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“Tanti studenti già oggi vivono in case da venti metri quadri”, ha detto il ministro Matteo Salvini: ora che il suo decreto Salva casa arriva in Parlamento per la conversione in legge, la Lega proverà a modificarlo per cambiare anche i criteri di abitabilità. Via libera, quindi, ad appartamenti più piccoli, meno illuminati e con soffitti più bassi.

Il decreto Salva casa con cui il ministro Matteo Salvini ha introdotto una sanatoria per le difformità interne degli edifici è entrato in vigore il 30 maggio, e ora è il momento che passi al Parlamento per essere convertito in legge. Come sempre, nei due mesi di tempo perché questo accada, i parlamentari potranno modificare il testo. E Salvini ha già indicato uno dei cambiamenti che vuole: “Tanti studenti già oggi vivono in case da venti metri quadri. Dal mio punto di vista va superato il regolamento di igiene degli anni Settanta che limita la superficie di abitabilità e l’altezza massima dei soffitti”, con dei nuovi paletti che dovranno essere “fissati dal Parlamento”.

Insomma, l’intenzione è di mettere a norma con una sanatoria quegli spazi minuscoli che già oggi spesso vengono venduti o affittati come appartamenti veri e propri, nonostante non rispettino i requisiti minimi per l’abitabilità. Parlando specificamente dei seminterrati (che, con i sottotetti, sono tra gli spazi che potrebbero essere interessati da una riforma delle regole), Salvini ieri ha specificato che la loro abitabilità “non è prevista dal testo”, ma che “il Parlamento è sovrano”. D’altra parte, lo stesso ministro il giorno prima aveva detto: “Lavoreremo subito come gruppo Lega agli emendamenti, perché ci sono alcuni interventi che io e i parlamentari abbiamo già pronti. Penso all’altezza dei soffitti, penso alla riduzione della superficie minima per l’abitabilità”.

Oggi, le regole della abitabilità sono dettate da un decreto del ministero della Sanità che risale al 1975. Questo stabilisce la dimensione minima di un immobile, l’altezza dei soffitti, anche quante finestre ci devono essere (e quanto grandi) perché una persona possa vivere regolarmente in un appartamento o una casa. Per esempio, si prevede che i soffitti delle stanze devono essere alti almeno 2,70 metri (tranne per corridoi e bagni, che partono da 2,40 metri), e che per ogni otto metri quadri di pavimento ci sia un metro quadro di finestre apribili. Già con il governo Draghi c’era stata una deroga, fino a 2,40 metri di altezza e un metro di finestre ogni sedici di pavimento, per gli edifici in zone storiche.

Ancora, sempre per lo stesso decreto del 1975, tutti gli spazi tranne corridoi, disimpegni e bagni devono avere una fonte di illuminazione naturale diretta. In più, un appartamento dove vive una sola persona deve essere di almeno 28 metri quadri, mentre se ci vivono due persone si sale a 38 metri quadri. Anche su questo vorrebbe intervenire il segretario leghista, durante l’iter in Parlamento, dato che “tanti studenti già oggi vivono in case da venti metri quadri”.

In effetti, molte abitazioni minuscole – magari ricavate da seminterrati, appunto, o dalla separazione di un appartamento più grande – vengono messe in vendita già oggi. Il loro valore però spesso è ridotto, perché non rispettano le condizioni legali per l’abitabilità. Intervenendo per cambiare la situazione, a guadagnarci sarebbero soprattutto i proprietari di questi mini-spazi, il settore immobiliare che ne gestirebbe la vendita, e anche quello delle costruzioni, perché diventerebbe possibile costruire case seguendo criteri meno stringenti. L’idea dei costruttori, poi, è che si andrebbe anche alle richieste della popolazione: la domanda di case molto piccole è aumentata, sia perché ci sono meno famiglie numerose, sia perché gli stipendi in Italia restano bassi, e permettersi case più grandi per molti è impossibile.



 

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