Sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il Decreto del Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti 12 novembre 2019, n. 144 contenente
“Regolamento recante la definizione dei criteri di assegnazione
delle risorse e delle modalità operative del «Fondo salva
opere»“.
La pubblicazione del decreto era prevista all’articolo 47
(rubricato “Alte professionalità esclusivamente tecniche per
opere pubbliche, gare e contratti e disposizioni per la tutela
dei crediti delle imprese sub-affidatarie, sub-appaltatrici e
sub-fornitrici”) del Decreto-Legge 30 aprile 2019, n. 34
recante “Misure urgenti di crescita economica e per la
risoluzione di specifiche situazioni di crisi” (c.d.
Decreto Crescita), la cui legge di conversione 28 giugno 2019, n.
58.
Con i commi da 1-bis a 1-septies del citato art. 47 sono
introdotte delle norme in aiuto alle imprese sub-appaltatrici e
sub-fornitrici che non vengono pagate dal General contractor in
crisi. Norma voluta, in particolare, per sbloccare i cantieri fermi
(come quelli di Cmc o Astaldi).
In particolare, con l’articolo 2 (rubricato “Risorse del fondo”)
del provvedimento è prevista l’istituzione di un fondo
denominato appunto “Fondo salva-opere” alimentato
dal versamento di un contributo pari allo 0,5% del valore del
ribasso offerto dall’aggiudicatario delle gare di appalti pubblici
di lavori, nel caso di importo a base d’appalto pari o superiore a
euro 200.000, e di servizi e forniture, nel caso di importo a base
d’appalto pari o superiore a euro 100.000. Il predetto contributo
rientra tra gli importi a disposizione della stazione appaltante
nel quadro economico predisposto dalla stessa al termine di
aggiudicazione definitiva.
Le risorse del Fondo sono destinate a soddisfare, nella misura
massima del 70%, i crediti insoddisfatti dei sub-appaltatori, dei
sub-affidatari e dei sub-fornitori nei confronti dell’appaltatore
ovvero, nel caso di affidamento a contraente generale, dei suoi
affidatari di lavori, quando questi sono assoggettati a procedura
concorsuale, nei limiti della dotazione del Fondo. Le
amministrazioni aggiudicatrici o il contraente generale, entro
trenta giorni dalla data dell’aggiudicazione definitiva, provvedono
al versamento del contributo all’entrata del bilancio dello Stato
per la successiva riassegnazione al Fondo.
I sub-appaltatori, i sub-affidatari e i sub-fornitori, al fine
di ottenere il pagamento da parte del Fondo salva-opere dei crediti
maturati prima della data di apertura della procedura concorsuale e
alla stessa data insoddisfatti, devono trasmettere
all’amministrazione aggiudicatrice ovvero al contraente generale la
documentazione comprovante l’esistenza del credito e il suo
ammontare. L’amministrazione aggiudicatrice ovvero il contraente
generale, svolte le opportune verifiche, certifica l’esistenza e
l’ammontare del credito.
Con una dotazione di 45,5 milioni di euro,
12 per il 2019 e 33,5 per il 2020, il Fondo andrà
a ristorare i crediti verso le aziende interessate da crisi avviate
dopo il primo gennaio 2018, come ad esempio le imprese siciliane
interessate dalla crisi di Cmc e quelle impegnate nella costruzione
del Quadrilatero Umbria/Marche, interessate dalla crisi di
Astaldi.
Il provvedimento è costituito dai seguenti articoli:
- art. 1 – Oggetto
- art. 2 – Risorse del Fondo
- art. 3 – Accesso alle risorse del Fondo
- art. 4 – Erogazione delle risorse
- art. 5 – Disposizioni finanziarie.
“Accogliamo con favore la notizia data dal Vice
Ministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri,
dell’imminente pubblicazione del decreto che dà
attuazione al Fondo Salva opere per pagare le
imprese creditrici dei grandi gruppi in crisi, ma
le risorse previste sono una goccia nello
stagno”, commenta il Presidente dell’Ance,
Gabriele Buia.
“Apprezziamo lo sforzo del Governo nel dare
finalmente attuazione a una norma che come Ance ci
siamo battuti per far approvare nel Decreto crescita della
scorsa primavera, ma la provvista di tale fondo
che, per il 2019 e il 2020 è stata fissata, rispettivamente a 12
mln€ e a 33,5 mln€, appare assolutamente
inadeguata a soddisfare, in tempi brevi, un
fabbisogno che, attualmente, ammonta a centinaia di milioni
di euro”, spiega il Presidente dell’Ance.
Per questa ragione l’Associazione dei costruttori aveva
chiesto al Governo di inserire una
norma all’interno della Legge di Bilancio
che prevedesse la possibilità per la Cassa depositi e
prestiti di anticipare le risorse finanziare necessarie per dare
immediato ristoro a imprese che rischiano di fallire,
lasciando a casa migliaia di lavoratori. Risorse che peraltro
rientrerebbero alla Cassa annualmente attraverso
il contributo dello 0,5% del valore dei ribassi
offerti nelle gare di appalti pubblici, che alimenta il Fondo.
“Auspichiamo che nell’ultima stesura della Legge di
bilancio possa trovare accoglimento questa
proposta di buon senso che consentirebbe
di sanare un’ingiustizia che riguarda numerose imprese del sistema
e di non bloccare importanti lavori che sono appesi al
destino di queste imprese”, conclude Buia.
A cura di Redazione
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