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Per due locali, in totale 50 metri quadri, a via Laurentina chiedono 1300 euro al mese, a via dei Sabelli per un appartamento analogo ne chiedono 1250. Si può scendere a 900 euro se ci si sposta alla Romanina o a Porta di Roma. Sono case minime dove una famiglia non può vivere, ma per avere qualche metro in più a Porta di Roma si sale a 1300 euro. La scelta non è ampia, perché molti alloggi sono destinati agli affitti brevi o a case vacanze. A Roma su Airbnb ci sono 25mila appartamenti offerti in affitto, in tutta Italia sono 650mila le case sui portali del turismo.

A Roma il 42,2% dei cittadini guadagna meno di 15mila euro l’anno (Caritas Roma nel suo Rapporto 2023 sulle povertà), solo le spese legate alla casa “mangiano” tra il 40 e il 50% del reddito di un nucleo familiare.

E quando non si riesce più a pagare il canone di affitto arriva lo sfratto. Si tratta di un’emergenza sociale certificata dai dati del ministero dell’Interno diffusi a ottobre 2023. Secondo questi dati nel 2022 i provvedimenti esecutivi sono aumentati del 218% rispetto al 2021, in totale a livello nazionale sono stati emessi 42mila provvedimenti di sfratto.
A Roma su 6.591 richieste di esecuzione, di cui il 70% per morosità, ne sono state eseguite 2.784, cioè 232 al mese. La Legge di Bilancio per il 2023 non ha rifinanziato il fondo di sostegno all’affitto o il fondo per la morosità incolpevole e questo produrrà un aggravamento della situazione. Non sono solo i proprietari privati a chiedere di liberare l’appartamento, anche l’Inps ha ripreso a sfrattare i suoi inquilini, soprattutto quelli privi di titolo, nonostante le istanze di sanatoria inoltrate per farsi regolarizzare come previsto dalla Legge 164/2014. A Roma nei quartieri di Magliana e Cinecittà sono centinaia le unità immobiliari soggette a sfratto, nonostante su 26.000 immobili di proprietà dell’istituto 16.000 siano inutilizzati.

A luglio del 2023 il Consiglio Comunale di Roma ha approvato il Piano strategico per il diritto all’abitare 2023-2026, con il quale si impegnava a investire risorse per superare la così detta “emergenza abitativa” attraverso il recupero del patrimonio pubblico e l’acquisto di immobili privati inutilizzati insieme a quelli che gli enti intendono dismettere.

Finora l’amministrazione ha acquistato dall’Inps 120 appartamenti per un importo complessivo di 15,6 milioni di euro. Pochi rispetto ai duemila appartamenti di proprietà pubblica programmati nel Piano casa di Roma Capitale approvato.
Da parte del governo non sono previsti investimenti sulle politiche abitative pubbliche, solo 100 milioni sono stati stanziati ma a partire dal biennio 2027-28, per ora si guarda piuttosto a politiche per il ceto medio attraverso accordi con operatori privati. Inoltre per il 2023 il governo Meloni ha deciso di non rifinanziare il Fondo nazionale per il sostegno agli affitti, i Comuni si troveranno così a dover affrontare con risorse proprie questa emergenza. A Roma nel 2023 hanno fatto richiesta del contributo quasi 30mila famiglie.

Diventa urgente far partire il Piano strategico per il diritto all’abitare 2023-2026, che prevede l’introduzione di un assegno universale come misura di welfare abitativo e tutte le misure previste per affrontare l’emergenza abitativa in maniera rapida ed efficiente.

Il 9 febbraio si è tenuto un incontro fra le realtà sociali e i sindacati impegnati da anni nel diritto all’abitare con il Sindaco Gualtieri. Insieme a lui erano presenti gli assessori con competenze in materia, l’assessore al Bilancio Scozzese, l’assessore all’Urbanistica Veloccia, l’assessore alle Politiche abitative Zevi e l’assessore ai Servizi per il territorio Catarci.

La loro presenza ha rappresentato un passo avanti nel voler procedere all’attuazione del piano e la decisione presa a seguito dell’incontro di istituire una cabina di regia che entro tre mesi dovrà portare al sindaco risultati concreti lo dimostra. Ad accompagnare la delegazione dei movimenti erano in tanti e tante nella piazza del Campidoglio e hanno atteso per due ore il ritorno della delegazione scandendo slogan e raccontando le tante difficoltà che segnano il loro abitare. Non ultimo quello per ottenere la residenza, nonostante la Direttiva del 2022 emanata dal sindaco Gualtieri che indicava la possibilità di derogare all’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi del 2014.
Un altro passo è stato fatto verso la costruzione di una città che consenta anche a chi è povero di avere un’abitazione e condurre una vita degna.

immagine di copertina e nell’articolo di Rossella Marchini

 

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