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Il gruppo Mediocredito Centrale ha come missione lo sviluppo del credito a favore del Mezzogiorno ma ciò non toglie che sia un gruppo bancario con quasi la metà degli sportelli nelle regioni del Centro, considerando la forte concentrazione di BdM (la ex Popolare di Bari) in Abruzzo (eredità di Tercas) e la presenza, in Umbria e nel Lazio, dell’altra banca commerciale controllata, la Cassa di Orvieto. A poche settimane dall’apertura del sipario sul nuovo piano industriale, l’amministratore delegato Francesco Minotti, in carica dal maggio del 2023, ne svela le linee guida e anticipa che ci sarà l’iniezione di capitale richiesta dalla Banca d’Italia entro il prossimo mese di giugno: 100 milioni per la capogruppo Mediocredito via aumento di capitale da parte dell’azionista Invitalia oppure via emissione subordinata dello stesso importo. «Nel piano sarà tutto dettagliato» spiega Minotti banchiere con lunga esperienza fatta in particolare nel Banco Bpm.

Il piano del gruppo «è focalizzato sulla nostra mission che è quella del supporto alla piccola e media impresa, nostro core business; il secondo focus è sul Mezzogiorno, sullo sviluppo e sul supporto di queste aree del territorio». L’indirizzo pubblico è chiaro per la banca: «Nel Mezzogiorno c’è un mercato in sviluppo, con start-up nel settore agroalimentare e nel turismo» inoltre «dopo decenni di stagnazione il Sud sta contribuendo sempre di più al Pil del Paese e noi lavoreremo per irrobustire questo trend». L’apporto di capitale sarà importante per la crescita. «Oggi abbiamo una dotazione di capitale e una serie di strumenti operativi per sviluppare gli impieghi e se guardiamo ai numeri post commissariamento della ex Popolare di Bari vediamo che gli impieghi crescono in controtendenza consumando poco capitale e questo vale anche per Mediocredito Centrale, certo altro capitale significa ulteriore sviluppo».

Mediocredito Centrale si sta impegnando a fondo nel percorso di risanamento di BdM Banca, rilevata tre anni fa dopo il salvataggio sostenuto con le risorse del Fondo interbancario di tutela dei depositi e a valle del Commissariamento deciso dalla Banca d’Italia. A metà gennaio è stato presentato il nuovo marchio ai dipendenti a Bari e l’organizzazione del gruppo bancario sta sfruttando le sinergie con l’accentramento, nella capogruppo Mcc, delle funzioni di controllo sia di BdM che di Cassa Orvieto. Una riorganizzazione che ha comportato il distacco di circa 180 dipendenti delle due banche commerciali verso la capogruppo e che contribuirà (anche) a ridurre l’alto cost/income di BdM Banca.

I dipendenti della banca pugliese, va ricordato, stanno contribuendo al risanamento con sacrifici in busta paga (piano di solidarietà) fino al prossimo mese di dicembre. A Bari, alla guida di BdM, c’è Cristiano Carrus «che conosco dai tempi in cui lavoravamo assieme al Banco Popolare e che stimo molto: la squadra è di grande qualità, umana e professionale».

La rete degli sportelli di BdM è centrata sulla dorsale adriatica ed è, di conseguenza, meno diffusa in altre zone del Mezzogiorno «come in Sicilia dove c’è solo un presidio di Mcc». La sfida, afferma Minotti, sarà di «servire meglio questi territori con il canale telematico ma stiamo valutando, nel piano, l’apertura di avamposti fisici o come filiali o come sportelli imprese per articolare meglio la rete territoriale».

 

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