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Dai fasti del restauro del Colosseo nella Capitale agli arresti di questa mattina a Genova. La Guardia di Finanza all’alba di oggi si è presentata a casa di Alex Amirfeiz, noto architetto con solidi ancoraggi politici protagonista di una vertiginosa ascesa in campo edile, con un’ordinanza di cautelare che lo manda ai domiciliari.

Il blitz dei militari del Nucleo operativo metropolitano diretti dal colonnello Giuseppe Di Tullio è legato al fallimento della sua società, la Aspera, nata nel 1997 e che nel 2019 è stata dichiarata fallita con un buco di circa 20 milioni di euro. Più o meno i debiti oggi contestati dalla Procura, che li quantifica in 18.

Allora Amirfeiz aveva spiegato che il dissesto era stato figlio “della crisi del settore e dei ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione”.

E invece per la Procura di Genova le cose stanno in tutt’altro modo, tanto che l’architetto è accusato di bancarotta fraudolenta. In tutto gli indagati sono nove: cinque sono commercialisti, nei confronti dei quali il Gip ha disposto il divieto di esercitare la professione e l’interdizione. Altri tre indagati sono stati colpiti dal divieto di esercitare imprese e uffici direttivi.

La Procura contesta a vario titolo anche i reati di false comunicazioni e auto-riciglaggio. Nei confronti di Amirfeiz, invece, il gip ha disposto il sequestro fino a tre milioni e 300mila euro.

Aspera fino al crollo oltre alla sede centrale nell’elegante quartiere genovese di Albaro aveva sedi anche a Roma, Milano, e Torino, con decine di dipendenti impegnati. Il restauro del Colosseo (Aspera era subentrata a un’altra società in corso d’opera e l’avvicendamento allora aveva creato più di un malumore fra addetti ai lavori) era andato avanti dal 2013 al 2016.

Ma proprio dal 2015, secondo il procuratore capo Nicola Piacente, “Aspera non è stata in grado di far fronte in maniera regolare alle proprie obbligazioni a causa di un progressivo depauperamento del patrimonio sociale”.

Altri importanti cantieri riguardano, a Roma, la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, il ripristino del Parco Celio, dell’Ambasciata del Brasile e del Salone Belvedere del Palazzo della Consulta. E poi il recupero del Palazzo della Sapienza a Pisa e della Manifattura Tabacchi a Lucca.

Ma il percorso di Aspera si lega anche all’automotive e alla politica, perché lo studio di Amirfeiz ha progettato diversi saloni come quelli un tempo appartenuti all’ex suocero Sandro Biasotti, presidente della Regione Liguria dal 2000 e 2005 e parlamentare in forza al centro destra fino a un anno fa.

Nella segreteria di Biasotti (pure lui con diverse grane giudiziarie) Amirfeiz aveva ricoperto anche il compito di portavoce.

I commercialisti indagati

La procura di Genova ha chiesto e ottenuto anche il divieto di esercitare la professione di commercialista nei confronti di cinque persone e il divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche nei confronti di tre. Oltre ad Amirfeiz sono indagati per i ruoli avuti nelle società e nei collegi sindacali Gianluca Accomazzo, Paolo Grasso, Carlo Moriani, Luca Verdino, Carlotta Testino, Roberto Maria Benedetti, Riccardo Costa e il manager della Deloitte, Carlo Laganà.

La sentenza di fallimento del 2019 era partita da un’istanza di una società di Bergamo, la Mgm Group.

 

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