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Soltanto grazie al Fondo centrale di garanzia e alle altre forme di sostegno pubblico a protezione dei prestiti è stata possibile, nell’ultimo anno, una crescita dello stock degli impieghi delle banche. Che cosa emerge dal report della Fabi, la federazione dei bancari guidata da Lando Maria Sileoni

 

Sempre meno orientate all’attività tradizionale, quella legata ai prestiti, e sempre più indirizzate a vendere prodotti di risparmio e anche assicurativi. E’ questa la fotografia delle banche italiane scattata dalla Fabi.

Una ricerca della Federazione autonoma bancari italiani rivela che, nel 2020, sul totale del fatturato del settore bancario, è in crescita la quota legata alle commissioni per la vendita di prodotti finanziari e assicurativi, mentre è in calo la fetta di profitti derivante dai prestiti.

COME SI MUOVONO LE BANCHE

Le banche, insomma, puntano su attività poco rischiose (la vendita di prodotti finanziari, appunto) e mettono in qualche modo in secondo piano i prestiti, ambito reso sempre più complesso anche per le regole stringenti, forse troppo, scritte in Europa.

I NUMERI SULLE COMMISSIONI

Su 78,1 miliardi di euro di ricavi totali, infatti, oltre la metà, cioè 39,4 miliardi, arriva dalle commissioni mentre il credito garantisce ricavi per 38,7 miliardi: la distanza tra le percentuali, 50,5% contro 49,5%, sembra irrilevante, ma in realtà si tratta di un ‘sorpasso’ storicamente importante che si riflette anche sulla clientela.

IL SOSTEGNO PUBBLICO

Soltanto grazie al Fondo centrale di garanzia e alle altre forme di sostegno pubblico a protezione dei prestiti – attivati dal governo per favorire un maggior apporto di liquidità all’economia reale, fiaccata dagli effetti della pandemia – è stata possibile, nell’ultimo anno, una crescita dello stock degli impieghi delle banche, emerge anche dal report della Fabi, secondo cui, tuttavia, non c’è corrispondenza tra l’ammontare dei prestiti erogati con le garanzie pubbliche e il saldo positivo dello stock.

FRA FINANZIAMENTI E GARANZIE

Se i finanziamenti garantiti dallo Stato sono stati pari a oltre 190 miliardi di euro, infatti, l’aumento complessivo dell’ammontare dei finanziamenti bancari a imprese e famiglie si è attestato a 52 miliardi. Se le garanzie statali fossero state sfruttate a pieno per sostenere nuove linee di credito, la variazione positiva avrebbe dovuto essere più vicina a 190 miliardi, invece la distanza risulta ampia.

IL RUOLO DELLA GARANZIA STATALE

“L’anomalo scarto riscontrato è spiegabile col fatto che la garanzia statale è stata utilizzata, per la fetta maggiore, per sostituire linee di credito ‘in essere’ (cioè vecchi prestiti) e non per erogare liquidità aggiuntiva alle imprese, come auspicava, invece, il governo nel varare quella norma del decreto legge 23 dell’8 aprile 2020. Le banche, in sostanza, hanno sfruttato la misura per aumentare il grado di copertura dei loro bilanci, alleggerendo il grado di rischio. Il ‘paracadute’ dello Stato, insomma, ha rappresentato una formidabile soluzione per ridurre i rischi del settore bancario”.

IL COMMENTO DI SILEONI

La riduzione dei prestiti, e quindi dei ricavi derivanti da queste attività, è legata anche all’attenzione crescente della Banca centrale europea alla qualità del credito, con regole stringenti che portano a una riduzione degli impieghi: tuttavia ci sono spazi per le banche più lungimiranti che, per esempio, potrebbero finanziare le idee e i progetti delle imprese. Va tenuta sotto stretta osservazione, poi, questa fase di aggregazioni che produrranno, nel settore bancario, una concorrenza sfrenata. Per quanto riguarda i ricavi, occorre ricordare che i fondi di investimento stranieri, tra i principali azionisti delle banche italiane, sono interessati esclusivamente ai dividendi e più sono alti, più gli amministratori delegati delle stesse banche preservano le loro posizioni di vertice. Tutto questo quadro potrebbe causare danni alla clientela bancaria, sia famiglie sia imprese, che, comunque, nell’ambito di un mercato libero e in piena concorrenza, potrà sempre scegliere le soluzioni più adeguate alle proprie esigenze”, ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, alla ricerca sul settore bancario del sindacato.sottolinea la Fabi.

 

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