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Le banche italiane erogano meno prestiti e i tassi sui mutui e sui finanziamenti alle aziende salgono. Non sono confortanti i dati che sono emersi oggi dal rapporto “Banche e moneta: serie nazionali” di Bankitalia.

Il quadro tuttavia non sorprende.

Per quanto i mercati stiano scommettendo sul dietrofront della politica monetaria della Bce, ovvero su tagli ai tassi più o meno imminenti rispetto alle strette monetarie del 2022-2023, l’effetto delle strette monetarie precedentemente varate è ancora in atto sull’economia.

E un avvertimento in tal senso era stato lanciato dallo stesso governatore di Bankitalia, Fabio Panetta.

Tassi mutui e prestiti al record in 15 anni

Per le famiglie e le aziende italiane, lo shock rimane grande. Sia i tassi sui prestiti che le banche italiane hanno erogato alle imprese, sia i tassi sui nuovi mutui per l’acquisto delle abitazioni hanno toccato i valori più alti degli ultimi 15 anni.

In particolare, dai dati di Bankitalia emerge che i tassi sui prestiti alle imprese in particolar modo alle società non finanziarie sono scattati fino al 5,59%, rispetto al 5,46% del mese precedente; quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,98%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,30%.

Per quanto riguarda i tassi sui nuovi mutui erogati alle famiglie dalle banche, anch’essi sono volati al record in quasi 15 anni, al 4,92%.

Il riferimento è ai tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG), in rialzo rispetto al 4,72 in ottobre.

Bankitalia ha precisato nel suo rapporto che “la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 22 per cento (35 per cento nel mese precedente)” e che “il TAEG sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,27 per cento (10,45 nel mese precedente)”.

Tassi troppo alti, prestiti banche italiane giù

Proprio il boom dei tassi sui mutui e dei costi di finanziamento ha fatto da deterrente alle richiesste di nuovi prestiti da parte delle imprese e delle famiglie.

L’effetto è che l’erogazione del credito delle banche italiane ha segnato un ribasso.

I prestiti al settore privato sono diminuiti del 3,2% su base annua, rispetto al calo del mese precedente pari a -3,1%, mentre i prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,2 per cento, rispetto alla flessione di ottobre, pari a -1,1%.

I prestiti erogati a favore delle società non finanziarie sono scesi del 4,8 per cento (-5,3% nel mese precedente).

In calo anche i depositi del settore privato, diminuiti a novembre del 4,1 % (-5,0 in ottobre), mentre la raccolta obbligazionaria è aumentata del 19,7 per cento (17,9 in ottobre).

Bisognerà attendere ancora, insomma, prima che il dietrofront della Bce di Lagarde riesca a produrre un effetto tangibile sul trend dei tassi sui nuovi mutui e nuovi prestiti applicati dalle banche italiane e, in generale, dalle banche dell’area euro.

Tra l’altro, negli ultimi giorni le stesse aspettative dei mercati sia su imminenti sforbiciate al costo del denaro della Bce che della Fed negli Stati Uniti si sono ridimensionate.

L’avvertimento di Panetta (Bankitalia) su costi famiglie, imprese e Stato

Alla fine di novembre 2023, Fabio Panetta, nuovo governatore di Bankitalia aveva commentato la forte ritirata dell’inflazione in Italia e nell’area euro, lanciando tuttavia un avvertimento sul peso che i tassi più alti avrebbero continuato a esercitare sui costi di finanziamento di famiglie e imprese e, ovviamente, dello Stato italiano, con l’emissione di nuovi BTP e di titoli di stato.

Panetta aveva detto chiaramente che le conseguenze della politica dei rialzi dei tassi della Bce non si erano ancora esaurite:

“La stretta monetaria (della Bce) ha sin qui prodotto solo parte dei suoi effetti, e in base all’esperienza passata continuerebbe a frenare la domanda anche in futuro”.

E cosa dire dei nuovi debiti che i governi saranno costretti a emettere?

Fabio Panetta si è soffermato su questo punto:

“Nei prossimi mesi verrà a scadenza un ammontare cospicuo di debiti a medio e a lungo termine e a tasso fisso contratti da famiglie e imprese nel periodo di bassa inflazione”.

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Boom rate mutui con Bce, la denuncia del Codacons

Immediata la reazione dell’Associazione dei consumatori Codacons ai dati resi noti oggi da Bankitalia.

Il Codacons ha fatto il punto in particolare sul boom delle rate che le famiglie italiane continuano a dover accollarsi, basandosi sui dati di Bankitalia, secondo i quali i tassi nuovi mutui sono saliti al 4,92%, portando l’indice Taeg al livello massimo dal 2008.

“Un mutuo a tasso variabile costa oggi fino a quasi +5.500 euro all’anno rispetto al 2021”,  si legge nella nota dell’associazione dei consumatori, che ha aggiunto che, “considerando le migliori offerte presenti oggi sul mercato, per un mutuo a tasso variabile da 150.000 euro della durata di 30 anni, la rata mensile passa da 442 euro di settembre 2021 agli attuali 767 euro, con un maggior esborso annuo di +3.900 euro”.

Nel caso di “un mutuo da 100.000 euro a 25 anni la rata passa da 346 euro a 557 euro, pari ad una maggiore spesa da +2.532 euro annui”.

Prendendo invece in considerazione un mutuo da 200.000 euro a 20 anni, l’impatto, ha sottolineato il Codacons, “è più pesante: la rata mensile sale infatti di 454 euro rispetto al 2021, equivalente ad una stangata da +5.448 euro all’anno”.

“A causa dell’escalation dei tassi, le famiglie italiane fanno sempre più fatica a pagare le rate del mutuo – denuncia il Codacons – Basti pensare che nel 2023 sono circa 200.000 i nuclei che hanno saltato una o più rate del mutuo a tasso variabile, proprio a causa dei costanti rialzi dei tassi che impattano come un macigno sulle tasche dei cittadini”.

 

 

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