La Corte di Cassazione con ordinanza n. 7550 del 27 marzo 2018 decideva sulla richiesta di esdebitazione avanzata dal fallito, quale socio accomandatario di una s.a.s. di cui era stato dichiarato il fallimento, che la Corte di Appello di Milano aveva respinto in quanto la parzialità del soddisfacimento dei creditori concorsuali, da rapportarsi al numero complessivo dei creditori e di molto inferiore al 30% dell’esposizione totale, non consentiva a parere della stessa l’accoglimento.
Il fallito ricorreva così in Cassazione, lamentando l’elusione dell’esame di quegli argomenti relativi all’inerenza dei requisiti soggettivi nella valutazione della idoneità dei pagamenti al superamento del requisito oggettivo, nonché l’ indicazione del 30% quale soglia minima dei pagamenti per ritenere raggiunto il requisito soggettivo.
La Corte accoglieva il ricorso esprimendo un principio molto importante, ovvero riteneva, che per concedere il beneficio dell’esdebitazione all’imprenditore individuale fallito, gli organi fallimentari devono sempre tenere conto della condotta complessivamente tenuta dallo stesso a discapito del requisito oggettivo dell’avvenuto soddisfacimento, ancorché parziale, delle ragioni di credito di ciascun creditore.
Quindi a parere della Suprema Corte l’organo giudicante deve sempre valutare a tal fine il comportamento del debitore ai sensi dell’art. 143 l.f., in particolare ponendo l’attenzione sulla cooperazione prestata agli organi della procedura, all’aver evitato comportamenti ostruzionistici intesi a ritardare il suo svolgimento, al non avere contravvenuto all’obbligo di consegna al curatore della consegna della corrispondenza, al non avere beneficiato di altra esdebitazione negli ultimi dieci anni, al non aver distratto l’attivo e infine al non aver aggravato il dissesto attraverso il ricorso abusivo al credito.
Il fallito ricorreva così in Cassazione, lamentando l’elusione dell’esame di quegli argomenti relativi all’inerenza dei requisiti soggettivi nella valutazione della idoneità dei pagamenti al superamento del requisito oggettivo, nonché l’ indicazione del 30% quale soglia minima dei pagamenti per ritenere raggiunto il requisito soggettivo.
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Quindi a parere della Suprema Corte l’organo giudicante deve sempre valutare a tal fine il comportamento del debitore ai sensi dell’art. 143 l.f., in particolare ponendo l’attenzione sulla cooperazione prestata agli organi della procedura, all’aver evitato comportamenti ostruzionistici intesi a ritardare il suo svolgimento, al non avere contravvenuto all’obbligo di consegna al curatore della consegna della corrispondenza, al non avere beneficiato di altra esdebitazione negli ultimi dieci anni, al non aver distratto l’attivo e infine al non aver aggravato il dissesto attraverso il ricorso abusivo al credito.
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