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Medici in pensione a 68 anni con Enpam, e con l’Inps a 67 anni negli ospedali privati e a 65 più 40 di servizio effettivo se dirigenti del Servizio sanitario? In realtà questa “triade” valida per la pensione di vecchiaia va incontro a molte eccezioni. Inoltre, le misure recenti convergono nell’aumentare l’età pensionabile. In ambito Inps la regola sono i 67 anni con 20 di contributi inclusivi di riscatto di laurea e periodo di leva (un limite che dal 2016 non cresce perché Istat non registra incrementi della speranza di vita). Ma sono arrivati gli incentivi del Milleproroghe: se tra i contribuenti Enpam il medico convenzionato poteva lasciare gli assistiti anche a 70 anni, da quest’anno nel caso manchino giovani colleghi per rimpiazzarlo può chiedere ed ottenere di mantenere gli assistiti fino a 72 anni; per i medici ospedalieri il tetto era stato portato in precedenza a 72 anni dal Milleproroghe 2023. La domanda successiva è: si può ancora andare in pensione? Sì, ma serve giudizio. Vediamo prima i medici dipendenti, contribuenti Inps, poi i convenzionati, contribuenti Enpam.

Dipendenza – Quest’anno c’è quota 103: si ha diritto se si raggiunge un’età anagrafica di almeno 62 anni ed un’anzianità contributiva minima di 41 anni. Sotto i 41 non si va a meno di non svolgere lavori usuranti, tra i quali quello di medico non c’è per via di una promessa non mantenuta: il legislatore nel 1993 aveva inserito medici e chirurghi d’urgenza ed anestesisti rianimatori tra le categorie incluse, ma il decreto legislativo 273 non è mai stato tradotto da decreti attuativi. C’è di peggio. Con l’ultima Finanziaria l’assegno è ricalcolato in modo da penalizzare chi più in anticipo si pensiona rispetto al requisito dei 67 anni. All’ultimo momento, ai medici che negli anni Novanta erano iscritti a Cassa pensioni sanitari ed agli infermieri che erano iscritti a Cpdel il legislatore ha garantito il calcolo dell’assegno con il sistema retributivo senza penalità per ogni mese che ritarderanno l’anticipo del pensionamento. L’assegno arriverà dopo 3 mesi dalla maturazione dei requisiti (e non 9 come per gli altri pubblici dipendenti) nel 2024, dopo 4 mesi nel 2025, dopo 5 nel 2026, 7 nel 2027 e 9 mesi nel 2028. Una volta in pensione di vecchiaia si può comunque lavorare e si può essere persino riassunti come dipendenti senza tagli all’assegno. Ma attenzione a tre cose: primo, chi va via prima dei 63 anni se inizia a lavorare come dipendente perde il diritto all’assegno previdenziale mentre se inizia un’attività da autonomo perde il diritto al 50% della pensione che eccede la minima dell’Inps, pari a 598 euro mensili. Secondo, attenzione alla controversa normativa sul lavoro dipendente dei pensionati nella Pubblica amministrazione! Terzo, infine, su tutti i redditi lavorativi si devono pur sempre pagare le tasse nonché i contributi pari al 24% dei proventi per Inps, a meno –come vedremo– per Enpam.

Convenzione – Per pensionati ex medici di famiglia, ex pediatri, ex specialisti ed anche ex ospedalieri che continuano a lavorare in proprio, gli anni scorsi un taglio sui contributi all’Enpam ha semplificato la prosecuzione del lavoro se già versano ad altre casse, riducendolo al 9,75% dei proventi. Nelle casse previste dal decreto legislativo 509/94, cioè, preesistenti alla riforma Dini che dirottò il calcolo dell’assegno Inps sul metodo contributivo, andar via in anticipo è nel complesso un’ipotesi prevista, e lo è anche lavorare dopo la pensione. In Enpam è possibile andare in pensione anticipata a partire dai 62 anni se si possiedono 35 anni di contributi e 30 di anzianità di laurea. E quando si raggiungono i 42 anni di contributi non c’è limite di età. Anche per ingegneri e architetti (che possono andare via a 63 anni e 6 mesi con 35 anni di contributi), o per i commercialisti (che possono uscire a 61 anni con 38 di contributi) per andar via senza penalità, ricevere l’assegno, continuare a lavorare da liberi professionisti basta una somma tra età e contributi dai 97 ai 99 anni – e non 100, 102 o 103 come in Inps. Ma niente è regalato. Come dichiara al Sole 24 Ore del 25 marzo il presidente Enpam Alberto Oliveti, «le casse private hanno meccanismi di calcolo per cui chi va in pensione prima si paga da solo il beneficio dell’anticipo ottenendo un assegno ridotto rispetto a quello di vecchiaia».

 

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