Da 72 ore le norme del Salva casa – il pacchetto voluto dal ministero delle Infrastrutture per sanare difformità e piccoli abusi edilizi – sono esecutive. Ma dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, l’attenzione di tutti è sugli emendamenti da presentare durante l’iter parlamentare che potrebbero allargare il perimetro di applicazione del decreto. Sì, perché se il ministro Matteo Salvini ha già chiarito che nel passaggio alle Camere sarà sicuramente introdotto il “Salva Milano” – la norma per sbloccare il completamento di non pochi grattacieli – a livello parlamentare girano bozze di modifiche su tre versanti: il superamento delle misure minime (altezza minima a 2,70 metri e superficie a 28 metri quadrati) di una stanza per ottenere l’abitabilità, la possibilità di sanare il cosiddetto “sagomato”, cioè le piccole cubature esterne all’immobile, o l’estensione del silenzio-assenso, al posto del vigente silenzio diniego, alle pratiche giacenti per i vecchi condoni, in primis quello del 1997.
TOLLERANZE
Il decreto Salva casa amplia rispetto al passato l’accesso alle sanatorie ordinarie, quindi non ai condoni, da presentare ai Comuni.
Sugli emendamenti al decreto, al momento, si possono solo fare ipotesi, anche perché la politica in questa fase sembra più interessata alle imminenti Europee. La prossima settimana il ministro Salvini organizzerà una conferenza stampa sui temi sui quali intervenire, lasciando però al Parlamento – «È sovrano» – gli spazi di manovra necessari. Sicuramente sarà presentato il Salva Milano, chiesto anche dal sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala, dopo che alcuni magistrati hanno bloccato i cantieri di alcuni grattacieli, autorizzati dai Comuni con il meccanismo delle “demolizioni e ricostruzioni”: per i pm, invece, il via libera deve arrivare uno specifico permesso a costruire attraverso uno specifico piano dei servizi. Una situazione che potrebbe bloccare opere per quasi 30 miliardi di euro.
Sul Salva casa c’è molta cautela nella maggioranza. Anche lo stesso Salvini, ieri a Palermo, ha ricordato che non deve essere visto come un condono. «Se uno ha un problema con la sua casa, con piccoli problemi interni, la veranda, il soppalco, la vetrata, la cameretta, la parete in cartongesso, la mansarda o altro, va in Comune e sana tutto quello che blocca casa sua da anni. Quindi, diciamo che fare il ministro che si occupa della vita reale di tutti i giorni per me è una grande soddisfazione».
Sulle ipotesi di superamento delle misure minime ha voluto chiarire: «Ho letto che Salvini rende abitabili i seminterrati e lavatoi – ha dichiarato ieri ai microfoni di Radio Anch’io – Ma non è vero, questo non c’è nel testo». Per poi aggiungere: «È vero che tanti studenti, tanti lavoratori già oggi vivono a Milano, a Roma nelle grandi città in appartamenti di 20-22-24 metri quadrati, ma dal mio punto di vista va superato il regolamento di igiene degli anni 70 che limita la superficie di abitabilità e l’altezza massima dei soffitti».
Quindi, ha aggiunto, «eventuali modifiche al decreto dipenderanno dal Parlamento io semplicemente da oggi permetto a chi ha un piccolo problema di difformità interna, un soppalco, la parete in cartongesso, la veranda, la tenda, la grondaia, di andare in Comune, farsi asseverare dal geometra e dal perito la situazione attuale, pagare quello che deve e tornare pienamente padrone di casa sua, potendola vendere, comprare perché non penso che sia una finestra di 10 centimetri in più, in meno o una cameretta fatta in cartongesso a comportare un disagio per l’ambiente o per i vicini».
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