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Ieri mattina un gruppo di persone ha tentato di rientrare in un edificio sgomberato in via Dante Alighieri: è stato necessario l’intervento della forza pubblica per riportarle alla ragione. Pozzuoli non ne può più, si dibatte tra la paura e la voglia di recuperare la normalità.

Pozzuoli guarda quel che accade a Roma e manda un messaggio preciso: «Non ce ne andremo da qui, anche se il Governo promette finanziamenti a chi decide di allontanarsi spontaneamente». I concetti sono gli stessi, le parole diverse, il sentimento uno solo: «Se dovessi dire addio alla mia Pozzuoli ne morirei. No, non voglio nemmeno pensarci», Rosaria Saughelli parla sulla soglia della panetteria dove lavora e gli occhi le si gonfiano di lacrime. Dal giorno della scossa non viene più nessuno a comprare pane, pizze, taralli, ma lei non si arrende: «Pozzuoli è tenace, si riprenderà. Nessuno andrà via». 

Il video e le foto dei protagonisti di questo racconto li trovate sulla pagina web del Mattino e sui nostri social; il racconto prosegue da Francesco Volpe che impasta e tiene il forno acceso anche se ha poco da infornare: «Certo, di fronte alle scosse più potenti viene voglia di andare via. Ma è solo la reazione alla paura. Se devo pensarci razionalmente dico che no, non accetterei finanziamenti per andare via». 

La maggior parte delle persone che abbiamo intercettato ieri la pensa così. Due sole le voci controcorrente, la prima è quella di Amar Khaled che da lunedì sera vive in una tenda davanti al porto con la moglie e una bimba: «La casa non è agibile, il futuro è incerto. Io faccio il pizzaiolo e lascio sola la mia famiglia per tutta la giornata in questa tenda. Se mi dessero un po’ di soldi andrei via anche subito». L’altro pronto a mollare tutto è Antonio Cacciapuoti che gestisce il “caffè del Borgo” davanti al porto: «Certo che andrei via. La paura è troppa, le difficoltà quasi insormontabili. Però il contributo del Ministero dovrebbe essere adeguato per consentirmi di ripartire altrove».

C’è una strana sensazione di attesa ferma, immobile. Le scuole, per decisione del sindaco, non saranno più riaperte oggi ma lunedì prossimo, ad eccezione delle sei che hanno bisogno di manutenzione dopo le scosse (le elementari Artiaco e il plesso Montenuovo, la media Diano, le superiori Virgilio, Pareto e Tassinari); la ruota panoramica di via Napoli verrà smontata, su ordine del sindaco, dopo le proteste dei cittadini impensieriti dalle possibilità di crollo per una scossa più intensa; in via Pergolesi (subito chiusa al traffico) s’è manifestata una voragine che, forse, non ha nulla a che vedere con il bradisismo ma che subito è stata attribuita alle scosse. 

Come si vive in una situazione di costante tensione? Domenico Coppola era un ragazzo quando venne sgomberato nel 1970 dal Rione Terra, mostra la foto di quel giorno e sorride «ci siamo abituati, noi che siamo diventati vecchi conviviamo con il bradisismo e lo accettiamo. Scappare? Non ci penso nemmeno». Annuisce Carlotta Barone che è giovane, sorride e si mostra tenacissima: «Sono stata a lavorare in Emilia, sono tornata qui perché la mia terra mi chiamava. Non andrò via, nemmeno se mi ricoprissero d’oro per scappare. Io mi batto per la mia Pozzuoli e nessuno può impedirmelo». Le parole sono forti eppure si scontrano con la realtà che impone paura e sussulti: «Certo che ho paura – Carlotta non mente – ma non sarà quella a convincermi che la fuga è la soluzione migliore».

Nelle strade quasi deserte della Pozzuoli che ancora s’incupisce al pensiero della potente scossa di lunedì scorso, i commercianti fanno continuo riferimento ai giorni del lockdown: «Sembra di essere tornati indietro – Carla Peperusso spunta sulla soglia del suo negozio, Star Sport – ma adesso è peggio, perché durante il Covid la gente cercava ogni scusa per uscire e ce n’era di più per strada. Adesso stanno tutti chiusi dentro perché sta vincendo la paura». 

La suora

Suor Marilena viene dalla Lombardia, porta il suo sorriso dolce tra le strade di Pozzuoli che l’ha adottata, spiega che «è impossibile pensare che la gente sia disposta a lasciare le sue cose, i luoghi, la propria storia. Chi lo farebbe? Non è possibile pensare a una soluzione del genere». Parla e diffonde serenità: «Si dice aiutati che Dio ti aiuta. Ecco, la gente deve fare il possibile per essere pronta a mettersi in salvo, deve controllare che le case siano solide, imparare cosa fare in caso di emergenza…».

Carla Peperusso torna alla carica, lo fa con rabbia: «Mollare tutto e pensare di andare via? Ma dove? Bisognerebbe ripartire da zero, reinventarsi un lavoro, trovare una nuova casa, imparare una nuova vita. Chi può pensare che una soluzione del genere sia percorribile?». 

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