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Onorevole Mauro D’Attis (Commissario regionale di Forza Italia), la fase della decarbonizzazione entra nel vivo, per Brindisi, con la presentazione allo Sportello unico della Zes Adriatica per ottenere una Autorizzazione unica finalizzata a realizzare un importante investimento in un’area Zes perimetrata anche come Zona Franca doganale (Enel Nord) per avviare una attività di logistica da parte della New Co. Enel Logistic. È un passo importante, qualcosa si muove?

«La fase in cui entriamo si è aperta ufficialmente con il giorno dell’interrogazione – mia e dell’onorevole Alessandro Battilocchio – al question time (13 luglio scorso ndr) al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, mentre contemporaneamente il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin confermava l’indirizzo a Terna di ridurre la produzione energetica da carbone, con la conseguente riduzione del funzionamento delle centrali collegate. Quindi anche quella di Brindisi. Questa fase apre alla necessità di attivare tutte le opportunità possibili da mettere in campo con la transizione. A questo quadro si aggiungono anche le opportunità della Zes (Zona economica speciale) aggiornate dal governo italiano e dell’Unione europea di attivare la Zes in tutto il Sud del paese che pone un quadro nuovo anche alle iniziative di Enel considerato anche l’arrivo di una nuova governance, che sicuramente, d’accordo col governo, sta iniziando a valutare bene le strategie di investimento. E il discorso vale anche per Brindisi».

Si parla anche della Giga factory, per la creazione di una fabbrica di pannelli solari innovativi, ma quest’ultimo progetto dovrà trovare adeguate coperture economiche oltre che una forte spinta politica. È uno dei progetti più importanti. A Catania vale 600 milioni di euro e mille posti di lavoro, Brindisi può perfettamente candidarsi perché – come ricordava anche il sindaco Pino Marchionna nell’intervista a Gazzetta – il capoluogo ha ampi spazi, un porto importante, un aeroporto. Quindi ha le carte in regola?

«Sicuramente quello della Factory in generale è un traguardo. Nelle diverse audizioni alla Camere da parte di Enel – mie e di Battilocchio – abbiamo sempre richiesto l’attenzione di Enel su investimenti riconoscibili e che lasciassero un apporto di lavoratori diretto e di indotto rilevante. Quello della Giga Factory per la produzione di prodotti finiti legati alle tecnologie di produzione energetica da fonti rinnovabili è l’obbiettivo principale. Dobbiamo avere qui una vera e propria filiera. Su questa strada si orienta la nostra azione politica. Il nuovo amministratore delegato di Enel e governo presteranno la loro attenzione nel senso da produrre profitti sia per l’azienda, sia per il Paese ma anche per il territorio. Quindi per rispondere alla sua domanda: Sì, Brindisi ha le carte in regola».

Il 26 luglio sarà il primo banco di prova con la riunione del Comitato di coordinamento per la riconversione delle centrali a carbone di Brindisi e di Civitavecchia. È uno strumento importante per cui lei si è battuto in prima linea insieme col collega Alessandro Battilocchio per inserire Brindisi e Civitavecchia nel discorso dei finanziamenti (articolo 24 bis del Dl Aiuti), altrimenti i due territori avrebbero subito la decarbonizzazione rischiando di essere tagliati fuori dalle compensazioni economiche come è accaduto ad esempio con l’esclusione dal Just Transition Fund?

«Avevamo visto giusto quando abbiamo inserito una norma di legge che obbliga il governo – da chiunque sia guidato – per parlare di Brindisi e Civitavecchia in tema di decarbonizzazione. Ora grazie al ministro Urso è arrivato il momento. Dal 26 luglio si passa dalle parole ai fatti, dopo che Brindisi e Civitavecchia erano state completamente escluse dal governo Conte bis nella proposta fatta alla Commissione europea a valere sui fondi del Just transition fund».

Logistica, Giga Factory, polo delle rinnovabili, costruzione di pale eoliche innovative. Sono sufficienti o servono altri progetti e finanziamenti? C’è la possibilità di non subire lo shock che produrrà la fine della produzione a carbone di Cerano e, al contrario, trasformarlo in un momento di rivitalizzazione del tessuto economico brindisino?

«Non è solo Enel il soggetto che consente a Brindisi e al paese di uscire bene dal carbone e completare la transizione ecologica. Sia il territorio che il sostegno del governo possono permettere a Brindisi e alla Puglia di diventare un hub di transizione importante perché, lo sviluppo industriale è quello che vogliamo sostenere. Nutriamo grandi aspettative nella nuova governance di Ènel a cui comunque dobbiamo dare il tempo di maturare una strategia industriale dando la possibilità contemporaneamente al territorio nelle sue varie rappresentanze di elaborare le proprie».

 

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