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Il Tribunale di Trani ha di fatto salvato una famiglia oberata dai debiti, ma a precise condizioni. Ecco quali.

La legge n.3 del 2012, detta anche legge ‘salva suicidi’, rappresenta un provvedimento che può costituire una via d’uscita per il debitore gravato dagli obblighi di pagamento. Il caso concreto e il decreto del Tribunale di Trani.

Foto Adobe Stock

L’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, delle bollette e dei carburanti rappresenta una vera e propria mazzata per non poche famiglie italiane, di questi tempi alle prese con il problema di come far quadrare i conti del bilancio familiare.

In uno scenario come questo una buona notizia arriva però dal provvedimento recentemente adottato dal Tribunale di Trani. Si tratta di un decreto di apertura di liquidazione per debiti di più di un milione di euro. In particolare, la famiglia coinvolta verserà soltanto il 10% del debito complessivo.

La famiglia pagherà dunque una percentuale dell’intera somma accumulata, ponendo in liquidazione il loro immobile – sul quale già pesava un’ipoteca a favore dell’istituto di credito che aveva erogato il mutuo. Vediamo allora un po’ più da vicino questa vicenda e il provvedimento che ne è conseguito.

La legge ‘salva suicidi’ e i presupposti per applicarla: stop ai debiti per la famiglia

È proprio così: la famiglia in questione è stata in pratica ‘salvata’ dal provvedimento giudiziario, in quanto verserà una percentuale dei debiti totali. E se lo stipendio lo permetterà, la stessa famiglia pagherà una provvista mensile, in favore della procedura, e perciò a favore di tutti i creditori, per l’importo pari alla differenza tra il reddito dichiarato indisponibile per decreto e la retribuzione incassata dal debitore.

Il decreto del Tribunale di Terni è stato emesso nell’ambito di una vicenda che ha visto coinvolto un ex imprenditore, socio e amministratore di una S.r.l. poi fallita, il quale aveva accumulato debiti, per garanzie concesse in favore della società, e per accertamenti ricevuti dal Fisco sempre nella qualità di socio della fallita S.r.l., per oltre un milione di euro.

Una situazione certamente non facile per l’imprenditore e per la sua famiglia, che temevano di non poter più uscire dalle ‘sabbie mobili’ dei debiti accumulati nel corso del tempo per la cessata attività fallita.

D’altra parte, però non bisogna dimenticare che è vigente la legge n. 3 del 2012, ovvero la legge “salva suicidi”. Essa è un provvedimento che di fatto ha riconosciuto ai debitori un’altra chance, ovvero una seconda opportunità di vita – cancellando vecchi debiti accumulati in passato.

Ciò però a due ben precise condizioni:

  • la totale mancanza di colpa nel sovraindebitamento;
  • la non commissione di atti in danno dei creditori.

Dette condizioni ricorrevano nel caso concreto del debitore in oggetto. Proprio quest’ultimo fece istanza, presso il Tribunale di Trani, allo scopo di ottenere la nomina di un gestore della crisi d’impresa – chiedendo altresì di avviare la procedura di liquidazione del patrimonio.

Il rilievo del comportamento dell’ex imprenditore

Oltre a ricorrere le due condizioni appena menzionate, a sostegno della meritevolezza del debitore nel procedimento è emerso altresì che egli non intendeva sottrarre alcun bene dalla liquidazione. Perciò inseriva in quest’ultima anche l’immobile di sua proprietà, sul quale vi era una garanzia ipotecaria per mutuo concesso.

Non solo. Sull’immobile era stato trascritto un fondo patrimoniale nel 2008, ma il debitore rinunciava ad ogni possibile tutela di detto fondo. Considerando questi elementi ben si comprende il perché del decreto del Tribunale di Trani, che di fatto costituisce una boccata d’ossigeno per l’ex imprenditore sommerso dai debiti e la sua famiglia.

In particolare, dal provvedimento emerge che se il debitore, nei prossimi 4 anni, non si indebiterà in modo colposo, potrà conseguire la cancellazione dei debiti di oltre un milione di euro. Ciò se pagherà circa 100.000 euro, come versamento in favore della procedura a seguito della vendita dell’immobile.

Rimarchiamo infine che la legge n. 3 del 2012 assume un’importanza cruciale in vicende di questo tipo. Essa è nota come un provvedimento che include disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento. Detta anche ‘legge salva suicidi’, costituisce la soluzione per le persone che si trovano in gravi condizioni economiche – vale a dire in uno stato di sovraindebitamento – e non riescono a pagare e a sostenere i debiti che hanno accumulato nel corso del tempo. Ma come detto sopra, essa interviene a favore del debitore solo a determinate condizioni.

 

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