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Il contributo è una sorta di cassa integrazione di un minimo di 250 euro per sei mesi ai lavoratori autonomi che hanno subito un forte calo del reddito

Pubblicato: 8 Novembre 2023 21:00




Un contributo fino a 800 euro per sei mesi destinati alle partite Iva che hanno perso il lavoro. Con la Legge di Bilancio 2024, l’Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (Iscro) già introdotta durante la pandemia diventerà un bonus strutturale, un sostegno per i piccoli imprenditori e professionisti che hanno subito una contrazione del loro reddito.

La Iscro

L’Iscro è in pratica una cassa integrazione riconosciuta alle partite Iva iscritte alla Gestione separata dell’Inps che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo.

Il contributo viene erogato dall’Istituto di previdenza in un periodo di massimo sei mesi a partire da un minimo di 250 euro fino a un massimo di 800. L’importo versato è calcolato in rapporto al reddito dichiarato, ma sotto la soglia 12mila euro annui, tetto innalzato nella Legge di Bilancio rispetto agli attuali 8.145 euro.

L’Inps precisa sul proprio sito, secondo la norma in vigore finora, che il “limite prende in considerazione solo il reddito derivante dallo svolgimento dell’attività lavorativa autonoma ed esposto nella dichiarazione dei redditi nel quadro RE, RH o LM, nel caso rispettivamente di attività professionale individuale, partecipazione a studi associati o soggetti in regime forfettario. Il suddetto limite non prende in considerazione altre tipologie di reddito quale il reddito da lavoro dipendente o parasubordinato o di partecipazione a impresa”.

Altra novità della misura inserita in Manovra è l’obbligo da parte dei richiedenti di dimostrare di aver subito una perdita del proprio fatturato di almeno il 70% rispetto ai due anni precedenti: fino ad oggi si doveva aver prodotto, nell’anno precedente alla presentazione della domanda, un reddito da lavoro autonomo inferiore al 50 per cento della media dei redditi conseguiti nei tre anni prima.

Il bonus su base semestrale è riconosciuto nella misura del 25 per cento dei redditi dichiarati dal libero professionista o dalla partita Iva nei due anni precedenti all’anno prima a quello in cui è stata effettuata la domanda, quello di riferimento per la dichiarazione.

L’indennità sarà finanziata tramite un contributo dello 0,35 per cento sui redditi da lavoratore autonomo, a partire da gennaio 2024. Secondo quanto previsto dalla relazione tecnica allegata alla Manovra, si stima che nel primo anno di applicazione di questa misura strutturale saranno 4.500 le partite Iva che dovrebbero richiederla (qui abbiamo parlato della crisi delle partite Iva rilevata dai numeri del Mef, mentre qui per sapere quali sono le regioni più “furbette” dove si registra maggiormente il fenomeno delle partite Iva apri e chiudi).

I motivi di decadenza

Tramite domanda all’Istituto di previdenza possono fare richiesta dell’Iscro i lavoratori autonomi in possesso dei seguenti requisiti, descritti nel dettaglio nella circolare Inps del 30 giugno 2021, n. 94, la cui cessazione o inosservanza farebbe decadere il diritto al contributo:

  • non essere titolari di trattamento pensionistico diretto
  • non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie alla data di presentazione della domanda;
  • essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria;
  • essere titolari di partita Iva attiva da almeno quattro anni, alla data di presentazione della domanda, per l’attività che ha dato titolo all’iscrizione alla gestione previdenziale in corso.

L’Inps dovrebbe versare il contributo spettante a partire dal giorno successivo alla quello di invio della richiesta.

 

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