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Chi ha rottamato, ha rottamato. Chi no, è fregato. Il giorno dopo la chiusura delle domande per la Rottamazione quater di sabato scorso, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione non ha perso tempo e ha intimato alle migliaia di contribuenti una raffica di preavvisi di fermo amministrativo sui veicoli (le cosiddette «ganasce fiscali») con l’intimazione di pagare entro 30 giorni, pena il fermo amministrativo del veicolo, per tutte quelle cartelle non comprese o escluse nella definizione agevolata, a meno che non si tratti di un «bene strumentale», teoricamente impignorabile se serve a lavorare (ma va dimostrato) o per il trasporto di persone con disabilità. Passati inutilmente sessanta giorni, il fermo della vettura o del motociclo verrà iscritto al Pra, chi sgarra rischia una sanzione pecuniaria da 1.988 euro a 7.953 euro e non può neanche vendere il veicolo.

Si vis pacem para bellum, se vuoi la pace (fiscale) preparati alla guerra, sembra essere il motto (distonico) del numero uno dell’ex Equitalia Ernesto Maria Ruffini, il cui «teorema» non ha a che fare con la scomposizione del polinomio ma con la sua personale guerra ai cosiddetti evasori in possesso di una delle cartelle (172 milioni) che intasano il magazzino delle Entrate. Dei 1,125 miliardi appena una trentina sono teoricamente incassabili, ma tant’è. In tempo di vacche magre tutto fa brodo. Persino il paradosso, denunciato qualche settimana fa da Italia Oggi, di quei contribuenti che si sono visti messi in mora (con tanto di pignoramenti dei conti bancari) per le stesse cartelle per cui avevano già fatto domanda di definizione agevolata.

Per capire se la Rottamazione quater sarà un flop come quasi tutti i professionisti temono bisognerà aspettare lunedì 6 novembre. Di domande ne sono arrivate 3,8 milioni ma ora si tratterà di capite chi ha davvero intenzione di saldare il conto, alleggerito di sanzioni, interessi e aggio. La prima o unica rata (possono essere 18) scade il 31 ottobre 2023 e va pagata entro cinque giorni. La seconda scade il 30 novembre. Chi tarda a pagare prima o seconda rata viene estromesso dalla definizione agevolata, la rottamazione salta e scattano di nuovo i termini di prescrizione e decadenza. Il problema è che le rate sono troppo poche, troppo alte e troppo ravvicinate. Il 20% della cartella va infatti saldato entro il 30 novembre.

Le voci di un possibile «saldo e stralcio» lanciate dal leader della Lega Matteo Salvini certo non aiutano, ma quel che è certo è che senza una tregua tra Erario e contribuenti – colonna portante della riforma fiscale in mano al viceministro dell’Economia Maurizio Leo (Fdi) – il castello di carta straccia che intasa i magazzini dell’ex Equitalia servirà solo a produrre inesigibile debito pubblico. Con buona pace di chi pensa che basta agitare qualche cartella per risanare i nostri disastrati conti.

 

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