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Il caso era finito in televisione. Le Iene, su Italia 1, avevano dedicato due puntate a Fabrizio Pignalberi.
E ora le denunce presentate contro di lui (per truffa soprattutto) hanno portato il gup del tribunale di Frosinone Fiammetta Palmieri a disporre il rinvio a giudizio.

Il processo, a carico di Pignalberi e dell’avvocato Simona Giuliani inizierà il 25 febbraio davanti al giudice monocratico Marta Tamburro. Il gup ha poi disposto il proscioglimento “perché il fatto non costituisce reato”, così come richiesto dal pm Barbara Trotta, per la terza persona coinvolta Tiziana Sigismondi di Monte San Giovanni Campano, assistita dagli avvocati Roberto Filardi e Giuseppe Cosimato.

Il presidente di Più Italia e il legale, assistiti dall’avvocato Mariano Giuliano, dovranno rispondere dei reati di truffa, nonché il solo Pignalberi di calunnia, falso in cambiale (per il saldo e stralcio), formazione di un falso verbale di ricezione di querela, e la sola Giuliani di falso per l’attestazione di una procura alle liti.
I fatti che la procura frusinate contesta sono risalenti tra settembre 2017 e luglio 2019 tra Frosinone, Paliano, e Piglio.

La difesa ha sempre respinto le accuse e anzi l’avvocato Giuliano, come sollecitato dallo stesso Pignalberi, ha chiesto al giudice il vaglio dibattimentale per chiarire in aula davanti a un giudice tutto quanto è stato denunciato. Alcune parti offese, presenti ieri al palazzo di giustizia si sono costituite parte civile attraverso gli avvocati Angelo Testa, Nicola Ottaviani, Gianluca Befani, Giampiero Vitti e Massimo Zaccardelli.
Alcune di loro erano comparse in video sulle Iene, lo scorso giugno.

Secondo le accuse, la Sigismondi (poi prosciolta perché il pm ha presentato dei messaggi whattsapp alle vittime, da un altro procedimento, per avvertirle che Pignalberi non è avvocato) avrebbe presentato a una donna Pignalberi «come avvocato esperto nella definizione di posizioni debitorie con la procedura “saldo e stralcio” mentre non aveva mai conseguito il titolo di avvocato».

La donna, sostiene l’accusa, avrebbe bonificato la somma di 6.000 su un conto di Pignalberi ritenendo che fosse intestato all’Agos (da qui altra imputazione per falso). Un’altra truffa è contestata ai due imputati per una trattativa stragiudiziale per un saldo e stralcio da 15.000. Anche qui, sostiene la procura, la somma è stata materialmente bonificata a Pignalberi e non all’istituto creditore. La procura contesta un intervento di Pignalberi per una procedura esecutiva su un immobile di Monte San Giovanni Campano. Secondo le accuse sarebbe stato raggiunto un accordo per il pagamento di 100.000 euro di cui la metà entro il 24 ottobre 2017.

Le vittime avrebbero effettuato due bonifici da 15.700 e 25.000 euro «sul conto corrente loro indicato – sostiene l’accusa-  corrispondente alla carta prepagata…intestata al Pignalberi affinché egli lo riversasse ad Unicredit».

L’accusa contesta l’esibizione di false ricevute, e il versamento di altri 21.262euro «con la causale “restituzione importo anticipato, deposito e diritto asta”» e di un’altra ancora per il saldo del prezzo di aggiudicazione. Sempre con riferimento alla stessa parte offesa a Pignalberi si contesta «un falso verbale di ricezione di querela». A Pignalberi sono contestati altri saldo e stralcio per chiudere in un caso un debito di 10.950 euro e nell’altro di 28.000 euro «il tutto –  sostiene la procura – presentandosi come avvocato».

E ancora altra accusa di truffa per le procedure necessarie a partecipare all’asta di un immobile, per l’acquisto di un immobile di un’altra donna e per cartelle da rottamare. Contestata una tentata truffa per il risarcimento di danni per il crollo di pannelli solari dal tetto di un’officina. C’è un capitolo che riguarda le attività per il dissequestro di un’autodemolizione per reati ambientali, «millantando rapporti di conoscenza» con il pm titolare del fascicolo. E per la consegna di 3.000 euro per il ricorso al Tar, «anche sostenendo di dover consegnare la somma di 380 euro al procuratore De Falco il quale a suo dire gli aveva detto di fare ricorso» più altre somme varie. Infine, a Pignalberi è contestata una calunnia per una denuncia presentata contro uno dei denunciati. Pignalberi ha sempre respinto le accuse, sostenendo che i pagamenti erano riferibili o a riparazioni o ad acquisiti di vetture. Inoltre la difesa sostiene che tra i documenti sequestrati ci sono delle mail in cui il presidente di Più Italia diffidava la segretaria a presentarlo come avvocato e che non ha mai detto di essere avvocato.

 

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