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Ai fini del coinvolgimento dei sindaci in bancarotta: necessari inequivoci e percepiti segnali di allarme. Oltre all’omesso doloso esercizio dei poteri di controllo sarà necessario, ai fini del coinvolgimento del sindaco nel concorso nel reato, dimostrare il nesso di casualità fra le omissioni dell’organo di controllo e le fattispecie di bancarotta fraudolenta previste dall’art. 26 della ex legge fallimentare (oggi articolo 322 del codice della crisi).

È quanto ha affermato la cassazione penale, sez. V, con la sentenza 1.8.2023 n. 33782, che si pone nel solco del filone meno severo della Suprema corte in merito all’incriminazione penale dei componenti dell’organo di controllo.

I fatti

Amministratori e membri del collegio sindacale di una spa sportiva venivano condannati dalla Corte d’appello di Salerno che confermava la pronuncia di primo grado di una società in liquidazione, dichiarata fallita per reati di bancarotta patrimoniale.

L’accusa rinveniva la distrazione di somme dal circuito aziendale e rimesse nella esclusiva disponibilità del presidente, somme dallo stesso parzialmente restituite, l ‘acquisto fittizio di calciatori di fatto svincolati ed altre operazioni che depauperavano il patrimonio societario correlate al compimento di alcune operazioni immobiliari. Tali operazioni determinavano in capo agli amministratori la condanna per fatti di bancarotta fraudolenta, per distrazione e dissipazione.

I giudici di merito hanno ritenuto poi, che a fronte della grave situazione di sbilancio finanziario della società, il collegio sindacale non avesse adottato la vigilanza adeguata e la stringente messa in mora degli amministratori su singole, ma notevolmente rilevanti, operazioni sociali; controlli che, se tempestivamente attuati avrebbero avuto l’effetto di evitare od attenuare l’evento distrattivo, condannando anche i sindaci per il concorso in bancarotta fraudolenta.

La decisione della cassazione

La Cassazione evidenzia che la responsabilità dei sindaci, a titolo di concorso nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, sussiste solo qualora emergano puntuali elementi sintomatici, in forza dei quali l’omissione del potere di controllo – e, pertanto, l’inadempimento dei poteri-doveri di vigilanza, il cui esercizio sarebbe valso ad impedire le condotte distrattive degli amministratori – esorbiti dalla dimensione meramente colposa per assurgere al rango di elemento dimostrativo di dolosa partecipazione, sia pure nella forma del dolo eventuale, per consapevole volontà di agire anche a costo di far derivare dall’omesso controllo la commissione di illiceità da parte degli amministratori.

In altri termini, secondo la cassazione i requisiti essenziali per la configurabilità del concorso dei sindaci nella responsabilità penale degli amministratori sono: a) l’omesso doloso esercizio dei doveri di controllo o comunque l’inerzia nell’adozione delle iniziative previste dalla legge per eliminare le irregolarità; b) il nesso di causalità tra le omissioni e ciascuna delle fattispecie previste nell’art. 216 L. Fall.; c) il dolo riferito alla condotta penalmente rilevante realizzata dagli amministratori, che può essere sia diretto che eventuale, non essendovi alcuna valida ragione per escludere il dolo eventuale.

Nel caso di specie, la corte territoriale non ha argomentato adeguatamente sul canone di attribuzione della responsabilità dolosa per omissione ai sindaci, facendo riferimento ad alcuni indicatori del dissesto; né esplicitando adeguatamente come i sindaci avrebbero potuto impedire l’evento, che non è il dissesto bensì il depauperamento del patrimonio sociale ai danni dei creditori, senza che sia stata provata la partecipazione alle modalità fraudolente di sottrazione di risorse mediante l’omesso controllo demandato al collegio sindacale. In virtù di quanto sopra la sentenza impugnata veniva annullata con rinvio.

Luciano De Angelis

 

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