delle novità nella bozza del Decreto FER 2 è la possibilità di incentivare in Italia, per la prima volta, il fotovoltaico galleggiante su laghi, canali, bacini e persino coste. La misura italiana segue un preciso trend che negli anni ha portato un numero sempre maggiore di paesi – a cominciare dal Sud Est asiatico – a sfruttare l’acqua al posto del suolo per far crescere la potenza solare. I vantaggi sono intuitivi. L’approccio permette non solo di risparmiare terreno, lì dove la disponibilità è ridotta e i prezzi fondiari elevati, ma anche di sfruttare il doppio beneficio di questi sistemi. Da un lato infatti l’acqua permette di raffreddare i pannelli solari aiutando a mantenere alta l’efficienza operativa; dall’altro i moduli fotovoltaici galleggianti possono dare una mano al risparmio idrico, riducendo le perdite per evaporazione.

Il potenziale del fotovoltaico galleggiante nel mondo

Una situazione win-win sulla carta ma che non può adattarsi in maniera identica a tutti i paesi e che nasconde ancora aspetti poco chiari e zone d’ombra. A fornire nuove informazioni sul tema è oggi una ricerca condotta da scienziati delle università di Bangor e Lancaster assieme al Centro britannico per l’ecologia e l’idrologia. Il team ha voluto calcolare il potenziale globale per l’implementazione di pannelli solari su acque interne, determinando la produzione elettrica giornaliera per il fotovoltaico galleggiante su laghi e bacini artificiali in tutto il mondo. 

L’analisi ha valutato nel complesso oltre 1 milione di corpi idrici con superficie superiore a 0,1 km2, filtrando però una tipologia specifica: quelli localizzati a non più di 10 km da un centro abitato, non inseriti in un’area protetta e che non andassero incontro a prosciugamento o congelamento per più di sei mesi all’anno. Una volta trovati i laghi e le riserve artificiali con queste condizioni – 67.893 corpi idrici -, i ricercatori hanno impiegato i dati climatici disponibili per ciascuna località e calcolato la produzione di un ipotetico impianto fotovoltaico galleggiante, posizionato per coprire solo il 10% della superficie idrica.

Fotovoltaico galleggiante sui laghi, quanto può produrre?

I risultati, pubblicati su Nature Water, mostrano come la generazione elettrica cambi in virtù dell’altitudine, della latitudine e della stagione. Nel complesso lo studio ha calcolato che il fotovoltaico galleggiante sui laghi e i bacini selezionati potrebbe produrre 1.302 TWh in una anno. “Una parte considerevole della produzione […] sarebbe generata da corpi idrici situati all’interno di paesi specifici  – si legge nell’articolo – , compresi quelli grandi come Cina (252 TWh), Brasile (170 TWh) e Stati Uniti (153 TWh). Tuttavia, scopriamo anche che alcuni paesi comparativamente più piccoli possono generare una quantità considerevole di elettricità dal fotovoltaico galleggiante”.

Per la precisione in 5 paesi il fotovoltaico galleggiante sui laghi potrebbero soddisfare l’intero fabbisogno elettrico. Tra questi, Papua Nuova Guinea, Etiopia e Ruanda. Altri, come Bolivia e Tonga, si avvicinerebbero molto, soddisfacendo rispettivamente l’87% e il 92% della domanda elettrica nazionale. In Europa i risultati migliori si avrebbero in Finlandia (17%) e in Danimarca (7%).

Fotovoltaico galleggiante, valutare i rischi

Tuttavia, i ricercatori lanciano anche un avvertimento: sono necessarie ulteriori ricerche sull’impatto ambientale complessivo degli impianti solari galleggianti su laghi e bacini idrici. Suggerendo che le decisioni sull’implementazione debbano necessariamente prendere in considerazione la funzione prevista dei corpi idrici e il modo in cui vengono utilizzati, nonché il potenziale impatto ecologico. “Attraverso l’ombreggiamento – scrivono gli autori – ci aspetteremmo anche che il FPV abbia un impatto sulla crescita e sulla composizione delle comunità di fitoplancton, con impatti a catena sulla rete alimentare acquatica”.

 

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