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Dopo anni di indagini, informative e anche una rogatoria internazionale, ora c’è una data. Il 12 gennaio 2023 inizierà il processo che dovrà far luce sul gigantesco buco legato ai fallimenti dei Magazzini Darsena, di Partxco e di Sinteco.

Per quei fatti il pm Stefano Longhi chiama a rispondere Roberto Mascellani, ingegnere di 73 anni, uno degli imprenditori che ha segnato la storia recente di Ferrara nella prima decade degli anni Duemila, tra industria e sport. Mascellani infatti è stato anche presidente del Basket Club, riuscendo a portarlo in serie A1 dal 2008 al 2010.

Ora però il suo nome è anche legato a una presunta bancarotta fraudolenta per aver distratto fondi al fallimento tramite operazioni tra società che controllava direttamente o delle quali era il referente ultimo.

E qui si apre una galassia di scatole cinesi, con diramazioni che dall’Italia portano al Lussemburgo, a conti in Svizzera e alle Isole Vergini. Questo almeno secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura estense, che ha prodotto come fonti di prima almeno una dozzina di informative e una rogatoria internazionale.

Movimenti, almeno i primi, che partono da lontano, dal 2005, per arrivare ai tempi in cui era in corso il fallimento dei gioielli finanziari del costruttore.

L’accusa nei confronti di Mascellani è tripartita. Si parte dalla bancarotta di Magazzini Darsena, passando da quella di Partxco per arrivare a Sinteco.

Per quanto riguarda la prima, a Mascellani viene contestata la bancarotta fraudolenta per aver distratto o dissipato il patrimonio di Magazzini Darsena, società controllata da Partxco (già Sinteco), che deteneva l’intero capitale sociale di Sinteco Holding, a sua volta socio unico di Sinteco Real Estate, che possedeva l’intero capitale sociale della società fallita.

In veste di amministratore unico di Magazzini Darsena, secondo la procura, l’imputato avrebbe distratto o dissipato il patrimonio societario per l’importo di quasi 21 milioni di euro.

E questo erogando a Sinteco Real Estate e ad altre società del gruppo finanziamenti, solo parzialmente restituiti, “di entità del tutto sproporzionata rispetto alla propria capacità di produrre flussi finanziari nel tempo”. In questo modo la società si sarebbe spogliata, “in modo sistematico e irragionevole, e comunque in assenza di adeguati vantaggi compensativi”, di ingenti risorse economiche.

Gli inquirenti hanno ricostruito passo dopo passo il percorso che avrebbe portato a far sparire il denaro.

Il 26 settembre 2006 l’imputato avrebbe erogato attraverso Magazzini Darsena a Sinteco Real Estate (della quale era presidente e legale rappresentante) 6 milioni di euro a titolo di finanziamento attivo, allo scopo di pagare il prezzo delle azioni ordinarie di Carife.

Si contano 155mila azioni, al prezzo di 36,10 euro l’una, per un importo di 5.595.000, poste in vendita dallo stesso Mascellani e delle quali Sinteco Real Estate aveva disposto l’acquisto con delibera del cda. Il motivo della delibera si fondava su un “interesse per la società, collegato a possibili sviluppi futuri per l’attività d’impresa”.

Ma secondo la procura tale finanziamento non è mai stato restituito da Sinteco Real Estate nonostante quest’ultima potesse saldare il suo debito grazie alla rivendita delle azioni, avvenuta appena tre mesi dopo l’acquisto.

Non solo. Buona parte di quei 6 milioni, per l’esattezza 5 milioni, finisce – dopo alcuni passaggi intermedi nei quali sarebbe intervenuta la società svizzera “Gabriel Fiduciaria”, che secondo la magistratura agiva su mandato dello stesso Mascellani – su un conto svizzero acceso presso la Banca Pictet et Cie di Ginevra, conto intestato a una società con sede in Lussemburgo, la “Corali Holding S.A.”, della quale Mascellani era unico titolare. Circa 4 milioni, figli di questa operazione, vennero in seguito sequestrati dalla Guardia di Finanza nell’agosto 2016. Nel dettaglio vennero sequestrati 700mila euro in titoli e 3,3 milioni suddivisi in 33 assegni.

Pochi mesi dopo, il 20 dicembre 2006, altro trasferimento di danaro. Dalle casse di Magazzini Darsena finiscono in quelle di Sinteco Real Estate 1 milione e 600mila euro. Questa volta lo scopo – presunto – è quello di consentire alla stessa di finanziare parte dell’acquisto della Laco Srl di altre azioni Carife. Si tratta di due lotti di azioni ordinarie, per le cifre di 6.650.952 e 6.551.512. Anche questo finanziamento non viene restituito da Sinteco, nonostante avesse ottenuto la restituzione dei propri soldi da Laco Srl.

Tra il 17 aprile e il 4 luglio 2007 si contano poi quattro bonifici sempre a favore di Sinteco Real Estate. Ognuno per la somma di 1 milione e mezzo di euro. Quei 6 milioni Sinteco li gira immediatamente a Partxco, della quale all’epoca Mascellani era amministratore unico. Con quei soldi Partxco salda il proprio debito nei confronti di Magazzini Darsena, debito legato a una controversia per un contratto di appalto.

Un giro vorticoso di denaro per simulare un pagamento, di fatto, mai avvenuto e il relativo credito – sostiene la procura – diventa così oggetto di un consapevole e volontario mancato incasso.

A Mascellani vengono contestate anche operazioni avvenute tra il 31 dicembre 2008 e il 15 giugno 2009. In quelle date l’imprenditore avrebbe compensato propri crediti reali con crediti inesistenti di Partxco e di Sinteco Real Estate per un importo di 7 milioni e 320mila euro. Per effetto di tale artificio venne distratta la somma corrispondente a crediti volontariamente non riscossi.

