Nel curriculum pubblicato sul sito della Regione quando è stato eletto per la prima volta (2015) dichiarava di essere «amministratore di un’azienda di import-export di prodotti ortofrutticoli». Ma evidentemente, nel frattempo, le cose gli sono andate male. Al Tribunale di Bari, cui ha chiesto di accedere alla procedura da sovraindebitamento, l’assessore regionale Gianni Stea ha praticamente detto di essere rimasto disoccupato e di non avere altri redditi al di fuori dell’indennità di carica: 8.300 euro al mese, che sommati allo stipendio della moglie, Angela Miglionico, consigliere comunale ad Altamura, portano in famiglia 10mila euro al mese.
Siccome però l’esponente dei Popolari spende ogni mese 9.000 euro per garantirsi la sopravvivenza, ne restano solo 1.000 per far fronte a un debito con l’erario di oltre due milioni e 657mila euro. Ed è per questo che nei giorni scorsi il giudice Michele De Palma ha omologato la proposta del consigliere regionale Stea: venderà per 140mila euro (alla moglie) un suolo agricolo di sua proprietà, e chiuderà tutte le sue pendenze con il Fisco pagando in totale 145mila euro.
Non c’è trucco e non c’è inganno. Dal 2012 la legge permette infatti a chi è sopraffatto dai debiti di accedere a una procedura che, previo l’ok dei creditori, permette la chiusura tombale di ogni pendenza e nel frattempo impedisce ai terzi qualunque operazione sul patrimonio del debitore. A leggere le carte pubblicate dal Tribunale di Bari è proprio questa la situazione in cui si trova l’assessore regionale al Personale: ha chiuso l’attività (anche se spesso si è vantato pubblicamente di essere un grande imprenditore agricolo, tanto da aver protestato per i teli di plastica abbandonati ai margini di quelli che ha definito «i suoi terreni» in agro di Adelfia) e non riesce a far fronte alle pendenze.
I 2,657 milioni di euro dovuti da Stea sono relativi a contributi previdenziali e assistenziali, Irpef, Irap e ritenute fiscali non versate per circa 39mila euro: per questo a novembre 2018 l’Agenzia delle Entrate gli ha fatto pignorare 1.826,72 euro al mese dall’indennità di consigliere regionale. Ma presto tutto ciò sarà solo un brutto ricordo. [m.s.]
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