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Presentato il 10 maggio l’emendamento del Governo al DL n. 39/2024, con una stretta in materia di superbonus. Per le associazioni l’intervento previsto non basta

Il Governo è intervenuto sul Superbonus, con un atteso emendamento presentato al Senato al DL n. 39/2024 , prevendo anche, all’articolo 1/ter, un “Contributo per la riqualificazione energetica e strutturale realizzata dagli enti del terzo settore, dalle onlus, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale”, quindi limitando lo stop al Superbonus anche alle Onlus e agli enti del Terzo Settore approvato a fine marzo, ma per gli addetti ai lavori è troppo poco.

L’EMENDAMENTO
L’emendamento in oggetto, oltre ad allungare, distribuendo in 10 anni le detrazioni sulle spese sostenute dai cittadini nel 2024 per gli interventi su immobili relative previste dal Superbonus, introduce un fondo ad hoc per ricomprendere il Terzo settore tra i soggetti che potranno continuare a beneficiare dell’agevolazione.

IL NUOVO FONDO
Si tratta di un fondo di 100 milioni di euro per il 2025 per l’erogazione di un contributo per la riqualificazione energetica e strutturale realizzata dagli enti del Terzo settore, onlus, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale. Non esattamente quanto richiesto dalle associazioni, che chiedevano di mantenere sconto in fattura e cessione del credito per gli enti, e che temono invece la “corsa” ad accaparrarsi i contributi, comuqnue ritenuti non sufficienti.

TERZO SETTORE: “RISPOSTA INADEGUATA”
Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, dichiara:Pur riconoscendo e apprezzando l’impegno a ricomprendere il Terzo settore tra i soggetti che potranno continuare a beneficiare del Superbonus, riteniamo inadeguata la soluzione individuata dal Governo. Ci spiace molto dover prevedere che d’ora in avanti molte organizzazioni saranno costrette a rinunciare a interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico, o a dover scegliere tra questi e altri importanti investimenti per la crescita delle proprie attività sociali, di interesse collettivo”.

COSA CHIEDEVANO LE ASSOCIAZIONI
Spiega Pallucchi che “L’emendamento presentato al Senato, infatti non contiene, come il Forum Terzo Settore ha più volte chiesto, la prosecuzione della misura dello sconto in fattura o della cessione del credito, ma prevede l’istituzione di un Fondo di 100 milioni di euro per consentire agli Enti di Terzo Settore e Onlus di ricevere un contributo a fronte delle spese sostenute”. “Questo vuol dire innanzitutto che le risorse andranno anticipate dagli enti, senza sapere con precisione quando e in quale percentuale sul totale speso riceveranno il contributo dello Stato: sappiamo però quanto questo sia complicato e spesso impossibile per la gran parte del Terzo settore rappresentata da realtà piccole piccolissime. Secondariamente, aver fissato un tetto a 100 milioni premierà quei soggetti che prima di altri faranno domanda, magari perché più strutturati e dotati di competenze amministrative. A nostro avviso la misura del Superbonus dovrebbe essere il più possibile aperta e resa agevole per il Terzo settore, che opera per il benessere di persone, comunità e ambiente, senza l’obiettivo del profitto” conclude la Portavoce.

L’APPELLO AL GOVERNO DI UNEBA
Anche UNEBA, organizzazione di categoria del non profit dell’assistenza agli anziani e soggetti fragili, con oltre 1000 associati, boccia l’intervento, evidenziando come si configuri come “solo un aiuto piccolissimo per molti enti, o un buon aiuto per pochissimi enti. Per il non profit che si dedica ai più fragili serve qualcosa in più”.
Comprendiamo l’esigenza di limitare le spese – dichiara Franco Massi, presidente di Uneba– , ma perché devono essere gli enti non profit che assistono gli anziani non autosufficienti o le persone con disabilità a pagare il conto? Non è in un settore già in forte difficoltà, come il nostro, che il Governo può tagliare ulteriori risorse”. Allo scopo, UNEBA lancia quindi un appello al Governo: “Ci appelliamo al ministro, al Governo e alle forze parlamentari tutte perché possa aumentare la dotazione di questo fondo, in modo che un maggior numero di enti possa trarre un beneficio concreto. Viceversa, molti enti probabilmente rinunceranno anche ad avviare i lavori, a danno dell’ambiente e del valore dei propri immobili”.

Redazione

 

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