Il contributo previdenziale del 4% a carico degli specialisti esterni è “pienamente legittimo, e le società accreditate con il Servizio sanitario nazionale hanno l’obbligo di versarlo all’Enpam”: lo fa sapere lo stesso ente previdenziale dei medici, in una nota, riferendo che “il tribunale di Roma in funzione di giudice del lavoro, ha respinto tutti i motivi di ricorso con i quali una struttura sanitaria privata accreditata con il Ssn aveva tentato di opporsi al nuovo contributo”. La terza sezione lavoro della Capitale, si legge, ha riconosciuto che la Cassa ha il potere “di stabilire e imporre contributi nonché le modalità della relativa riscossione”, e che è legittima la soluzione prescelta dall’Enpam, e cioè che il contributo pur essendo a carico dei medici specialisti esterni venga prelevato dai compensi come “ritenuta alla fonte” e successivamente versato all’ente a cura del committente. Il tribunale ha, inoltre, riconosciuto che il nuovo meccanismo contributivo è funzionale a garantire l’equilibrio finanziario di lungo termine della gestione previdenziale degli specialisti esterni. La società va avanti la nota, “aveva tentato di sostenere che la pretesa dell’Enpam violasse il principio della capacità contributiva dei medici, creasse disparità di trattamento e provocasse un’irragionevole erosione del reddito degli iscritti. Il tribunale, invece, ha appurato che a fronte del nuovo 4%, i medici possono chiedere il dimezzamento dei contributi sulla libera professione, ottenendo, quindi, una sostanziale invarianza del carico contributivo complessivo. Inoltre, ha preso atto che l’ente previdenziale, con una delibera successiva, ha introdotto un tetto alla contribuzione, ma si legge nella sentenza “neppure l’originaria modalità di calcolo poteva ritenersi irragionevole”. Infatti, il giudice ha osservato che “i contributi previdenziali alimentano la posizione contributiva dell’iscritto e che la prestazione pensionistica viene calcolata sulla base dell’entità dei contributi versati. Di conseguenza, a maggiori contributi corrisponde una pensione di maggior importo, e dunque un vantaggio per l’iscritto”, termina la nota dell’Enpam.
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