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L’installazione di pannelli in vetro atti a chiudere integralmente un porticato che si presenti aperto su tre lati determina la realizzazione di un nuovo locale autonomamente utilizzabile, con conseguente incremento della preesistente volumetria: niente terzo condono edilizio in zona vincolata.

Che tipo di intervento configura la chiusura di un porticato?

Se determina incremento di volumetria, di sicuro è assimilabile a una nuova costruzione assentibile con permesso di costruire e non condonabile in zona vincolata.

Lo ha chiarito il Tar Lombardia (Milano) nella sentenza 1663/2024 del 31 maggio scorso, inerente un diniego di condono edilizio per l’intervento in sanatoria di eliminazione di un locale caldaia, della chiusura parziale del porticato esistente per la formazione di una taverna e la realizzazione del bagno di servizio in strada.

 

Le opere edilizie

Le opere abusivamente realizzate consistono nella eliminazione del locale caldaia, nella (ulteriore) chiusura parziale del porticato (da un lato con muratura, dall’altro con basculante) ai fini della formazione di una taverna e nella realizzazione di un bagno di servizio interno, il tutto in zona vincolata paesaggisticamente.

 

Terzo condono edilizio in zona vincolata: le condizioni

L’art. 32, comma 27 DL 269/2003 (Terzo condono edilizio) dispone che «…le opere abusive non sono comunque suscettibili di sanatoria, qualora: … d) siano state realizzate su immobili soggetti a vincoli imposti sulla base di leggi statali e regionali a tutela degli interessi idrogeologici e delle falde acquifere, dei beni ambientali e paesistici, nonché dei parchi e delle aree protette nazionali, regionali e provinciali qualora istituiti prima della esecuzione di dette opere, in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici».

Inoltre, “ai sensi dell’art. 32, comma 27, lett. d), del D.L. 30 settembre 2003 n. 269, convertito nella L. 24 novembre 2003, n. 326, le opere abusivamente realizzate in aree sottoposte a specifici vincoli sono sanabili solo se, oltre al ricorrere delle ulteriori condizioni – e cioè che le opere siano realizzate prima dell’imposizione del vincolo, che siano conformi alle prescrizioni urbanistiche e che vi sia il previo parere dell’Autorità preposta alla tutela del vincolo – siano opere minori senza aumento di superficie e volume (restauro, risanamento conservativo, manutenzione straordinaria). Pertanto, un abuso comportante la realizzazione di nuove superfici e nuova volumetria in area assoggettata a vincolo, indipendentemente dal fatto che il vincolo non sia di carattere assoluto, non può essere sanato (Cons. Stato, sez. VI, 15/11/2022, n. 9986)”.

Ne deriva che, a prescindere dalla natura relativa o assoluta del vincolo paesaggistico insistente sull’area, l’opera in concreto realizzata (come visto, tamponatura del porticato esistente e creazione di un bagno di servizio interno, con aumento di superficie di circa 38 mq) non era sanabile, non essendo riconducibile alle c.d. opere minori di cui ai numeri 4, 5 e 6 dell’allegato 1 al D.L. 269/2003 (restauro, risanamento conservativo, manutenzione straordinaria).

 

Chiusura del porticato con pannelli in vetro: quando serve il permesso di costruire

L’installazione di pannelli in vetro atti a chiudere integralmente un porticato che si presenta aperto su tre lati determina senz’altro la realizzazione di un nuovo locale autonomamente utilizzabile.

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Tamponatura del porticato: è una nuova costruzione

Secondo il ricorrente, l’intervento di cui si tratta non potrebbe qualificarsi in termini di “nuova costruzione” neppure ai sensi dell’art. 3, co. 1, lett. e.6) D.P.R. 380/2001 “atteso il modesto aumento volumetrico ricavato dalla parziale chiusura del porticato (38 mq) e quindi ben inferiore al limite del 20% condonabile”.

L’intervento è consistito nella tamponatura di un originario portico, di fatto trasformandolo in un vano chiuso.

Secondo la costante giurisprudenza del Consiglio di Stato (v. da ultimo, sez. II, 1 settembre 2021, n. 6186) “l’installazione di pannelli in vetro atti a chiudere integralmente un porticato che si presenti aperto su tre lati, determina, senz’altro, la realizzazione di un nuovo locale autonomamente utilizzabile, con conseguente incremento della preesistente volumetria” (v. ex multis Cons. Stato, sez. II, 27 giugno 2019, n. 4437; sez. V, 5 maggio 2016, n. 1822).

L’intervento, cioè, va riguardato dall’ottica del risultato finale, ovvero il rilevato aumento di superficie e di volumetria, sia che ciò consegua alla chiusura su tutti i lati, sia che ne implichi anche la copertura, pure con superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente apribili.

Tra l’altro, l’avvenuta realizzazione di un vano aggiuntivo mediante tamponatura di un portico non può neppure qualificarsi come pertinenza in senso urbanistico, in quanto integra un nuovo locale autonomamente utilizzabile il quale viene ad aggregarsi ad un preesistente organismo edilizio, per ciò solo trasformandolo in termini di sagoma, volume e superficie.


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