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La Spezia, 3 marzo 2019 – Sono soprattutto piccoli commercianti o artigiani, ma non mancano professionisti e dipendenti pubblici, impiegati e operai di aziende private. Hanno in comune un quadro di grave difficoltà economica che li ha portati, per far fronte alle scadenze aziendali o familiari, a situazioni di sovraindebitamento da cui non riescono più a svincolarsi. Almeno con le loro risorse e senza un’assistenza qualificata. E’ un vasto arcipelago sommerso, ignorato spesso dalle statistiche socio-economiche ufficiali perché non legato a indicatori certi come la disoccupazione o la cassa integrazione. Eppure in provincia sono centinaia, forse migliaia. Una realtà che sta emergendo progressivamente, e la cui dimensione sarà ancor più chiara con il cosiddetto nuovo “codice della crisi di impresa’’ e dell’insolvenza destinato a entrare in vigore nell’agosto 2020, modificando in parte la legge del sovra-indebitamento oggi in vigore (la numero 3 del 2012, cosiddetta salva-suicidi).

Non tutti sanno che Spezia è in qualche modo all’avanguardia nell’applicazione degli istituti previsti da questa legge. Che, in sostanza, punta a offrire un salvagente in situazioni debitorie altrimenti irrisolvibili, attraverso una procedura che prevede l’elaborazione di un piano economico riferito alla situazione del debitore, l’accordo con i creditori e la successiva liquidazione del patrimonio, con l’azzeramento definitivo di tutti i debiti. Tre i possibili canali di accesso alla procedura, riservata a soggetti non fallibili: il tribunale (cui comunque compete l’ultima parola con l’omologa del piano di rientro), il cosiddetto Occ (Organismo di conciliazione della crisi di commercialisti, avvocati e notai) e quello della Camera di commercio. Giuseppe Rosaia, commercialista, è il referente per Spezia del cosiddetto Occ, organismo presieduto formalmente dal presidente dell’Ordine professionale Alberto Funaro (Roberto Tregrosso è il segretario), mentre a Piercarlo Castagnetti fa capo l’Occ degli avvocati.

Funaro, perché Spezia è fra le prime della classe in questa materia?

«Perché è stata fra le prime province a dare vita agli Occ e soprattutto a farli funzionare, in un tessuto socio-economico purtroppo gravemente deteriorato. E anche grazie a una convenzione che, come commercialisti, abbiamo stipulato con la Caritas, in virtù della quale molte persone in situazioni di grave difficoltà ora possono beneficiare dell’assistenza qualificata di un professionista».

Ma chi sono coloro che si rivolgono a voi?

«La tipologia è molto vasta. Ci sono piccoli commercianti, messi in ginocchio dalla crisi e dalla concorrenza della grande distribuzione, artigiani, ma anche figure che uno non si immaginerebbe, come tanti professionisti, giovani soprattutto, che non riescono a trovare sbocchi in un mercato professionale ormai saturo. Poi ci sono tanti dipendenti pubblici, finiti dall’oggi al domani sul lastrico per non aver saputo gestire la propria situazione debitoria in rapporto alla capacità reddituale. In questo caso, con la procedura prevista, noi possiamo dare una mano. Lo spirito della legge è quello di mettere a punto un piano, dopo l’attenta valutazione della situazione patrimoniale dell’interessato, approvato dai creditori, che consenta al debitore di pagare quello che può, proporzionalmente alla sua reale capacità di reddito».

Ma non c’è il rischio di assecondare anche i disegni di qualche furbetto?

«Il pericolo c’è e per questo serve molta cautela e molta attenzione, soprattutto sulle alienazioni di beni che potrebbero essere strumentali, messe in atto per far apparire situazioni di difficoltà non reali. E’ ovvio che in questi casi siamo al confine con reati come la truffa, di cui noi stessi potremmo essere chiamati a rispondere».

 

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