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Jolanda di Savoia (FE) – Si è tenuto oggi, presso l’auditorium del Campus della sede di Jolanda di Savoia di BF Spa, il convegno dal titolo “I SEMI DELL’ENERGIA – Dall’agricoltura alla transizione energetica”.

L’evento ha visto la partecipazione di Lodovico Bussolati, Amministratore Delegato del Gruppo SDF; Luigi Ciarrocchi, Direttore CCUS, Forestry e Agro-Feedstock di Eni; Francesco Giunti, Responsabile iniziative integrate e attività regolatorie di Eni; Gianluca Lelli, Amministratore Delegato dei Consorzi Agrari d’Italia; Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF Spa.

Obiettivo dell’incontro è stato la condivisione dei risultati dei test eseguiti sui terreni di BF Agricola a Jolanda di Savoia, su una superficie di 90 ettari, nel periodo ottobre-novembre 2023, coltivati con la Brassica carinata come cover crops, ovvero coltura di copertura. Oltre ad aver dimostrato come la Brassica – come cover crops – possa essere utilizzata per la produzione di oli vegetali adatti alla filiera dei biocarburanti HVO per il trasporto, i test hanno anche evidenziato, ancora una volta, il fondamentale ruolo dell’agricoltura sia nella gestione dei cambiamenti climatici in atto, sia nel contribuire a trovare una possibile soluzione per la transizione energetica.

L’evento e le prove in campo consolidano la collaborazione tra il Gruppo BF ed Eni che con il “Progetto Italia” mira a sviluppare una filiera agro-industriale sul territorio nazionale per uso energetico, utilizzando anche terreni definiti marginali. I biocarburanti HVO, infatti, potrebbero rappresentare una valida soluzione anche per i mezzi utilizzati in agricoltura. Quattro trattori della flotta del Gruppo SDF (gamma DEUTZ-FAHR, marchio di SDF, modelli 6150.4 TTV, 6170 TTV, 7250 TTV e 8280 TTV) partner di BF dal 2020 con cui condivide una visione innovativa e tecnologica dell’agricoltura, oggi hanno effettuato il rifornimento con biocarburante HVO e sono stati movimentati nei campi adiacenti al Campus del Gruppo BF.

Le ricerche sono partite dalla considerazione che il settore agricolo è tra quelli produttivi più esposti al cambiamento climatico: temperatura e precipitazioni giocano un ruolo fondamentale per le produzioni agronomiche e variazioni significative di questi due parametri generano effetti importanti non solo per le rese delle produzioni, ma anche sulla struttura e fertilità del terreno stesso. L’imprenditore agricolo deve quindi trovare soluzioni e agire con tecniche agronomiche che attenuino le problematiche del rischio climatico. Le cover crops, o colture di copertura, sono una metodologia molto importante perché agiscono con colture intercalari a quelle principali, coltivate in periodi dell’anno in cui il terreno normalmente attivo nella produzione food è incolto. I benefici che apportano sono di tipo agronomico e ambientale: tra le principali ricadute positive, vi sono il miglioramento della qualità fisica e biologica del suolo, l’incremento di sostanza organica, l’incremento di azoto e di altri elementi nutritivi e la diminuzione dell’utilizzo di diserbanti contro le piante infestanti. Fino ad oggi le cover crops, anche se portatrici di grandi vantaggi fisici e biologici per la struttura del terreno per l’imprenditore agricolo, costituivano un onere economico, in quanto le piante utilizzate venivano coltivate e poi arate nel terreno, non producendo quindi reddito.

“Il percorso avviato alcuni anni fa insieme a Eni segna oggi un’importante tappa per quanto riguarda le pratiche in grado di coniugare aspetti di sostenibilità ambientale, di adeguamento al cambiamento climatico e di transizione energetica. I risultati presentati questa mattina, infatti, illustrano i grandi benefici provenienti dalla coltivazione della Brassica e dai suoi utilizzi: tali aspetti ci dimostrano la reale possibilità di avviare con successo una nuova filiera per l’approvvigionamento di materie prime per la produzione di biocarburanti legata a questa coltivazione che tenga insieme le esigenze del mondo agricolo, del mondo energetico, di quello della meccanizzazione agricola – grazie alla tecnologia sviluppata dal gruppo SDF – e delle generali linee guida per la coltivazione di sementi a fini energetici. Ennesima prova del ruolo che l’agricoltura può ricoprire in ambiti diversi da quello tradizionale legato all’alimentazione” – ha dichiarato Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF Spa.

Alcune informazioni sulla Brassica e i suoi ulteriori utilizzi

La Brassica carinata, detta anche senape abissina, appartiene alla famiglia delle brassicaceae ed è quindi un parente della colza (Brassica napus). Si può coltivare come sovescio invernale, quindi non interferisce con le colture cerealicole ad uso alimentare. Può essere definita una pianta a duplice attitudine perché, se trinciata e incorporata al terreno durante il momento della fioritura ha un potere biofumigante per il controllo dei parassiti. Invece, quando la sua maturazione è portata a termine la biomassa residua non avrà effetto biofumigante, ma incorporerà carbonio e restituirà nutrienti al terreno, riducendo le emissioni ad effetto climalterante. La Brassica, inoltre, non necessità di grandi cure e interventi, e per la sua gestione (semina e raccolta) è stata verificata l’adeguatezza di un parco attrezzature molto comune e presente in qualsiasi azienda agricola. In più, per la sua coltivazione potranno essere utilizzati anche le superfici definite “terreni marginali”.

I vantaggi potranno estendersi anche al campo della zootecnia, settore in cui BF opera in partnership con Inalca: sono infatti stati avviati degli studi per ricavare farine per i mangimi dagli scarti della lavorazione di materie prime per la produzione di biocarburanti, studi che hanno riguardato, con ottimi risultati, lo scorso anno il girasole, ma che saranno estesi anche alla Brassica.

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