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VIBO VALENTIA Il Tribunale di Vibo Valentia ha emesso le prime sentenze per il processo nato dall’inchiesta “The Best Shop”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia all’epoca guidata da Mario Spagnuolo e che, il 24 ottobre del 2013, portò all’arresto di quattro persone, con il blitz delle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia, tutte accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta impropria patrimoniale e preferenziale nonché sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. 

La condanna

Oggi il Tribunale vibonese, presieduto da Tiziana Macrì, con i giudici Giorgia Ricotti e Violetta Romano, ha condannato Franco Zezzo, amministratore e legale rappresentante della “MODART srl”, azienda dichiarata fallita dal Tribunale di Catanzaro del 26 novembre 2012, in merito alla condotta che riguarda un assegno circolare di 10mila euro. Zezzo, infatti, è stato assolto dall’accusa di aver distratto il patrimonio aziendale. Riconosciute le attenuanti generiche, Franco Zezzo è stato condannato a due anni di reclusione, oltre all’inabilitazione all’ esercizio di una impresa commerciale e l’incapacità ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata di due anni. 

Le assoluzioni «per non aver commesso il fatto»

Sono stati invece assolti «per non aver commesso il fatto» altri due imputati, Francesco Greco,  e Umberto Maurizio Artusa, soci e amministratori della “MART srl”, società dichiarata fallita dal Tribunale di Vibo Valentia il 10 maggio 2010. I due, infatti, erano stati accusati di aver distratto somme anche per alcuni milioni di euro, insieme ad un altro socio, Mario Artusa, fratello di Maurizio, che ha scelto invece il processo con rito abbreviato.  

L’inchiesta 

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il “modus operandi” degli arrestati era finalizzato al depauperamento del patrimonio sociale, mediante la costituzione continuata nel tempo di diverse società operanti nel medesimo settore commerciale e le cui sedi legali e unità locali a volte coincidevano tra loro e nel momento in cui l’esposizione debitoria di una di queste assumeva livelli rilevanti, gli amministratori e i soci della stessa, con lo scopo di arrecare pregiudizio ai creditori, indirizzavano delittuosamente la società al fallimento avviando un processo di distrazione della liquidità e di sottrazione di merce da una società all’altra per poi farle confluire alle attuali società attive. Il danno patrimoniale causato alle società fallite, dai fatti di bancarotta fraudolenta accertati era stato quantificato in oltre 3 milioni di euro.  Fra i beni sequestrati, i negozi di alta moda del gruppo Artusa situati a Vibo Valentia su Corso Vittorio Emanuele III, uno a Lamezia Terme, su corso Nicotera, e a Milano, in via Modena. I giudici hanno anche ordinato il dissequestro e la restituzione dei beni. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Di Renzo, Francesco Gambardella e Antonello Fuscà.  (redazione@corrierecal.it)

 

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