La crescita dei tassi Bce degli ultimi 12 mesi ha causato ripercussioni dirette sui redditi delle famiglie. Questo quadro, unito alla perdurante inflazione, si riflette sulla capacità di spesa e di risparmio dei consumatori, sulla diminuzione del loro potere d’acquisto e sulla capacità degli italiani di fare fronte regolarmente al pagamento di mutui ipotecari. Una situazione che potrebbe provocare un aumento di case messe all’asta con procedimento giudiziario. Ecco i dati dell’Osservatorio SalvaLaTuaCasa di Esdebitami Retake, realizzato in collaborazione con Nomisma e con il contributo di Save Your Home
Tassi in aumento: meno spese, più risparmio
Dai dati dell’Osservatorio emerge come l’88% delle famiglie abbia adottato strategie di risparmio e modificato le proprie scelte d’acquisto, mentre circa il 20% delle famiglie italiane ha dichiarato che sicuramente avrà problemi economici nel secondo semestre del 2023 (fonte: indagine 2023 sulle famiglie italiane – Nomisma).
Analizzando la distribuzione del reddito, da sottolineare come l’80% dei contribuenti italiani disponga di meno di 30.000 euro lordi annui, ed un contribuente su tre non superi i 10.000 euro annui. Per queste famiglie la gestione del budget è particolarmente complessa, soprattutto per quelle composte da un nucleo molto piccolo che hanno finanziamenti in corso con mutui a tasso variabile (oltre il 40% dei mutui in essere) e di più lungo periodo di rimborso.
Mutui, famiglie in difficoltà
Tra i 3,5 milioni di famiglie che hanno un mutuo in corso (per un valore complessivo di oltre 430 miliardi di euro) molte scelgono di allungare la durata del mutuo come soluzione per ridurre l’importo rata e rientrare nei parametri di finanziabilità. Secondo le interviste condotte nell’ambito dell’Osservatorio SalvaLaTuaCasa il 13% delle famiglie nell’ultimo anno dichiara di aver avuto difficoltà nel pagare regolarmente le rate del mutuo; di queste, il 4% segnala di aver accumulato ritardi ed è ancora indietro con la rata.
“La forte impennata dei tassi d’interesse genera aumenti rilevanti delle rate di rimborso, che spesso riducono in misura drammatica il reddito residuo disponibile delle famiglie, compromettendone sia le possibilità di spesa e risparmio, sia la capacità stessa di effettuare un regolare rimborso dei finanziamenti in essere, – spiega Luigi Ursino, Presidente di Esdebitami Retake, in base ai dati dell’Osservatorio. – Ad esempio, chi ha sottoscritto un mutuo a 20 anni nel 2013 e aveva una rata a 590€ a maggio 2023 si trova a pagare 758€ (+28%) e a ottobre la rata potrebbe essere di 797 € (+35%). Il peso della rata mensile è arrivato a incidere fino a quasi il 60% del reddito netto mensile raggiungendo livelli di allerta per le fasce di reddito che vanno dai 1.200 ai 1.900 euro netti mensili. Segnaliamo, inoltre, una contrazione fino al 38% del reddito netto residuo a disposizione delle famiglie”.
Mutui in sofferenza, più aste giudiziarie in arrivo?
Secondo l’indagine di Esdebitami Retake questa situazione potrebbe favorire nel prossimo periodo un aumento del numero delle aste giudiziarie che, dopo il picco del 2019 con 160.594 aste, ha subito una battuta d’arresto (nel 2022 le aste sono state 125.752 anche grazie all’applicazione di strumenti di sostegno, come la moratoria).
Nei primi 6 mesi del 2022 il numero di aste fissate è stato superiore allo stesso periodo dell’anno precedente, effetto principalmente legato alla pubblicazione dei nuovi esperimenti di vendita per le procedure esecutive un tempo sospese come misura di emergenza in periodo Covid. L’aumento di aste esperite è calato nel secondo semestre, e in modo particolare nell’ultimo trimestre. Questo è stato causato dal fatto che alle procedure sospese nella fase di vendita si è dovuto recuperare il passo con tutte le procedure esecutive sospese nelle fasi preliminari di vendita.
Immobili in asta, quali sono e dove sono
Secondo la fotografia scattata dall’Indagine di Esdebitami Retake, gli immobili residenziali costituiscono il 56% delle unità in asta. La ripartizione sul territorio è disallineata rispetto alla distribuzione della popolazione, con una maggior presenza di aste nel Sud e Isole (39,7% delle aste totali e 48.899 unità), seguita dal Nord (35,5% delle aste e 44.591 unità) e dal Centro (24,9% e 31.262 unità). Cinque regioni sviluppano da sole il 50% del totale nazionale delle aste immobiliari: nello specifico, Lombardia il 14,9%, Sicilia il 11,8%, Lazio il 9,2%, Toscana il 6,8%, Campania il 6,6%.
Aste immobiliari, tempi lunghi vuol dire meno valore
Da sottolineare, infine, come la lunga durata delle aste contribuisca a ridurre il loro valore di realizzo. Nonostante i tempi dei tribunali si stiano riducendo, sussistono aste attive addirittura da 40 anni. Questo comporta un accumulo di costi attivi senza arrivare alla chiusura e alla conseguente estinzione della pratica. Il meccanismo delle aste successive porta ad ulteriori riduzioni del prezzo di aggiudicazione che porta la durata media delle procedure esecutive ad attestarsi attorno ai 1.729 giorni.
“Le aste immobiliari hanno un impatto diretto sul mercato, – aggiunge Ursino. – I prezzi di aggiudicazione – infatti – riducono il valore dell’immobile anche del 40% e più rispetto alle quotazioni di mercato, creando un elemento aggiuntivo di debolezza e scarsa tutela per il debitore. Sempre più nuclei familiari si ritrovano con la casa pignorata e con il rischio concreto che questa sia venduta all’asta; questa situazione potrà solo ulteriormente peggiorare senza la proroga delle moratorie. Il servizio SalvaLaTuaCasa, Esdebitami Retake aiuta le famiglie meritevoli estinguendo il debito con la banca senza far mai lasciare l’abitazione. Si tratta di un’operazione che in pratica trasforma il debito in un contratto di rent to buy, mettendo in atto un piano di rientro del debito sostenibile rispetto al bilancio familiare”.
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