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Superbonus, 40.000 cantieri ancora aperti nei condomini, per un controvalore pari a 28 miliardi di euro di lavori ancora da concludere. L’ANCE critica il decreto n. 212/2023 e torna a chiedere una proroga al Governo. Le richieste avanzate nel corso dell’Audizione del 16 gennaio 2024

Superbonus, rischio contenziosi per i 40.000 cantieri condominiali ancora aperti e per i quali il decreto legge n. 212/2023 non rappresenta la soluzione idonea.

Nel corso dell’audizione del 16 gennaio presso la Commissione Finanze della Camera, l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) evidenzia come la possibilità di fruire del superbonus per i lavori svolti fino al 31 dicembre 2023, anche se non ultimati e qualora non si raggiunga il passaggio a due classi energetiche superiore, rischia di portare ad un blocco dei cantieri e conseguentemente ad un’impennata dei contenziosi.

Il controvalore economico dei lavori in condominio non ancora ultimati è pari a 28 miliardi di euro, imputabili a circa 350.000 famiglie interessate dallo stop al superbonus del 110 e del 90 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2024.

Il decreto emanato con urgenza dal Governo non rappresenta quindi la soluzione idonea secondo l’Associazione dei Costruttori e, anzi, porta al rischio di creare “solo scheletri urbani con cantieri fermi e tribunali intasati”.

Dalla mini-proroga al 29 febbraio 2024 al SAL straordinario, servono misure ulteriori per governare il passaggio al “nuovo” superbonus in versione ridotta.

Superbonus, 40.000 cantieri condominiali incompiuti: dall’ANCE la richiesta di mini-proroga al 29 febbraio 2024

Sotto esame dell’ANCE l’articolo 1 del decreto legge n. 212/2023, emanato a ridosso della fine dell’anno per garantire una “salvaguardia” in relazione ai lavori rientranti nel superbonus non ultimati entro la fine dell’anno.

La norma prevede per tutti i soggetti e per la generalità dei lavori rientranti nell’agevolazione del 110 per cento o del 90 per cento, in caso di opzione per la cessione del credito o lo sconto in fattura, il venir meno della decadenza delle somme già fruite in relazione ai SAL emessi entro il 31 dicembre 2023, anche in caso di interventi non ultimati o mancato raggiungimento del salto di due classi energetiche.

Una novità che si affianca al contributo riconosciuto ai contribuenti con reddito non superiore a 15.000 euro, calcolato applicando i criteri del quoziente familiare, in caso di raggiungimento dello stato di avanzamento lavori pari almeno al 60 per cento entro la fine del 2023, al fine di coprire la differenza tra il superbonus del 110 o del 90 per cento e la nuova percentuale del 70 per cento riconosciuta per le spese sostenute a decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino la fine del mese di ottobre.

Due misure di tutela per le quali la valutazione dell’ANCE è negativa.

Sul fronte della salvaguardia per i lavori ancora in corso al 31 dicembre 2023, l’Associazione dei Costruttori evidenzia come la norma:

“rende legittima, oltre che agevolabile (nella misura del 110% o del 90%), la mancata conclusione dei lavori, vanificando, di fatto, l’obiettivo dello stesso beneficio fiscale, volto alla riqualificazione degli edifici in chiave energetica ed antisismica. Ciò con il rischio di incentivare, in questa fase, comportamenti speculativi per accedere agli incentivi nelle percentuali maggiorate.”

Da qui il rischio di “scheletri urbani”, oltre che contenziosi per gli oltre 40.000 condomini con lavori non ultimati, per un totale di 28 miliardi di euro di investimenti rimasti di fatto in standby.

Valutazione negativa anche per il contributo per i titolari di redditi bassi, per il quale le risorse di copertura, pari a 16.441.000 euro, risultano insufficienti a coprire i 10 miliardi di investimenti ancora in corso di realizzazione alla fine del 2023.

Superbonus, mini proroga al 29 febbraio 2024 o SAL straordinario: le proposte dell’ANCE

L’ultimo decreto del Governo sul superbonus rischia di trasformarsi in un nuovo problema, più che in una soluzione per i cantieri ancora in corso.

L’ANCE rilancia quindi la proposta di una proroga del termine per fruire del superbonus del 110 per cento, ai fini di consentire la conclusione di lavori rallentati a causa del blocco della cessione del credito e delle numerose modifiche normative introdotte.

La richiesta è di concedere una mini-proroga al 29 febbraio 2024, garantendo la stessa percentuale di detrazione spettante al 31 dicembre 2023, quindi del 110 o del 90 per cento, sia per i lavori trainanti che per i lavori trainati.

Una possibilità che si chiede di prevedere nei casi in cui al 31 dicembre 2023 risulti raggiunta una percentuale pari almeno al 60 per cento di lavori realizzati, rispetto all’intervento complessivo.

La seconda proposta è quindi quella di consentire di accedere alla cessione del credito e allo sconto in fattura per i lavori in condomini e mini condomini per i lavori realizzati entro il 29 febbraio 2024. Una chance concessa previa emissione di un SAL straordinario, anche in assenza dei due SAL del 30 per cento previsti dall’articolo 121, comma 1-bis del decreto Rilancio.

Due soluzioni alternative, rispetto a quelle proposte dal Governo, destinate tuttavia a fare i conti con il muro del Ministro dell’Economia, che sulla proroga del superbonus sembra non aver lasciato aperto nemmeno uno spiraglio.

Resta tuttavia il tema del rischio elevato di contenziosi con le imprese per tutti quei condomini che non sono riusciti a concludere i lavori entro la fine dell’anno. Una tematica destinata a caratterizzare la discussione sull’impatto dei bonus edilizi sui conti pubblici, e non solo.

 

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