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Le nuove norme consentono di usare laboratori non specializzati, limitano l’analisi solo ad alcuni geni e patologie, eliminano i test per le coppie a rischio ereditario, obbligano inutilmente gli assistiti a lunghi viaggi per sottoporsi ad analisi.

La genetica medica italiana, una delle branche più importanti della medicina moderna, rischia di essere messa nell’angolo dal nuovo tariffario e nomenclatore dei LEA, ossia da quelle norme che fissano quali esami e prestazioni rientrano nel Sistema Sanitario Nazionale e a quali tariffe. I genetisti della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU) hanno scritto una lettera alla Commissione Affari Sociali del Senato per cercare di correggere regole che potrebbero avere conseguenze gravi per i pazienti, per nuovi sviluppi della genetica umana e per il SSN stesso.

 “Con le norme che stanno per essere messe in atto” afferma il professor Paolo Gasparini, presidente SIGU “non solo si danneggiano i pazienti ma si rischia di svuotare di senso i progressi della genetica medica. Noi oggi, grazie a tecnologie di laboratorio avanzate e conoscenze sempre più vaste, mediante l’analisi dei geni umani possiamo diagnosticare con relativa facilità malattie rare e scoprirne di nuove, aiutare le coppie a rischio di trasmissione ereditaria, sorvegliare le patologie cancerose e altro ancora. Ma tutto questo diventa molto difficile se entrano in vigore certe norme e divieti. Cito le ‘novità’ potenzialmente più deleterie: si limita la possibilità di prescrivere analisi diagnostiche per malattie genetiche specifiche solo ai casi in cui è stata sospettata o diagnosticata una delle 1000 patologie elencate. E le altre che abbiamo scoperto dopo e che scopriamo via via? Non solo, altre criticità riguardano la possibilità di analisi solo di alcuni geni (non tutti) e l’estrazione e la conservazione dei campioni biologici diagnostici che è obbligatoria per 10 anni, nonostante non venga riconosciuto nei LEA alcun costo, che ovviamente esiste. È inoltre sparito l’obbligo di rivolgersi per analisi genetiche a laboratori di alta specializzazione, il cosiddetto codice R. Non ci vuole molto a capire che tutto questo allunga i tempi di diagnosi, rischia di favorirne di errate, complica la vita dei pazienti, aumenta i costi di assistenza, anziché diminuirli. E non è tutto: sono stati esclusi dai Lea il Test Genetico Preimpianto (PGT) e il Test Prenatale Non Invasivo (NIPT), fondamentali per le coppie che rischiano di trasmettere ai figli una malattia genetica. Infine, lo dico per ultimo, le tariffe, essendo frutto di un confronto di dieci anni fa, nel 2014-2015, sono assolutamente inadeguate a una valutazione accurata come deve essere”.

La SIGU ha dunque inviato alla Commissione Affari Sociali del Senato una dettagliata analisi dei problemi conseguenti al nuovo nomenclatore LEA, corredata da una serie di richieste puntuali:

  • inserire nel nomenclatore LEA le prestazioni di sequenziamento massivo eseguite in trio (paziente e genitori). Per ottimizzare i costi e i tempi di refertazione e per poter prescrivere analisi genetiche a tutti i pazienti affetti o sospettati di essere affetti da malattie genetiche contemplate nel database europeo;
  • ripristinare la sigla R per le prestazioni di genetica medica, per garantire l’adempimento dei test in strutture autorizzate e competenti;
  • reintrodurre le prestazioni di estrazione e conservazione degli acidi nucleici; 
  • adeguare le tariffe delle visite genetiche alla reale tempistica di svolgimento della prestazione;
  • includere nel nomenclatore LEA i sopra citati test NIPT e il PGT. 

“Ci auguriamo che si apra urgentemente un confronto per chiarire le motivazioni e la praticabilità delle nostre richieste” conclude il professor Gasparini. “La genetica medica fa progressi costanti, risolve i problemi di un numero sempre maggiore di pazienti, e correttamente praticata, può anche aiutare il SSN a funzionare spendendo meno. Trascurarla sarebbe un danno per tutti”.

 

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