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Napoli. Minacciano di consegnare le fasce in Prefettura se non si farà definitivamente chiarezza sul destino delle quarantamila richieste di condono presentate in virtù di due leggi dello Stato che nel 1984 e nel 1995 edilizio consentivano di sanare, previa autodenuncia, fenomeni di abusivismo edilizio. Sono i 22 sindaci della zona rossa da anni alle prese con le pressioni dei cittadini che rischiano di vedersi distruggere le case dalle ruspe. Un danno cui si aggiungerebbe la beffa di dover dichiarare dissesto perché, dovendo restituire gli oneri versati per ottenere il rilascio dei titoli abilitativi, i bilanci dei Comuni salterebbero tutti.
L’IMPASSE
A provocare l’impasse sarebbe l’interpretazione della legge regionale del 2003 che detta le norme urbanistiche per i comuni rientranti nelle zone a rischio vulcanico dell’area vesuviana. Da Ottaviano a Torre del Greco, da Somma Vesuviana a San Giorgio a Cremano: ovunque si rischia di saltare e non solo a causa di un’ eruzione vulcanica. Da qui l’appello alla Regione di modificare la legge specificando in maniera chiara che è possibile procedere al rilascio delle concessioni in sanatoria.
Una richiesta diventata ordine del giorno di una audizione nella quarta commissione regionale presieduta da Luca Cascone. Uno dopo l’altro gli amministratori hanno chiesto soluzioni veloci e definitive: «Abbiamo la necessità di tornare nelle nostre città e di dare delle risposte. I nostri concittadini si stanno costituendo in comitato. In assenza di chiarezza – ha spiegato con decisione il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno – sarò costretto a revocare le 2700 richieste di condono e procedere con gli abbattimenti ed a dichiarare il dissesto».
LE RICHIESTE
La sintesi di ciò che servirebbe per uscire dall’impasse l’ha fatta il sindaco di Ottaviano Luca Capasso: «Occorre una modifica della legge regionale che consenta di dare risposte alle decine di migliaia di domande di condono che giacciono negli uffici tecnici dei Comuni dal 1985, ma ci vuole anche un ripensamento dei confini del Parco del Vesuvio: bisogna superare l’idea ipocrita che tutto il territorio vesuviano si trovi in un’area protetta, anche case che si trovano a chilometri di distanza dal vulcano».
«Sono ben 4108, le richieste di condono parcheggiate senza una risposta all’ufficio tecnico del Comune di Ottaviano. In più di 30 anni sono stati rilasciati solo otto condoni. Questo succede – ha spiegato ancora Capasso – perché la Sovrintendenza ai beni paesaggistici non rilascia alcun il parere: né positivo, né negativo. I cittadini pagano per presentare la domanda, il Comune istruisce la pratica e poi tutto si blocca in Sovrintendenza: così, ad oggi a Ottaviano e nei comuni del Parco del Vesuvio ci sono decine di migliaia di domande di condono in attesa di una sacrosanta risposta».
PROPOSTE E SOLUZIONI
Bruno Discepolo, assessore all’urbanistica della giunta De Luca ha annunciato la presentazione di un testo unico in materia di urbanistica destinato di fatto ad abrogare anche la legge incriminata. Una soluzione che non ha convinto né i sindaci né i consiglieri di opposizione in consiglio regionale: «Iter troppo lungo e tra poco si va al voto». «Come opposizione di centro destra – ha sottolineato Maria Grazia di Scala, consigliere regionale di Forza Italia – abbiamo presentato degli emendamenti per facilitare l’approvazione dei condoni nelle zone vincolate ma sono sempre stati dichiarati inammissibili. Poi a sei mesi dalle elezioni è spuntato il testo unico». Per mettere d’accordo tutti si è stabilito di nominare una sottocommissione composta da consiglieri di tutte le forze politiche: lavoreranno a un emendamento alla prossima legge di bilancio.

Carmen Fusco Il Mattino



 

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