Truccavano i bilanci di società create ad arte per ottenere crediti dalle banche garantiti dal Fondo per le Piccole e medie imprese. I documenti contabili mostravano utili e ricavi, la loro comunicazione faceva riferimento a importanti partner commerciali, così da sembrare solvibili e affidabili per il mercato. È tutto saltato per aria, grazie al lavoro della Guardia di Finanza di Milano e di Corsico che ha messo fine “Una complessa frode transnazionale” ideata e attuata “mediante la creazione di bilanci ed altra documentazione falsa e la pratica di anticipazione di fatture alle banche, finalizzata al conseguimento di finanziamenti garantiti da enti pubblici, i cui proventi venivano in parte trasferiti all’estero a società comunitarie loro riconducibili”.
Aziende fantasma
Il gioco era abbastanza semplice: gli arrestati avevano creato almeno sette aziende solo apparentemente operative e presentando falsi documenti avevano ottenuto illecitamente finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese. Oltre 5,4 milioni, di cui oltre 4 garantiti dallo Stato attraverso Mediocredito Centrale spa, l’ente concessionario per la gestione dei fondi del Ministero dello Sviluppo economico. Gli investigatori sono partiti da alcune segnalazioni di operazioni sospette: flussi di denaro venivano riciclati in società estere, mentre quelle sette società iniziali venivano portate al fallimento.
Bilanci falsi
La base del raggiro, come detto si trovava a Milano, Corsico e dintorni. Gli indagati, secondo l’ordinanza del giudice, “approntavano profili societari creditizi appetibili, attraverso la creazione e il deposito alla Camera di Commercio di bilanci con valori di ricavi e utili gonfiati, in modo tale da far apparire le società in grado di poter accedere ai fondi”. Non solo. Realizzavano anche “siti internet accattivanti ove si affermava falsamente la partnership con importanti marchi”. Sul fronte fiscale presentavano “dichiarazioni conformi ai ricavi “gonfiati”, ma con ingenti costi a pareggio al fine di ottenere maggiore credibilità innanzi agli istituti di credito”.
Anticipazioni di liquidità
Ciliegina sulla torta avvelenata, consegnavano alle banche “dichiarazioni reddituali degli amministratori attestanti la falsa percezione di redditi personali elevati al fine di aumentarne il prestigio”. E falsi “preventivi di spesa, ordini, business plan, elenchi dei maggiori clienti/fornitori, documenti di presentazione delle attività aziendali o fatture attestanti forniture di beni e servizi, al fine di ottenere maggior credito dalle banche”.
Il tutto aveva l’obiettivo di emettere fatture false e ottenere dalle banche anticipazioni di liquidità, dimostrare la solidità economico/finanziaria delle società ed ottenere linee di credito più elevate”.
17 indagati, quattro arrestati
Grazie a questi meccanismi, una delle società del gruppo ha ottenuto 920 mila euro di finanziamento, “riportando – scrive il giudice – dati non veritieri agli istituti bancari Credito Valtellinese, Banco BPM, BCC Milano, Banca IFIS, addetti alla cura dell’istruttoria per l’ottenimento del relativo beneficio per conto del Medio Credito Centrale”. In totale l’indagine ha interessato 17 persone. Il giudice Massimo Baraldo su richiesta del pm Nicola Rossato, ha firmato l’ordine di arresto in carcere per Marco Santinoli, Daniele Tadei, Franco Quarzati, mentre Michele Varesano è ai domiciliari
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