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Il 50% dei lavoratori domestici che nel 2023 ha versato contributi nelle casse dell’Inps sono badanti. È uno dei dati emersi dal Report sul lavoro domestico presentato dall’Osservatorio Inps. Il presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, ha aggiunto che la domanda di badanti “cresce con l’aumento dell’indice di invecchiamento della popolazione, che totalizza +5,5 punti percentuali rispetto al 2022″. E aggiunge: “La presenza di forza lavoro italiana nel lavoro domestico, sta continuando a crescere, passando dal 23 al 31% del totale in dieci anni”. In molte famiglie i collaboratori con contratto di lavoro domestico svolgono un ruolo fondamentale sia per la gestione della casa che per l’assistenza a persone “fragili” tra cui, in primis, gli anziani.

Forse non tutti sanno che le spese sostenute dai contribuenti per questa tipologia di attività possono essere portate in detrazione o in deduzione fiscale attraverso la propria dichiarazione dei redditi, con delle differenze importanti tra cosa detrarre e cosa dedurre. Per il 2024 la detrazione sarà pari al 19% con un limite massimo di 2.100 euro, e spetta solo a chi ha reddito complessivo non superiore a 40mila euro. Le spese detraibili devono riguardare solo quanto sostenuto relativamente all’assistenza a persone non autosufficienti, la cui attestazione delle condizioni deve essere effettuata con certificato medico, che può essere richiesto in caso di controlli. Quindi non si detraggono mai le spese per le normali attività di lavoro domestico. Invece sono deducibili dal reddito complessivo i contributi previdenziali e assistenziali versati per gli addetti ai servizi domestici (tra cui, ad esempio, i giardinieri) e badanti per l’assistenza personale o familiare, assistenti delle persone anziane, ma in questo caso la deduzione dei contributi riguarda anche quelli pagati a colf, baby-sitter, assistenti delle persone anziane. Le quote deducibili riguardano, logicamente, la sola parte a carico del datore di lavoro.

Ovviamente parliamo di situazioni contrattuali regolari e dichiarate. Prima dell’assunzione di un lavoratore domestico sia il datore di lavoro che il lavoratore devono adempiere a diversi obblighi a seconda della provenienza del lavoratore stesso.

  • Lavoratori italiani, europei, svizzeri o appartenenti agli stati dello Spazio Economico Europeo (SEE). Il datore di lavoro può assumere direttamente il lavoratore domestico italiano o di paesi dell’Unione europea dopo aver concordato gli elementi del rapporto di lavoro (orario, retribuzione, ferie).
  • Lavoratori stranieri (extraUE) residenti in Italia. Dal 15 novembre 2001 per i lavoratori stranieri che già risiedono in Italia il datore di lavoro non doveva più compilare il modello Q per stipulare il contratto di soggiorno, ma le obbligazioni contenute nel modello Q erano contenute nell’ultima versione (legge 20 gennaio 2009, n. 2) delle Comunicazioni Obbligatorie (CO) di assunzione che i datori di lavoro domestico devono trasmettere all’INPS utilizzando le procedure online dell’Istituto (circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 28 novembre 2011, n. 4773).
  • Lavoratori stranieri (extraUE) residenti all’estero. Se il lavoratore straniero non è ancora entrato in Italia, il datore di lavoro deve attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Flussi dell’anno in corso e presentare la domanda di nulla osta al lavoro a partire dalle scadenze indicate. La domanda di nulla osta può essere compilata e inviata online collegandosi al sito del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno. Una volta concesso il nulla osta, lo Sportello Unico lo trasmette insieme alla proposta di contratto di soggiorno alla competente rappresentanza diplomatico-consolare italiana all’estero che rilascerà al lavoratore il visto d’ingresso da lui richiesto. Se il lavoratore già residente in Italia che ha concluso un rapporto di lavoro e ha il permesso di soggiorno prossimo alla scadenza accetta un’altra offerta di lavoro, può ottenere il rinnovo del permesso presentando copia della CO di assunzione da parte di un nuovo datore di lavoro o, nel caso di rapporto ancora valido, copia delle ricevute di pagamento dei contributi INPS degli ultimi sei mesi.

 

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