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Nonostante i 33 provvedimenti normativi che in questi anni sono
arrivati per correggere, semplificare e stravolgerne l’utilizzo, il
superbonus non sembra averne risentito e ha proseguito la sua corsa
anche nel 2024.

La voglia di superbonus

Lo hanno dimostrato, ancora una volta, gli ultimi dati pubblicati da Enea,
secondo i quali l’ammontare delle detrazioni maturate per lavori
conclusi ha superato quota 114 miliardi di euro, con un trend di
crescita che ha sorpassato i 4,5 miliardi di euro al mese.

È chiaro che, sul finire del 2023 e nei primi mesi di questo
2024, molte delle lavorazioni sono state velocizzate per evitare o
ridurre al minimo gli effetti del passaggio di aliquota dal 90/110%
al 70%. Ma è altrettanto evidente che, soprattutto dopo il 16
febbraio 2023 (data di entrata in vigore del D.L. n. 11/2023 che ha
abolito il meccanismo delle opzioni alternative), la voglia di
superbonus non si è attenuata benché sia ormai una detrazione che
può essere utilizzata direttamente (e quindi limitata a chi ha
capacità economica e capienza fiscale).

Il 2024 sarà anche l’ultimo anno degli altri principali bonus
edilizi (bonus casa 50%, ecobonus e sismabonus) e, senza nuovi
interventi normativi, si può verosimilmente immaginare che questo
darà ulteriore spinta al superbonus nonostante l’aliquota fiscale
sia già diminuita al 70% e diminuirà ulteriormente al 65% nel
2025.

Considerato il fatto evidente che le detrazioni fiscali per le
ristrutturazioni in edilizia sono state l’unica spinta di un
comparto in cui non si costruisce più, è lecito domandarsi in che
modo Governo e Parlamento decideranno di gestire la “coda” del
superbonus e al contempo incentivare gli interventi di
riqualificazione per far fronte ai prossimi obblighi imposti dalla
Direttiva Green.

Gli studi sul Superbonus

Domande a cui si dovrà trovare una risposta partendo dai dati a
disposizione e dalle analisi condotte negli ultimi anni per
valutare costi ed effetti del superbonus. Tra queste ricordiamo
quelle condotte da
Nomisma,

Censis
, Ance,
Centro
Studi CNI
,
Federcepicostruzioni
,
Fondazione Nazionale dei Commercialisti
,
Cresme
e l’ultima recentemente pubblicata condotta
dall’Osservatorio sui Conti Pubblici
Italiani
.

Facendo un incrocio dei dati più rilevanti contenuti nelle varie
analisi, è possibile giungere ad alcune necessarie conclusioni:

  • qualsiasi bonus edilizio a tempo genera un effetto positivo che
    viene annullato se non si prevede una adeguata gestione
    finale;
  • è necessario un piano degli interventi con obiettivi chiari e
    misurabili che non facciano “ingolfare” il settore e creare false
    aspettative occupazionali;
  • i bonus edilizi e il controllo dei cantieri incentivati sono
    l’unico modo per far emergere il lavoro irregolare;
  • i cantieri agevolati da bonus, almeno sopra certi importi,
    devono essere trattati al pari di un appalto pubblico;
  • occorre tempo! L’edilizia non è un comparto in cui si può andar
    veloce. La velocità riduce notoriamente la qualità del prodotto
    finito e la sicurezza dei lavoratori. Probabilmente il “principio
    di cassa” che vale per la totalità dei bonus edilizi utilizzati
    direttamente, dovrebbe essere ripensato.

Conclusioni che dovrebbero condurre verso una sola verità: il
superbonus non è stato “eccezionale” né un mostro da cui scappare
in fretta. L’esperienza superbonus è servita e va utilizzata per
pianificare al meglio il futuro. Non tenerne conto vorrà dire
ripercorrere gli stessi errori.

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