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ZES, Zona Franca Doganale e nuovo Porto commerciale: solo tanta propaganda dal Comune di Molfetta, dice il PD





 MOLFETTA – «La recente istituzione della ZES Unica, operativa dal 1° marzo 2024, che ricomprende tutte le regioni meridionali, in sostituzione delle otto precedenti Zone Economiche Speciali che interessavano solo alcune aree del Sud Italia, rischia di far perdere al tessuto imprenditoriale e alle attività economiche del nostro territorio i vantaggi e i benefici che il buon funzionamento della ZES Adriatica (all’interno della quale era ricompresa anche la città di Molfetta), pur nel poco tempo avuto a disposizione, stava assicurando, grazie soprattutto all’impegno del suo Commissario, Manlio Guadagnolo – dice il Pd in un comunicato.
Ma la volontà del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni è stata quella di smontare un meccanismo che iniziava a dare concretamente i suoi frutti, accentrando tutto nelle mani di una struttura tecnica priva di risorse economiche adeguate e di personale, distante dai territori interessati (in quanto collocata a Roma), e posta sotto il diretto controllo della politica, e cioè del Ministro Raffaele Fitto. I primi effetti di questo incomprensibile ribaltamento sono sotto gli occhi di tutti, con un rallentamento delle procedure per ottenere i benefici previsti dalla ZES e il rischio di una vera e propria paralisi, in attesa che venga varato il nuovo Piano Strategico della ZES unica.
Dinnanzi a questo scenario, però, la grancassa propagandistica del sindaco Tommaso Minervini non si ferma e continua a raccontare una realtà immaginifica che, semplicemente, non esiste.
E così, ora che la ZES unica stenta a decollare creando anche molti malumori in chi aveva creduto in questo strumento, il nuovo vessillo da agitare dinnanzi a una città incredula è quello della Zona Franca Doganale.
Ma cos’è una ZFD? E a chi porterà davvero vantaggi e benefici? Si tratta di un’area recintata con punti di ingresso e di uscita sottoposti a vigilanza doganale all’interno della quale alcuni operatori (quali? quanti? scelti come? al momento nessuno sa dirlo) potranno lavorare manufatti o stoccare merci con rilevanti benefici fiscali e finanziari (e cioè senza pagare, per esempio, dazi doganali o IVA), prima di immetterli sul mercato.
L’Agenzia delle Entrate, con un provvedimento del 14 dicembre 2023, ha approvato l’istituzione di una Zona Franca Doganale a Molfetta, in un’area nell’ambito del nuovo porto commerciale della città, ma ha subordinato l’effettiva operatività della ZFD “una volta che sarà verificata la presenza delle opere infrastrutturali e definite le modalità per assicurare la vigilanza doganale ai punti di entrata e uscita delle aree costituenti la zona franca”.
Ebbene, l’area individuata come ZFD è di circa 21mila metri quadrati ed è collocata nel piazzale del nuovo porto commerciale della città, in quello che, stando al progetto generale del nuovo molo commerciale, dovrebbe ospitare (o avrebbe dovuto ospitare, a questo punto), il Centro Servizi dell’infrastruttura. Ma come si evince facilmente dalle stesse recenti foto pubblicate sul sito del Comune di Molfetta, quell’area è attualmente solo un cantiere, ben lungi dall’essere completato. E’ privo di servizi, di infrastrutture di collegamento, di strade, e lo stesso appalto per la realizzazione delle predette opere non è stato neanche bandito (la cosiddetta “priorità 4” del progetto di realizzazione del nuovo porto, del valore stimato di circa 14 milioni di euro).
Quindi, nonostante le sconclusionate dichiarazioni del sindaco (che, evidentemente, dimostra di aver perso il contatto con la realtà) sul fatto che nuovo il porto sia ormai completato, la verità è assai diversa come appare chiaro a chiunque guardi lo stato dell’opera anche da lontano, potendosi facilmente rendere conto che è ancora solo un cantiere che chissà quando sarà completato, viste anche le pesanti ombre giudiziarie che ancora lo avvolgono.
Quindi, sino a quando il nuovo porto commerciale non sarà completato, la Zona Franca Doganale resterà solo un miraggio e non potrà mai vedere la luce, nonostante la solita propaganda di Tommaso Minervini voglia far credere il contrario.
Ma sul nuovo Porto non possiamo non evidenziare anche un altro aspetto dal nostro punto di vista molto preoccupante, e cioè l’incertezza sui tempi del dragaggio dei fondali in modo da portarli ad una profondità di almeno 10 – 11 metri, senza la quale il nuovo Porto rischia di essere davvero solo una cattedrale nel deserto.
Dinnanzi a tutte queste enormi criticità, il sindaco fugge dal confronto di merito e risponde solo con vuoti annunci ed arroganza, dimostrando di non avere alcuna risposta concreta da fornire e denunciando, così, tutta la sua inadeguatezza a svolgere un ruolo così importante nel governo della città».




 

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