Per quanto riguarda le vicende di Partxco, gli intrecci sospetti vanno dal 2005 al 2006. Con quelle operazioni le casse della società si svuotavano di 3 milioni e 390mila euro.

Nello specifico, il 7 aprile 2005, Partxco – di cui Mascellani era amministratore unico fino al 2008 – corrisponde 1.350.000 alla Colebrok Investments Corp per il pagamento di un credito nato da una transazione risalente al 2003 tra Sinteco e Cinestar International B.V..

Quel credito però era oggetto di una precedente rinuncia da parte di Cinestar International, dal momento che la transazione da cui originava era stata superata da successivi accordi tra le parti. Accordi che liberavano la società debitrice da ogni pretesa. Nonostante questo, il credito viene ceduto, il 15 dicembre 2004, per il prezzo simbolico di mille euro alla Colebrok, che si scoprirà avere sede nelle Isole Vergini Britanniche, anch’essa riconducibile, sempre secondo la procura, a Mascellani. Ottenuto il pagamento, la Colbrok avrebbe girato la somma sul conto corrente svizzero intestato alla società lussemburghese, sempre facente capo all’imprenditore ferrarese.

Altro episodio contestato risale al 6 marzo 2006. Mascellani avrebbe distratto dalle casse di Sinteco 2 milioni di euro, costituenti parte del corrispettivo pagato a “Immobiliare Campiverdi Srl”, società controllata dalla Corali Holding S.A., di cui – ricordiamo – Mascellani era unico titolare.

Quel denaro serviva per l’acquisto di un complesso immobiliare in via Darsena. Quel complesso era già oggetto di una promessa di acquisto, per l’importo di 2.840.000 da parte della Gabrieli Fiduciaria, che agiva su mandato della Corali Holding, vale a dire lo stesso Mascellani. Tale promessa di acquisto viene ceduta alla “Immobiliare Campiverdi”(sempre Mascellani). Alla fine il prezzo di vendita, da Immobiliare Campiverdi a Sinteco, sarà di quasi 5 milioni. Il sofisticato circuito di società intermediarie termina con i 2 milioni versati all’inizio del giro che finiscono nel famoso conto svizzero.

Viene infine il capitolo Sinteco Holding, di cui Mascellani era amministratore unico. Una società che in realtà, secondo il pubblico ministero, fungeva da sub holding, in quanto da un lato era controllata dalla holding di partecipazioni Partxco, che ne deteneva l’intero capitale, e dall’altro lato controllava, quale socio unico, le società CIR Costruzioni, Sinteco Engineering e Sinteco Real Estate. A sua volta Sinteco Real Estate deteneva l’intero capitale di Magazzini Darsena, Tarsia, Canova e Cogef.

L’accusa qui è di aver dissipato il patrimonio di CIR Costruzioni e di Sinteco Real Estate, società che si sono fuse tramite incorporazione in Sinteco Holding nella fase esecutiva del concordato preventivo omologato dal tribunale nel dicembre 2014. La procura parla di 9 milioni e 600mila euro.

Come sarebbero scomparsi questi soldi? L’imputato avrebbe erogato a Partxco finanziamenti – non restituiti – di entità del tutto sproporzionata alle rispettive capacità di produrre flussi finanziari nel tempo, spogliandosi così “in modo sistematico e irragionevole e comunque n assenza di adeguati vantaggi compensativi”, di ingenti risorse economiche.

Mascellani, in qualità di presidente del cda di CIR, avrebbe erogato in due tranches, il 30 ottobre 2009 e il 20 maggio 2010, a Partxco la somma di 1 milione e 300mila euro a titolo di “cash pooling”, operazione che prevede l’accentramento a un unico soggetto delle disponibilità finanziarie del gruppo. Ma questo in assenza di formalizzazioni di rapporti giuridici interni al gruppo di imprese e senza garanzie di restituzione dell’importo.

Sempre in qualità di presidente di CIR, Mascellani avrebbe erogato dal 2008 al 2010 a Partxco 2 milioni e 100mila euro a titolo di “finanziamenti attivi”, anche qui in assenza di una adeguata giustificazione, senza previsione di un termine di scadenza e senza la pattuizione di interessi. Anche qui, come sopra, senza alcuna ragionevole garanzia di restituzione, dal momento che Partxco manifestava già dal 2003 segnali inequivocabili di uno stato di insolvenza.

Come presidente del cda di Sinteco Real Estate, poi, Mascellani avrebbe erogato, tra il 31 dicembre 2006 e il 4 giugno 2013 a Partxco 6 milioni e 200mila euro, la gran parte a titolo di finanziamenti infruttiferi e parte per pagare delle fatture emesse da fornitori di Partxco. Esborsi avvenuti in assenza di contropartita e sempre senza garanzie di restituzione.

Quanto al fallimento di Sinteco Holding, nella quale in fase di concordato si era fusa Sinteco Real Estate, in qualità prima di presidente del cda di Sinteco Real Estate fino al 20 marzo 2014 e poi di liquidatore, “allo scopo di favorire sé stesso in danno degli altri creditori”, l’imputato avrebbe effettuato, anche se in quel periodo la società era in dissesto, pagamenti a proprio vantaggio per 162mila euro a titolo di compensi professionali per la direzione lavori.

Nel procedimento risultano parti lese le tre curatele degli altrettanti fallimenti dei colossi della galassia di Mascellani: Magazzini Darsena, Partxco e Sinteco Holding.

 

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