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Il decreto Superbonus è stato approvato dal Senato con 101 si e 64 no e nessun astenuto. Il provvedimento, sul quale il governo ha ottenuto la fiducia, passa ora alla Camera. «Non è stato facile. Perché il gruppo di Forza Italia non solo si è astenuto sull’emendamento del governo ma ha anche votato con l’opposizione», ha detto dice Massimo Garavaglia della Lega. Il segretario di Fi Antonio Tajani ha confermato le perplessità degli azzurri, che tuttavia non fanno venir mano la fiducia al governo. Durissimi, nel dibattito, Calenda e Renzi. Per il presidente di Azione è il provvedimento «più folle, iniquo e di destra mai fatto nella storia repubblicana», per il leader di Italia Viva si tratta di «una risposta inadeguata data a una misura sbagliata». Il testo, che deve poi passare in seconda lettura alle Camera, scade il 28 maggio.

Per il senatore di Fdi e relatore al decreto Superbonus, Giorgio Salvitti, «a causa di una scellerata misura come il Superbonus, l’Italia si avvia a essere una delle nazioni più indebitate d’Europa, come da previsioni della Commissione europea. Ecco perché – spiega – abbiamo detto basta con le storture di un provvedimento disastroso che ha dopato l’economia. Con l’approvazione del DL 39 mettiamo in sicurezza i conti dello Stato tutelando, allo stesso tempo, famiglie e imprese».

«Sul Superbonus continuiamo ad avere molte perplessità – ha detto il segretario di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajanie – e siamo contro qualsiasi ipotesi di legge retroattiva, in qualsiasi settore. È una questione di principio. Non rinunciamo alla difesa dei nostri principi. Detto questo, per un emendamento che non condividiamo non viene assolutamente meno la fiducia nel governo. Abbiamo votato, e lo faremo sempre, la fiducia a questo governo di cui siamo parte protagonista, ma continueremo sempre a dire quello che pensiamo con grande trasparenza e lealtà».

«Una misura nata male e finita peggio, creata grazie alla creatività ideologica del M5s», ha dichiarato il senatore forzista Roberto Rosso che, nel suo intervento in dichiarazione di voto, ha confermato comunque la fiducia al governo pur ribadendo le perplessità del suo partito sul provvedimento. «Doveva essere un aiuto alle imprese, è diventato un incubo per i conti dello Stato», osserva, assicurando di «capire le ragioni del ministro Giorgetti» anche se FI vuole «rappresentare le ragioni di famiglie e imprese».

Il senatore di Avs Tito Magni ha annunciato invece il voto contrario del suo gruppo al provvedimento che definisce «una toppa che non tapperà alcun buco ma creerà una voragine». E spiega: «Sul tema del superbonus siamo alla 32esima modifica, un vero e proprio record mostruoso a proposito di modifiche normative. Trentadue modifiche in 4 anni sono un numero che davvero crea un caos non nella legge, ma nel rapporto con i cittadini, con le imprese, con chi tutti i giorni deve fare i conti per tirare a campare».

Ma cosa prevede l’emendamento del Mef? Diverse le norme contenute nella modifica proposta dal ministero di Giancarlo Giorgetti. La prima riguarda l’obbligo di spalmare in 10 anni le detrazioni per Superbonus, Sismabonus e Bonus barriere per le spese sostenute dal 2024. La retroattività riguarda quindi soltanto i crediti maturati nell’anno in corso. ​Dal 2025 c’è poi lo stop per le banche alla compensazione delle rate relative a tutti i crediti di imposta con debiti previdenziali. La norma vale anche per gli istituti finanziari, ma non per le persone fisiche.

Viene introdotto anche il divieto di cessione dei crediti residui, per chi abbia fruito dei bonus edilizi con almeno una rata in detrazione fiscale. Chiunque abbia già iniziato a detrarre, dunque, non potrà più cedere i crediti d’imposta rimanenti. Infine la cosiddetta “norma antiusura”, quella che obbliga le banche e gli intermediari che hanno acquistato i crediti ad un prezzo inferiore al 75% a comunicarlo all’Agenzia delle Entrate, altrimenti subiranno un allungamento di 6 anni del periodo di fruizione delle quote residue dei crediti dal 2025.

 

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