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Monza, 20 ottobre 2017 – Nel 2011 i “suicidi economici”, vale a dire quelli di persone, spesso imprenditori, che decidono di farla finita dopo essere finiti sul lastrico, sono stati 380, «più di uno al giorno. Negli anni successivi sono aumentati progressivamente, giungendo nel 2016 a un incremento del 50% rispetto all’anno precedente» spiega lo psicopedagogista Maurizio Fratea. Poi, «l’Istat ha smesso anche di conteggiarli, ma sono in continuo aumento – ribadisce l’avvocato Pierantonio Sabini -: oggi ce n’è mille all’anno. A metà strada fra incidenti stradali e morti bianche. Solo nelle scorse settimane, in Brianza ce ne sono stati tre».

Un’emergenza sociale che ha spinto un gruppo di amici professionisti a fondare People in Debt, associazione di Monza (via Ramazzotti, telefono 039.9390) che prova a difendere e ad aiutare proprio i tanti rovinati dalla crisi economica e da una legge fallimentare che spesso si stringe attorno al loro collo come un cappio. Ne fanno parte avvocati penalisti e civilisti, psicologi, psicopedagogisti appunto, ingegneri gestionali. «L’Italia insieme alla Spagna è il Paese che tratta peggio i debitori, come se si trattasse di pericolosi delinquenti. Vergogna, isolamento e una profonda solitudine sono i sentimenti con cui si trovano a fare i conti persone che magari fino a poco tempo prima erano abituate a un alto tenore di vita e che all’improvviso non riescono più nemmeno a parlare dei propri problemi in famiglia» spiega ancora Fratea. «Noi tentiamo di aiutare queste persone, ne abbiamo conosciute tante nelle nostre vite e per questo abbiamo deciso di tentare di fare qualcosa per loro».

Il loro “cliente” principale oggi, e anche testimonial, è Sergio Bramini: 70 anni, imprenditore di successo nel settore del trattamento dei rifuti, si è ritrovato a fallire nel 2011 per colpa dello Stato, presso cui avanza crediti per oltre 4 milioni di euro. Ora, la sua villa nonché unica casa è stata messa all’asta dal Tribunale di Monza. Eppure, una strada ci sarebbe. People in Debt sta provando a perseguirla: fare applicare nei suoi confronti una legge nazionale, che esiste da 7 anni e viene regolarmernte disattesa, quella che riconosce il cosiddetto sovra-indebitamento.

Spiega l’avvocato Sabini: «Se il debitore non ha colpe ed è in buona fede, paga solo quanto può effettivamente pagare e il suo debito viene cancellato. Invece nel nostro Paese si tutelano le banche e non i deboli». Bramini attende che sia nominato il cosiddetto OCC (Organismo di composizione della crisi): un ente terzo, imparziale e indipendente, al quale ciascun debitore, tra quelli legittimati, può rivolgersi al fine di far fronte all’esposizione debitoria con i propri creditori. Ciò tramite questa legge imposta dall’Europa al nostro ordinamento per tutelare il debitore.

Ma è una lotta contro il tempo. Il 15 dicembre la sua casa andrà all’asta, offerta minima 667mila euro, a fronte di una perizia di un milione e 600mila euro dell’immobile. La sua speranza è che la villa non sia subito comprata da qualcuno, altrimenti per lui e la sua famiglia (moglie, tre figli, una nipotina) sarebbe finita.  Quante persone si sono rivolte finora a People in debt? «Siamo nati a febbraio – spiegano – ma ancora ci sono molte resistenze, la legge non sempre è dalla parte dei debitori. Come se nel Padre Nostro si dicesse “Signore rimetti a noi i nostri debiti come noi li facciamo… pagare ai nostri debitori”».

 

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