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Triste epilogo per il Pordenone Calcio che è in liquidazione giudiziale, quindi tecnicamente fallito secondo il codice della crisi d’impresa. La società neroverde, infatti, il 31 ottobre “ha revocato la proposta di concordato preventivo in continuità e il collegio, riunitosi in camera di consiglio, presieduto dalla giudice Roberta Bolzoni, ha ufficialmente aperto la procedura che, di fatto, ne segna la fine”. Lo scrive il Messaggero Veneto, che spiega come, contestualmente, sia stata fissata al 27 febbraio 2024 l’udienza per la verifica dello stato passivo, che supera i 20 milioni di euro. I creditori avranno tempo sino a 30 giorni prima dell’udienza per depositare le loro istanze di insinuazione al passivo. Fra questi, il principale risulta essere l’Agenzia delle Entrate (per circa 6 milioni), mentre i debiti verso l’Inps ammontano pià o meno a 3 milioni.

Se guardiamo all’ultimo bilancio disponibile (giugno 2022), troviamo 163 mila euro di ricavi, un ebitda negativo per 14,5 milioni, un patrimonio netto negativo per 1,3 milioni e un indebitamento finanziario netto di 1,2 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).

In seguito alla rinuncia al concordato da parte del presidente Mauro Lovisa, il 30 ottobre, è stato nominato come liquidatore giudiziale il commercialista veneziano Gianluca Vidal, che era già stato commissario nei mesi scorsi dell’affaire Sampdoria, conclusosi con il passaggio del club blucerchiato dalla famiglia Ferrero al fondo britannico Aser Capital Limited e al family office inglese Gestio Capital, che fanno capo rispettivamente ad Andrea Radrizzani e Matteo Manfredi, affiancati nell’operazione con una quota di minoranza dal fondo Qatar Sports Investments, che fa capo a Nasser Al-Khelaifi, proprietario dei campioni di Francia del Paris Saint-Germain (si veda altro articolo di BeBeez).

Sarà Vidal ad aprire la procedura nel corso della quale verrà effettuata un’accurata ricognizione dei beni che compongono l’attivo dello stato patrimoniale della srl neroverde, quindi saranno messi in vendita e seguiranno azioni revocatorie e risarcitorie attraverso le quali si stabilirà l’ammontare complessivo dell’attivo che, auspicabilmente, sarà ripartito tra i creditori insoddisfatti.

L’avvio della liquidazione giudiziale normalmente comporta la non prosecuzione dell’attività, salvo nei casi in cui sia richiesto e concesso l’esercizio provvisorio, che dovrebbe servire a garantire nuovi ricavi attraverso i quali contribuire al ristoro dei creditori. In questo caso, l‘attività di base iniziata con otto ragazzi molto giovani una decina di giorni fa non produrrebbe certo utili ma potrebbe tenere vivo l’interesse per il marchio del club (almeno fino a fine stagione).

Nell’istanza di rinuncia al concordato, comunque, è stata chiesta la possibilità di proseguirla per cui ora dipenderà dal liquidatore e dal tribunale valutare e decidere se si tratti di un fatto utile alla procedura oppure meno. Così come statà a Vidal, sentiti i giudici, fare una valutazione e decidere se e a chi eventualmente cedere il marchio (che oggi appartiene al Pordenone Calcio in liquidazione), aprendo un’asta. Il marchio ha certo un valore, anche se molto inferiore rispetto a un anno fa, quando la squadra sperava di tornare in B. I più ottimisti immaginano la possibilità che qualcuno lo compri e iscriva la squadra in sovrannumero alla prossima serie D, sperando di far leva sul recente palmares. Una storia già vista nell’estate di un lontano 2003, con l’esclusione dalla C2 e la rinascita del club in Promozione grazie all’allora sindaco Bolzonello e proprio a Lovisa.

Ma la realtà un’altra. Al momento nessuno si è fatto avanti, neppure per chiedere qualche informazione al riguardo. Quanto a Lovisa, l’ex patron neroverde sarà difeso dagli avvocati Roberto Casucci, Bruno e Antonio Malattia, non più in rappresentanza della società calcistica quanto della persona fisica, tenendo anche conto che per l’ex patron “potrebbero arrivare ulteriori contestazioni d’accusa”.

Peccato, perché quella del Pordenone Calcio era stata una storia anche di successi. Ricordiamo infatti che a fine giugno 2019 aveva chiuso la sua raccolta in equity crowdfunding sulla piattaforma TheBestEquity con una raccolta di circa 2,2 milioni di euro, grazie all’apporto di 267 investitori, pari al 38,9% del capitale sulla base di una valutazione pre-money di 3,3 milioni. La campagna era stata lanciata a dicembre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e la quota minima di ingresso nel club era pari a 250 euro.

Ed era la prima volta che una squadra di calcio cercava capitali con una campagna di equity crowdfunding in Italia. Fino a quel momento due altre squadre avevano invece collocato bond con la piattaforma inglese Tifosy: 2,28 milioni il Pescara Calcio e 1,5 milioni il Frosinone Calcio.

La società aveva militato nel campionato di Lega Pro – Serie C dalla stagione 2014/2015 e a giugno 2019 aveva anche ottenuto la promozione alla serie B. Era stata in grado di affermarsi e farsi apprezzare anche su scala nazionale, unendo l’ambizione di crescita con la valorizzazione dei giovani (400 tesserati), il sociale e il legame con il territorio. La campagna di equity crowdfunding aveva lo scopo di raccogliere fondi per consentire al Pordenone Calcio di crescere, anche formando in casa il Pordenone del futuro. In particolare con l’obiettivo di valorizzare un centro sportivo d’eccellenza e una filosofia societaria focalizzata sulla valorizzazione e lo sviluppo dei propri giovani. Peccato sia andata diversamente.

 

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