LECCE – Mario ha un buon lavoro da dipendente pubblico e una casa di proprietà, dove abita da anni insieme alla propria famiglia: tutto sembra indicare una vita serena e appagata. Dietro le apparenze, tuttavia, si cela una realtà fatta di preoccupazioni opprimenti, paura per il proprio futuro e, soprattutto, per quello di moglie e figli. Da troppo tempo, infatti, i debiti accumulati hanno iniziato ad essere insostenibili e le rate mensili – per il rimborso dei diversi finanziamenti contratti – sono sempre più difficili da pagare alle scadenze previste. Lo stipendio fisso, infatti, non è più, già da tempo, sufficiente per far fronte a tutti gli impegni presi e, anche a causa delle trattenute sulla busta paga, risulta inadeguato a sostenere il normale costo della vita.
La situazione sembra, dunque, senza via d’uscita e tutto (patrimonio personale, reddito e anche la fiducia dei propri cari) vacilla sotto il peso enorme di problemi economici apparentemente irrisolvibili. Neppure vendere la casa, acquistata a costo di grandi sacrifici, risolverebbe le difficoltà economiche: anche in tal caso,infatti, i debiti rimarrebbero comunque elevatissimi e i creditori pronti a nuove azioni di recupero.
Insomma, lo spettro del fallimento, non solo finanziario ma anche sociale ed esistenziale, è dietro l’angolo e non si intravedono soluzioni.
Senonché, un consulente finanziario, valutata l’impossibilità di rinegoziare il debito per l’ennesima volta, suggerisce a Mario di provare a rivolgersi a professionisti specializzati nella composizione della crisi da sovraindebitamento. A questo punto, è solo la forza della disperazione che induce quest’uomo a intraprendere tale strada.
Viene quindi nominato come “gestore della crisi” l’avvocato Antonio Manco, di Aradeo, il quale predispone un piano di rinegoziazione del debito che viene depositato da Mario, attraverso i propri consulenti, presso il tribunale di Lecce. Il piano prevede il pagamento integrale delle sole rate collegate al mutuo ipotecario mentre stralcia in maniera consistente tutti gli altri debiti (addirittura del 96 percento, per una riduzione complessiva pari a 130mila euro circa). Non solo. L’abitazione viene posta al riparo da ogni tipo di azione esecutiva, così come anche lo stipendio di Mario e tutti gli altri suoi beni. La soluzione sembrerebbe perfetta e consentirebbe di ripagare i debiti contratti in base alle effettive capacità economiche del debitore. Dopo anni di difficoltà e proprio quando tutto sembra ormai perduto, Mario vede finalmente un barlume di speranza. Tuttavia la decisione finale spetta al tribunale.
Fortunatamente, anche il giudice dà il suo assenso: preso atto delle osservazioni proposte dalle banche insoddisfatte, il tribunale approva il piano presentato dall’avvocato Manco e impone a tutti i creditori il rispetto di quanto in esso stabilito. Importanti appaiono le motivazioni addotte nel provvedimento di omologa del giudice di Lecce. Questi, in particolare, indica nei soggetti finanziatori i principali responsabili del sovraindebitamento di Mario. Le banche, infatti, a parere del magistrato, avrebbero concesso finanziamenti sempre più onerosi senza tenere adeguatamente conto della reale solvibilità del debitore, alimentando in maniera determinante la situazione di grave sovraindebitamento.
Quanto brevemente riassunto, costituisce un caso interessante di applicazione, presso il Tribunale salentino, della legge numero 3 del 27 gennaio 2012, la cosiddetta “Salva suicidi”. Sono sempre di più le famiglie e i piccoli imprenditori che, oberati dalla crisi economica e finanziaria, aggravata dalla pandemia da Covid-19, ricorrono a tale legge per affrontare e risolvere situazioni debitorie altrimenti inestricabili. L’Ordinamento giuridico italiano, infatti, attraverso questa legge, anche al fine di prevenire fenomeni quali usura ed eccessivo impoverimento della popolazione, concede una seconda chance ai cittadini sovraindebitati, ma ritenuti meritevoli da parte dei tribunali.
E il tribunale di Lecce non è stato da meno, facendosi sempre più interprete di tali esigenze concedendo agli interessati la possibilità di trattenere quanto necessario per sé e per le necessità familiari e di ripagare i creditori secondo le proprie effettive possibilità.
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