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È in corso il procedimento di conversione, da parte della Commissione finanze del Senato, del nuovo decreto Superbonus. Lo stesso si preannuncia piuttosto complesso, soprattutto alla luce delle numerose proposte di modifica presentate dalle varie forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Secondo le previsioni, comunque, l’esame del provvedimento dovrebbe chiudersi entro la metà di maggio.

Uno dei principali problemi inerenti al precedente Superbonus è stato quello delle molteplici truffe realizzate da parte di cittadini e imprese edili, nonché la scarsa conformità degli interventi edilizi realizzati.
Per tale motivo, il Governo è intervenuto per rendere più efficienti e penetranti i controlli che devono essere effettuati da parte dei Comuni. Questi ultimi, infatti, oltre ai controlli già effettuati con riferimento al precedente Superbonus, avranno l’ulteriore funzione di monitorare l’andamento di altre misure, fra le quali il “Bonus barriere architettoniche” e il “Bonus facciate”.

Al fine altresì di incentivare l’azione dei Comuni, il nuovo decreto Superbonus ha previsto la possibilità per gli stessi enti locali, in caso di erogazione di sanzioni dovute ad irregolarità compiute da cittadini e imprese richiedenti l’accesso al Superbonus, di trattenere il 50% delle somme incassate attraverso il pagamento delle suddette sanzioni. Lo scopo è quello di fornire, nei confronti degli enti locali, risorse aggiuntive, incentivando al contempo l’efficienza dei controlli dagli stessi effettuati.

Sussiste tuttavia qualche perplessità in ordine alla notevole estensione dei controlli che i Comuni saranno chiamati ad effettuare. Infatti, a causa degli organici ridotti e del numero piuttosto ampio di edifici – si parla di circa 500.000 immobili solo per il Superbonus – da controllare, non è chiaro se gli enti locali siano effettivamente capaci di adempiere alla funzione loro assegnata.
Ai suddetti numeri vanno poi aggiunti i monitoraggi da fare con riferimento alle altre agevolazioni, ovvero il “Bonus barriere architettoniche” e il “Bonus facciate”.

Vediamo adesso più nel dettaglio cosa prevedono questi ultimi due bonus e quali sono i vantaggi da essi derivanti.


Con riferimento al “Bonus barriere architettoniche”, esso si prefigge come risultato l’eliminazione delle barriere architettoniche ed è stato di recente oggetto di modifica ad opera del c.d. decreto Salva spese, ossia il d.l. n. 212/2023.
Quanto ai vantaggi fiscali previsti dal bonus, esso garantisce, fino al 2025, una detrazione del 75% dell’Irpef per tutte le spese affrontate per lo svolgimento di lavori di rimozione delle cc.dd. barriere architettoniche, ossia gli ostacoli alla mobilità negli edifici.
L’ambito di applicazione dello sgravio fiscale è piuttosto ampio, dal momento che gli interventi possono riguardare scale, rampe, ascensori e piattaforme elevatrici.

Quanto invece al “Bonus facciate”, quest’ultimo non è più attivo dal 2023.
Più nel dettaglio, esso riconosceva una detrazione d’imposta del 90% per le spese sostenute negli anni 2020 e 2021 e una detrazione del 60% per le spese inerenti al 2022. In particolare, al fine di beneficiare di tale sgravio, dovevano essere stati realizzati interventi di restauro delle facciate esterne degli edifici. Anche in questo caso, l’ambito di applicazione era piuttosto ampio, in quanto potevano beneficiare della misura gli interventi inerenti immobili appartenenti a qualsiasi categoria catastale, inclusi anche i cc.dd. immobili strumentali, ovvero quelli utilizzati per lo svolgimento di un’arte o di una professione.



 

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